Il confronto all'americana, il Dna e il video sul telefonino: tutte le prove che inchiodano i bruti della Villa
Le motivazioni con cui il Gip ha convalidato i 4 fermi. Il giudice: «Aggressione bestiale»
«Sussistono gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati per il reato di violenza sessuale di gruppo». Così scrive il gip Carlo Umberto Cannella nelle 25 pagine dell'ordinanza con cui ha convalidato. questa mattina, i fermi nei confronti dei quattro maggiorenni indagati per lo stupro di gruppo avvenuto il 30 gennaio alla Villa Bellini.
Il fulcro centrale delle motivazioni del gip, che ha accolto la richiesta di misura cautelare in carcere per tre e di arresti domiciliari con braccialetto elettronico per l'egiziano che ha collaborato con la magistratura formulate dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dalla pm Anna Trinchillo, sono le dichiarazioni rese dalla ragazzina tredicenne violentata e dal fidanzatino immobilizzato dal branco durante gli abusi nei bagni del parco comunale. «Depongono in tal senso le dichiarazioni delle persone offese, il riconoscimento formale degli stessi con specifica indicazione dei rispettivi ruoli, gli accertamenti delle persone offese, il riconoscimento formale degli stessi con specifica indicazione dei rispettivi ruoli, gli accertamenti biologici su tracce ematiche e salivari», scrive Cannella.
I fidanzatini seguiti e filmati
E ancora, ulteriore prova della limpidezza del narrato della ragazzina, è il filmato che gli egiziani hanno realizzato prima dell'aggressione. Come scritto nell'edizione cartacea de La Sicilia di oggi il branco infatti aveva preso di mira i due fidanzatini che stavano passeggiando nella villa addirittura registrando un video di loro con il telefonino. A riscontro i militari della Sis hanno sequestrato l'iPhone di uno degli indagati dove è stato estrapolato il video incriminato. «Il video trovato all'interno del cellulare di uno degli indagati - certifica il gip - ancora una volta fornisce un'evidente conferma dell'attendibilità della vittima». Il gip parla di «aggressione bestiale» e «terribile violenza».
Inoltre dalle carte emerge l'incongruenza di alcune dichiarazioni fatte anche dall'egiziano che ha aiutato a identificare il gruppo di stupratori.
Il ragazzo si è presentato spontaneamente il 2 febbraio ai carabinieri. «Vi posso aiutare a trovare i responsabili dello stupro», ha detto agli investigatori l’egiziano. Ha mostrato delle foto social: «Sono loro due gli autori della violenza avvenuta nei bagni». Da quell’immagine che è stata caricata nella banca dati delle forze dell’ordine si è riusciti in poche ore a chiudere il cerchio su tutti e sette gli indagati.
Il racconto
«Ci hanno accerchiato e ci hanno spinto. Il mio ragazzo ha offerto un powerbank per la ricarica dei cellulari ma loro non hanno desistito e mi hanno costretto ad entrare in bagno», ha raccontato la tredicenne. Poi l’orrore: «Ero terrorizzata, ho provato a scappare… sentivo il mio ragazzo che diceva “basta finitela”. Ho guardato in alto e ho visto un ragazzo che guardava e forse ridacchiava. Ho avuto paura che se avessi gridato forte avrei peggiorato le cose, temevo che avrebbero potuto fare del male a me e al mio ragazzo».
Il fidanzato invece avrebbe usato tutta la sua voce: «Io ho urlato come un pazzo ma loro non mi lasciavano andare, poi ho sentito lei gridare “basta” e capivo che le stavano facendo del male, ho provato a spingerli ma loro mi trattenevano». Uno dei ragazzi che poi ha riconosciuto (in totale quattro) lo avrebbe colpito a pugni. Mai nessuno però, a differenza di quanto raccontato da alcuni indagati, avrebbe cercato di fermare la violenza. «I ragazzi che ci hanno aggrediti erano tutti insieme fin dall’inizio e nessuno è accorso in mio aiuto a parte il mio ragazzo», ha detto la tredicenne. Che ad certo punto è riuscita a trovare una via di fuga. «Il secondo l’ho spinto e ho aperto la porta e allora ho preso il mio ragazzo e siamo scappati verso l’uscita principale di Villa Bellini quella con la scala grande». Il resto è diventato cronaca. Orribile cronaca.