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Il mistero della collana donata da D&G e requisita dal vescovo

Di Redazione |

PALMA DI MONTECHIARO – «Se venisse confermato quanto sta circolando in queste ore, per quanto mi riguarda, rappresenta un atto di una gravità inaudita. La collana, che è stata donata dagli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana alla Madonna del Castello in occasione della mostra dei gioielli del 4 Luglio, deve rimanere nella nostra Città e non in altri luoghi, senza se e senza ma». Lo scrive in una nota il consigliere comunale di Palma di Montechiaro Salvatore Malluzzo, alimentando i misteri di un caso che ha assunto i contorni del “giallo”.

Una collana della collezione Alta gioielleria esposta da Dolce & Gabbana nella serata di giovedì del valore di circa 100mila euro è stata donata quale atto di devozione alla Madonna del Castello all’Ente ecclesiastico monastero del Santissimo Rosario. Si tratta di una collana realizzata artigianalmente con pizzo chiacchierino, medagliette originali del XIX secolo dipinte a mano, diamanti e perle, come da certificato di autenticità allegato.

Ora si è diffusa la notizia secondo la quale – nottetempo – emissari della curia arcivescovile di Agrigento avrebbero svegliato le suore benedettine e «requisito e portato via», «con una vera azione di forza» la collana. La notizia ha suscitato sdegno da parte di molti che pretendono che il prezioso gioiello torni a Palma di Montechiaro.

In realtà, nella lettera (datata primo luglio, firmata dall’amministratore delegato e indirizzata all’Arcidiocesi di Agrigento) la società Dolce & Gabbana precisa che il gioiello è stato donato all’Ente ecclesiastico monastero del Santissimo Rosario e, per esso, in custodia, a chi l’Arcidiocesi vorrà individuare e ci vorrà indicare.

L’Arcidiocesi però finora non avrebbe indicato chi dovrà custodire il prezioso dono per cui per ora sarebbe stata presa in consegna dal vescovo, anche se lacuni non comprendono i motivi e resta la legittima richiesta della comunità palmese che vuole che la collana rimanga o torni al più presto nella cittadina del gattopardo. 

«Non c’è giustificazione che tenga! Il nostro paese – afferma il consigliere Malluzzo – vive di tradizioni, di usi, di un forte devozionismo e di un’intensa fede. L’atto di requisizione – da parte della curia arcivescovile di Agrigento – rappresenta una vera azione di forza, per non dire di offesa, nei confronti della nostra comunità: lo dico assumendomene tutte le responsabilità, lo dico da Cittadino Palmese che sente forte il legame con il proprio paese, lo dico da istituzione locale e da rappresentante della comunità in seno al Consiglio Comunale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA