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IL CASO
Il nuovo parco fotovoltaico gli circonda la casa: ad Augusta la lotta di un cittadino contro il gigante “green”
Blusolar attende la valutazione ambientale dal ministero. Cabina elettrica a 30 metri dall’immobile di Villasmundo
Quando Marco Schillaci ha comprato casa, a Villasmundo, in un terreno di due ettari accanto al bacino Ogliastro, ha pensato di avere fatto centro: gli ulivi, il pascolo tutto intorno, la strada sterrata che, attraverso un cancello rosso un poco sgangherato, porta a un casolare a misura d’uomo. Ci sono la pace e la bellezza della campagna. Certo, vista la zona (siamo in territorio di Augusta, dentro al “Sito di interesse nazionale” di Priolo), già prima non la si poteva definire «incontaminata». A maggior ragione non la si potrà definire tale dopo, quando comincerà la costruzione dei pannelli fotovoltaici di Blusolar Augusta 2, la società che accanto casa di Marco Schillaci vuole costruire un parco solare da 34,62 megawatt.
Il campo fotovoltaico
Premessa: i pareri delle autorità che si sono espresse finora sulla costruzione dell’impianto sono favorevoli. Il fatto è che il parco non dovrebbe essere costruito vicino casa di Schillaci e basta. Il grande campo circonderà l’immobile da tre lati, e il terreno dal quarto. Il limite dell’area di progetto è a pochi passi dal muretto a secco che fa confine al retro della proprietà e che, dalla casa, dista neanche una decina di metri. «Sono circondato», scherza Schillaci. Catanese di nascita, regista, vent’anni negli Stati Uniti, è tornato in Sicilia alla ricerca di un angolo dove potere lavorare. Nella natura, ma anche a un tiro di schioppo dall’aeroporto per le trasferte. «Abbiamo scelto questo posto d’istinto, perché c’è un’atmosfera straordinaria, sembra di entrare in un altro mondo», commenta. Neanche gli scheletri degli ulivi bruciati negli incendi in Sicilia orientale a luglio 2023 si vedono quasi più. «Per noi questa non è una casa di villeggiatura. È casa e basta».
L’idillio bucolico si interrompe a gennaio 2024, quando la giunta comunale di Augusta dà un primo via libera al campo fotovoltaico di contrada Ogliastro. Online spuntano i dettagli del progetto: 56.750 moduli di pannelli, 33 milioni di euro di investimento previsti e, soprattutto, i primi render. «Quando li ho visti non potevo crederci. Mi sono detto: “Ma quella è casa mia”». E non viene mai citata nel progetto che, dal 2022, è in attesa della Valutazione di impatto ambientale da parte del ministero dell’Ambiente.
Il colosso di Pescara
A proporre il campo fotovoltaico è la società Blusolar Augusta 2 srl, che fa capo al gruppo imprenditoriale abruzzese Carlo Maresca spa. Un colosso prima delle costruzioni e, ormai da tempo, delle energie rinnovabili. Pochi giorni fa il ministero ha dato la Via positiva a un loro progetto da 66,9 megawatt tra i Comuni di Mineo e Caltagirone, nel Catanese, giusto per citare l’ultima conquista.
Nella Sicilia che vuole diventare il trasformatore d’Europa, Augusta vuole avere un ruolo di primo piano. «L’area, in cui si inserisce l’impianto in oggetto, appare fortemente antropizzata a causa della presenza di un importante sistema infrastrutturale (per esempio strade, elettrodotti), del bacino Ogliastro e di diverse attività produttive di tipo artigianale, commerciale e industriale», si legge nello studio di impatto ambientale depositato da Blusolar Augusta 2 al ministero. Dei 60,5 ettari che saranno recintati per il parco fotovoltaico, 15,6 saranno coperti da pannelli.
Per la società proponente, l’impatto dell’opera – che avrà una «vita utile non inferiore ai 25 anni» – è generalmente «basso». Del resto, si legge, «nell’area interessata non vi sono recettori sensibili» e, più di tutto, «non avrà effetti negativi né sull’ecosistema della zona, che risulta già compromesso dalla situazione ambientale degradata, né sul paesaggio che è già trasformato dalla presenza dell’invaso dell’Ogliastro e da altri campi fotovoltaici». Uno, per la precisione: da 60 megawatt, realizzato da Blusolar Augusta 1. Sorella maggiore di Blusolar Augusta 2.
A settembre 2024, Schillaci e la moglie depositano al ministero dell’Ambiente, tramite uno studio legale di Milano, una lunga nota. Intanto, puntualizzano sin dalle prime righe: in «nessuna parte o documento, relazione o planimetria del progetto, la residenza Schillaci risulta mai descritta, considerata e men che meno valutata: essa semplicemente non esiste». «Hanno trattato questa famiglia come uno spuntone di roccia – afferma l’avvocata Simona Viola – Il problema fondamentale di tutta questa vicenda è che siamo in presenza di uno studio di impatto ambientale pesantemente omissivo». Che non considera, cioè, una casa con delle persone dentro un «recettore sensibile».
Si legge nelle osservazioni al Mase: «La presenza di edifici residenziali viene addirittura esplicitamente e falsamente esclusa». Anche se tra il casolare e una delle cabine elettriche inverter c’è una distanza di «circa 30 metri».
La guerra dei consulenti
Il progetto presentato prevede una fascia larga dieci metri e alta almeno due che faccia da “schermo” tra il parco fotovoltaico e il resto dell’area. Uno spazio in cui dovrebbero essere reimpiantate le 250 piante di ulivo che si trovano adesso nell’area dove dovrebbero nascere i pannelli.
Aggiungono però i legali di Schillaci: «Segnaliamo la completa e conclamata inaffidabilità della proponente a far fronte a impegni di mitigazione naturalistica». Dicono gli avvocati: il reimpianto degli alberi di ulivo che avrebbe dovuto essere eseguito nell’altro parco fotovoltaico, quello di Blusolar 1, è in «disastrose condizioni».
Secondo le consulenze dei tecnici consultati dai coniugi, l’installazione del parco fotovoltaico stravolgerebbe «la vivibilità e la salubrità dell’ambiente domestico» della famiglia, a partire dai rumori del cantiere, passando per «forti variazioni stagionali e diurne nel microclima di aria e suolo. A cambiare non è solo la temperatura, ma anche l’umidità».
Il parco diventerebbe un’«isola di calore», con un aumento della temperatura nell’ambiente circostante fino a quattro gradi. Il tutto senza considerare il rischio di incendio e la perdita di valore dell’immobile. «La soluzione più razionale e sostenibile sarebbe una modifica del posizionamento dei campi solari, adottando distanze dall’abitazione ben superiori a quelle ipotizzate in progetto», prosegue uno degli ingegneri consultati.
L’obiettivo, insomma, non è bloccare la realizzazione campo fotovoltaico. Ma lasciare più spazio tra le migliaia di pannelli solari e la casa dove Schillaci, la moglie e i cani vivono.
Blusolar ci ha messo poco a replicare. Le osservazioni dei coniugi dovrebbero essere, innanzitutto, inammissibili perché tardive. E poi, la coppia aveva «manifestato alla società proponente la volontà di addivenire ad una non meglio precisata “composizione” della vicenda de qua cui la Blusolar, tuttavia, non aveva inteso dare spazio». Da cui deriva, per il colosso di Pescara, che l’intervento al Mase abbia l’«unico fine» di «procrastinare l’iter autorizzativo del predetto impianto». Rallentarne, cioè, l’approvazione, per ottenere il soddisfacimento di eventuali richieste.
L’azienda dice poi di avere verificato la residenza di Schillaci: altro che a Villasmundo. Lui vive a Catania e, semmai, è «più verosimile la circostanza che l’immobile in discussione costituisca solo la casa di campagna dei predetti coniugi e non certo il luogo dove i medesimi hanno la loro residenza familiare». La casa, comunque, di campagna o principale che sia, continua la società, negli elaborati grafici non è mai esclusa, dice Blusolar. Semmai è anzi connotata da «un contesto di abbandono e di terreni brulli e incolti». Tra l’altro, il solo fatto che Schillaci e i suoi avvocati parlino di «disastrose condizioni» delle opere di mitigazione dell’altro impianto, Blusolar 1, e di «conclamata inaffidabilità della proponente […] è motivo sufficiente ad avviare dinanzi le opportune sedi giudiziarie le azioni di risarcimento necessarie a tutelare l’immagine della società Blusolar». Come a dire: il clima è sereno.
Il Comune e la Regione
Chi osserva quanto accade è il Comune di Augusta: a gennaio 2024 ha stabilito in 253mila euro le misure compensative che la società abruzzese dovrà mettere in campo per operare sul territorio. Nel parere urbanistico favorevole del municipio si legge che non «si registrano motivi ostativi alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico». Del resto, è una struttura di «pubblica utilità». Una volta che ci saranno le autorizzazioni, il municipio stabilirà a cosa dovranno servire quei soldi.
Nel frattempo, nell’attesa della Via del Mase, Blusolar Augusta 2 manda avanti le pratiche per l’Autorizzazione unica regionale: un mese fa è stato reso noto l’avvio del procedimento e il 28 aprile la domanda di autorizzazione, con tutti gli allegati, era disponibile al Genio civile di Siracusa, come normativa impone. Segnale che i tempi perché i nuovi pannelli si facciano strada a Villasmundo si stanno accorciando. Mentre la famiglia Schillaci resta pronta a combattere, nella speranza che i pannelli siano meno ostici dei proverbiali mulini a vento.