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I pescatori liberati sono finalmente a casa Il saluto delle sirene e la festa a Mazara

Di Redazione |

L’attesa, durata quasi 111 giorni, finisce alle 10.02 minuti in punto, quando i pescherecci ‘Antartidè e ‘Medineà, sotto una pioggia battente, imboccano il porto nuovo di Mazara del Vallo (Trapanoi). Eccoli, i 18 pescatori che mancano da quasi quattro mesi. Sono molto provati, stanchi, sciupati, ma sorridono. Qualcuno esce a prua e prima di attraccare si sbraccia per salutare i parenti che li aspettano sulla banchina, sotto due gazebo bianchi, montati ieri sera per il loro arrivo. Ma prima di scendere i 18 pescatori devono sottoporsi a una visita medica e anche al tampone. Prima quello antigenico o rapido e poi quello molecolare. L’esito arriva dopo pochi minuti: sono tutti negativi. Finalmente possono andare ad abbracciare le moglie, i figli, le madri, i padri. Che li aspettano con tanti palloncini verdi, rossi e bianchi, i colori della bandiera italiana. La più emozionata di tutti è Mamma Rosetta, Rosetta Ingargiola, la madre di Pietro Marrone, l’inossidabile comandante del peschereccio ‘Medineà. E’ stato lui, due giorni fa, a raccontare al suo armatore, Marco Marrone, in collegamento radio, quanto sono stati duri i 108 giorni di prigionia. Tenuti in celle fredde, senza letti, al buio.

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“Finalmente posso riabbracciare Pietro mio”, dice l’anziana donna con un filo di voce. “Pensavo di averlo perso, come l’altro figlio morto in mare…”. Ma oggi c’è posto solo per le lacrime di gioia. Così madre e figlio si abbracciano a lungo. Le lacrime solcano i loro visi. Pietro è emozionatissimo, come un bambino. Marika Calandrino, 26 anni, ha portato con se la piccola Gaia, la bimba di un anno che non vede il suo papà dal 20 agosto, quando si è imbarcato sulla ‘Anna Madrè. “Lo vedi papà?”, le dice tra le lacrime. E il marito, Gaspare Giacalone arriva dopo pochi istanti. E’ un omone alto che piange a dirotto. Abbraccia la moglie e la figlia senza riuscire a fermare il pianto. C’è Naourisi, la ragazza tunisina che ieri aveva denunciato di essere stata “discriminata” quando il 13 novembre non ha potuto parlare con il papà Mohamed al telefono, perché tunisina. Ma oggi non c’è spazio per le polemiche. “Oggi solo felicità”, grida Cristina Amabilino, la giovane moglie di Bernardo Salvo, che dopo il sequestro è stato picchiato.

Finalmente i pescatori possono abbracciare i familiari e lasciare il porto di Mazara del Vallo. Ad accoglierli c’è il Prefetto Tommaso Ricciardi, ma anche il Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, e alcuni deputati. Vanno via in macchina. Qualcuno si ferma a parlare con i cronisti, ma solo per pochi istanti. “Siamo stati trattati malissimo”, dice il comandante Pietro Marrone, seduto accanto alla madre Rosetta Ingargiola. Di più non vuole dire. Un altro pescatore, Onofrio Giacalone, dice: “Dormivamo a terra, al buio, al gelo. E stato terribile. Hanno anche sparato per aria. Ci siamo spaventati a morte”. Un pescatore tunisino si ferma un attimo e dice, in un italiano stentato: “E’ stato terribile, orrendo. Abbiamo avuto tanta paura”. Ora tutti a casa a mangiare con le famiglie. “Oggi è il nostro Natale”, dice un emozionato Marco Marrone, l’armatore, che non ha mai abbandonato i suoi pescatori.

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