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Giovanni Sala, l'imprenditore libero dal racket delle estorsioni dopo 17 anni: «Natale e Pasqua erano giorni terribili»

La "ribellione" dell'imprenditore palermitano raccolta dall'associazione Addiopizzo che ha aperto una rubrica per le vittime del "pizzo"

Redazione La Sicilia

20 Aprile 2023, 15:37

Il no di Giovanni Sala al racket delle estorsioni con il supporto di Addiopizzo

Per 17 anni era stato costretto a subire minacce e richieste di «messa in regola» da parte di alcuni esponenti di Cosa nostra di Altofonte, centro tra i mandamenti mafiosi di Villagrazia di Palermo e San Giuseppe Jato. «Natale e Pasqua erano diventati non più giorni di festa, ma giorni terribili», ricorda l’imprenditore edile Giovanni Sala, titolare di una cava. Così a poco a poco a poco ha maturato l’idea di ribellarsi testimoniando contro i suoi esattori facendoli condannare.

La rubrica di Addiopizzo

A ricostruire la vicenda è l’associazione Addiopizzo che ha inaugurato sul proprio sito (www.addiopizzo.org) una rubrica per rivelare il percorso di chi è riuscito a liberarsi dalle estorsioni. A partire dall’esperienza drammatica vissuta dall’imprenditore che continua a lavorare ad Altofonte. «Abbiamo avuto modo di supportare e condividere con Giovanni il suo percorso di ribellione - sottolineano da Addiopizzo - fin dal momento della sua denuncia. Insieme abbiamo affrontato il processo che nel frattempo si è concluso e dove ha anche testimoniato. Abbiamo promosso iniziative e momenti di riflessione per sensibilizzare il tessuto sociale ed economico di Altofonte, che resta uno centri del palermitano dove il lavoro di magistrati e forze di polizia è stato e rimane fondamentale per creare le migliori condizioni per prevenire e contrastare Cosa nostra».

Il sostegno ai commercianti

Negli ultimi mesi Addiopizzo ha accompagnato nelle loro denunce diversi commercianti e imprenditori tra la città e la provincia che sono stati oggetto di intimidazioni e tentativi di estorsione. Per questo la vicenda di Giovanni Sala è un esempio importante da raccontare: ha pagato il pizzo per tanti anni, spiega l’imprenditore, «perché temevo per il futuro della mia famiglia: ormai pagare era diventata quasi un’abitudine, che magari costava economicamente poco, però mi sentivo sporco dentro e quindi ho cercato di svincolarmi da questa situazione». «Su internet - aggiunge - ho scoperto che alcuni ragazzi avevano riempito la città con i manifesti dove c'era scritto che un intero popolo che paga il pizzo è senza dignità. Da lì è partito tutto. Addiopizzo mi ha fatto capire che ci sono delle leggi e una normativa a sostegno dell’imprenditore che denuncia».