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Il procuratore Salvi: «Dateci più magistrati e più personale»

Il procuratore Salvi: «Dateci più magistrati e più personale»

«Abbiamo dovuto fronteggiare quasi due terzi dell’intera immigrazione via mare e siamo costretti a fissare le udienze per i richiedenti asilo al 2016. Non è giusto»

Di Redazione |

«L’Expo è un importantissimo evento ma dura sei mesi. Credo che 100 mila migranti arrivati in un anno in un distretto, come accaduto a Catania, meriterebbero qualche magistrato o cancelliere in più per ridurre radicalmente le spese». Lo ha detto il procuratore capo del capoluogo etneo, Giovanni Salvi, nel corso di una audizione in commissione Affari costituzionali del Senato, relativa all’emergenza sbarchi. Dei 170 mila arrivati in Italia nel 2014, infatti, 100 mila sono arrivati proprio nel territorio di competenza della Procura di Catania. «Abbiamo insomma dovuto fronteggiare quasi due terzi dell’intera immigrazione via mare – ha spiegato Salvi -. Eppure non abbiamo ricevuto un magistrato, né un cancelliere né un assistente in più e questo ha un costo enorme: attualmente siamo costretti a fissare le udienze per i richiedenti asilo al 2016, e sono solo 2800 circa le procedure attivate». Ciò vuol dire, ha osservato il procuratore, che i migranti «rimarranno inutilmente in attesa della decisione giudiziaria ancora per un anno». «Un costo umano inaccettabile», perché questo non permetterà ai profughi di lavorare, costringendoli a rimanere «in una condizione ingiusta». Ma anche «una costo economico per lo Stato, sia diretto che indiretto». Di qui l’invito del magistrato a «una decisa azione di rafforzamento che tenga conto della straordinarietà della situazione». Il magistrato ha anche sollecitato la modifica del Regolamento di Dublino, che impone di fotografare e prendere le impronte del migrante nel primo Paese Ue in cui arriva: «L’identificazione è fondamentale ma il fatto che non si modifichino gli accordi determina un lavoro enorme per la polizia giudiziaria, in una situazione in cui già siamo in grande difficoltà».

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