Il dopo Galvagno-Amata in FdI, l’exit strategy in Sicilia: «Il Turismo? Non più tabù»
La strada della politica resta distinta da quella giudiziaria. Assenza all’Ars e doppio cambio in giunta
da sinistra Assenza, Galvagno e Amata
Non è più una bestemmia. Per Fratelli d’Italia il “dopo di loro” è già una riflessione interna al partito. E anche il tema di un sondaggio esplorativo, con la dovuta discrezione, presso Palazzo d’Orléans e con i leader alleati. “Loro”, per intenderci, sono Gaetano Galvagno ed Elvira Amata. Il presidente dell’Ars e l’assessora regionale al Turismo, indagati a Palermo. Entrambi certi di dimostrare le loro verità ai magistrati. Ma il primo “tribunale” da affrontare sarà quello meloniano. Galvagno e Amata saranno sentiti dalla commissione di garanzia di FdI, a cui loro stessi hanno trasmesso gli atti dell’indagine in loro possesso. L’iter è partito la scorsa settimana e «nei prossimi giorni», forse già fra giovedì e venerdì, ci saranno le audizioni sollecitate dagli interessati.
Il "garantismo"
La strada della politica è ben distinta da quella giudiziaria. Amata ha già ricevuto dai pm l’avviso di conclusione delle indagini per corruzione, di solito preludio alla richiesta di rinvio a giudizio; il destino del fascicolo su Galvagno si dovrebbe decidere a breve. Ma il partito di Giorgia Meloni, stavolta, vorrebbe arrivare prima delle toghe. Sempre col «garantismo» sbandierato alla fiaccolata in via D’Amelio dall’influente sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, che sul caso siciliano ha però precisato come «il partito avrà tutti gli strumenti per approfondire». Il riferimento è proprio alla commissione di garanzia, che dovrà decidere se Galvagno e Amata, a prescindere delle ipotesi di reato, hanno violato le regole di FdI. «Il nostro codice etico - spiega il commissario regionale di Fdi, Luca Sbardella, a La Sicilia - è molto rigido in materia di moralità e opportunità politica nelle condotte degli iscritti». Il che non è certo una “sentenza” anticipata sulla sospensione, ma una precisa idea di Via della Scrofa: evitare che siano gli eventi giudiziari (come ad esempio l’inizio di un processo) a indirizzare il corso di quello che ormai viene considerato un caso nazionale. «Dobbiamo essere noi a fare delle scelte», è la linea. Che, per ragioni diverse ma con effetti coincidenti, corrisponde a quella del presidente dell’Ars che ha rinunciato all’auto blu. Una strategia del collegio difensivo per interrompere la potenziale continuità del reato ipotizzato (in questo caso il peculato), prevenendo il rischio di misure interdittive.
L'attesa per il responso dei "probiviri"
Tutto (o quasi) il partito si augura un lieto fine giudiziario, ma la questione politica - in attesa del responso dei “probiviri” meloniani resta aperta. Tanto più dopo la postura aggressiva di Ignazio La Russa, che ha chiesto le dimissioni del sindaco Sala, indagato a Milano, oltrepassando - di molto - il solco garantista tracciato dalla premier Meloni. Un incoerente furor agonistico contro il Pd, oppure un messaggio, più o meno inconscio, che sul caso Sicilia, in cui è coinvolto il suo pupillo paternese Galvagno, FdI non farà sconti? Se lo chiedono in molti, nel centrodestra regionale
A ogni modo in Sicilia bisogna pensare a un’exit strategy. Ed ecco, ad esempio, il test di gradimento sottoposto agli alleati sul nome di Giorgio Assenza. Il capogruppo di FdI, fra i nomi ipotizzati per la presidenza dell’Ars prima del blitz larussiano di inizio legislatura, «scelta naturale» in caso di dimissioni di Galvagno. Assenza, più volte mancato assessore per colpa dei potentati romani e palermitani del partito, risulta gradito ai big del centrodestra e gode della stima dei suoi. Al suo posto, alla guida del gruppo, potrebbe subentrare Pino Galluzzo.
La "corrente turistica"
Poi c’è la questione Amata, sulla quale il commissario Sbardella avrebbe ricevuto una «garbata sollecitazione» da parte di Schifani. Che, pur sollecitato dalle opposizioni, non sembra avere alcuna intenzione di riferire all’Ars. La posizione è chiara: il presidente della Regione non ci mette la faccia, sulle faccende della “corrente turistica”. Ma chiede ai meloniani di fare presto, anche perché in gioco c’è lo stallo totale dell’aula. In cui, dopo il pressing delle categorie agricole, potrebbe sbloccarsi la riforma dei Consorzi di bonifica, ma lo scenario di un Vietnam resta aperto sulle variazioni di bilancio (350 milioni: di fatto una finanziaria estiva) a cui il governo «tiene molto» anche perché, se il voto del ddl slittasse a dopo la deadline fissata per il 6 agosto, ci sarebbe un effetto-domino su tutti gli altri strumenti finanziari, a partire dal rendiconto, che avrebbe conseguenze anche sulla prossima manovra di fine anno. E allora che si fa? Una delle idee sul tavolo di FdI, nell’ipotesi di dimissioni di Amata, è un risiko fra Palermo e Roma. Posto che Carolina Varchi, l’esponente siciliana oggi più quotata, non vuole muoversi da Roma, il piano sarebbe un altro. Amata resterebbe deputata all’Ars, sostituita in giunta - nel rispetto delle quote rosa - dalla senatrice messinese Ella Bucalo, la quale lascerebbe il posto a Palazzo Madama al primo degli eletti, che, incidentalmente, è l’assessore ai Beni culturali, Francesco Scarpinato. In questo modo scatterebbe un secondo posto in giunta, magari per premiare il risultato alle Europee di Massimiliano Giammusso, sindaco di Gravina, legato al senatore Salvo Pogliese, in assoluto il big siciliano più distante dalla bufera giudiziaria di Palermo. Una doppia staffetta, magari da innestare - per dare meno nell’occhio - in un “tagliando” settembrino alla giunta Schifani, fra il rientro del leghista Luca Sammartino e forse un turnover della Dc. Fantapolitica? Può essere. Eppure almeno una nuova certezza c’è: sollecitato sulla circostanza che il presidente della Regione non vuole mettere in discussione la titolarità della delega al Turismo per FdI, il commissario Sbardella dà una risposta disarmante: «E chi ve lo dice che non saremo noi a chiedere di non avere più quella delega? Tutti i nostri assessori, a partire da Manlio Messina, hanno fatto un lavoro di cui in Sicilia oggi si raccolgono i frutti. Ma il Turismo, per noi, non è più un tabù…».