Il caso dell’industria dolciaria di Francavilla, dopo la denuncia Uila passo in avanti nel progetto di ampliamento
«Meglio tardi che mai» è il commento del segretario generale Uila Sicilia, Nino Marino e di Alessandro Salamone, componente del Coordinamento nazionale Uila per l’industria agroalimentare
«Meglio tardi che mai! Dopo l’appello-denuncia della Uila per i tre anni trascorsi da un’azienda dolciaria di Francavilla di Sicilia in attesa di un sì o un no dal Comune a un progetto di investimento e lavoro da 10 milioni di euro, qualcosa si è mosso. L’ente pubblico ha, infatti, pubblicato l’atto di avvio del procedimento di variante al Piano regolatore, chiesto dalla Di Costa Spa nel giugno del 2022».
Il segretario generale della Uila Sicilia, Nino Marino e Alessandro Salamone, componente del Coordinamento nazionale Uila per l’industria agroalimentare, tornano a parlare del “caso” Di Costa Spa a Francavilla di Sicilia. Nel corso di un confronto sollecitato dall’organizzazione sindacale, che s’era tenuto la scorsa settimana, l’azienda aveva confermato la situazione di stallo nella realizzazione di un terzo impianto produttivo in contrada Barillaro. Presente l’avvocato Pietro Giannetto, legale dell’impresa, il direttore della società francavillese Giuseppe Damico aveva pure dichiarato di non escludere la possibilità di una delocalizzazione per tutte le strutture di un’impresa che esporta in 54 nazioni e raggiunge punte occupazionali di 150 assunti raggiungendo lo scorso anno un fatturato di 21 milioni di euro.
L'avviso presentato
L’avviso firmato dal responsabile Area tecnica dell’ente locale prevede la convocazione di una Conferenza dei Servizi, dopo che sarà scaduto il termine di 30 giorni nei quali – si legge nel documento – chiunque può formulare proposte e suggerimenti utili alla definizione del provvedimento. Un passo avanti, dunque. Nino Marino e Alessandro Salamone commentano: «Dover aspettare per anni una risposta, negativa o positiva, ci è sembrato inaccettabile. Un danno irreparabile per i lavoratori e per i cittadini di un vasto territorio al confine tra le province di Messina e Catania. Eravamo e restiamo allarmati di fronte a un’opportunità negata, rappresentata dalla mancata apertura dello stabilimento in contrada Barillaro e a un possibile disastro sociale che sarebbe costituito dal trasferimento delle fabbriche di Barbazza e Santa Caterina in altro comune. Ci auguriamo, quindi, che in modo trasparente e con tempi finalmente certi possa avere adesso positiva definizione questa vicenda, sinora paradossale».