Il terremoto nel clan dopo il pentimento di Scavone: le videocall fra il boss e la "principala" per la nomina degli incarichi
Tutto è deciso dal carcere. Altri dettagli dell'inchiesta Naumachia che ha colpito il clan Santapaola.
La moglie del boss Giovanni Nizza, Maria Rosaria Nicolosi, lo sapeva che rischiava la galera. Lo ha detto chiaramente a una donna che al telefono si rivolge a lei come «la principala». «Smettila con queste parole che tu mi fai prendere venti anni». E nel frattempo avverte a chiunque sbaglia a parlare dall’altra parte della cornetta che si «tira a tutti», non per «sbirritudine» ma per tutelarsi, citando l’esempio di uno dei fratelli Strano di Monte Po (non si ricorda il nome preciso, ndr).
Ora che in galera c’è finita davvero - è stata arrestata dai carabinieri nel blitz Naumachia - però ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere all’interrogatorio di garanzia davanti al gip Pietro Currò. Così come il marito, detenuto da parecchio tempo. Anche se il carcere non lo ha allontanato dal clan, anzi avrebbe continuato a dirigerlo con l’aiuto della consorte che alle videochiamate autorizzate dalla casa circondariale avrebbe fatto partecipare anche affiliati del gruppo mafioso inserito a piene mani all’interno del clan catanese di Cosa Nostra. «Sto andando a casa del “ponchio” - dice Nicolosi intercettata - che ho la chiamata fissata con Giovanni». Il “ponchio” è Rosario Lombardo, un uomo d’onore della famiglia Santapaola-Ercolano che è deceduto la scorsa estate. I tanti problemi di salute hanno sancito l’incompatibilità con la detenzione carceraria: plurime condanne con arresti domiciliari, anche lontani dalla Sicilia, non gli hanno fatto mai passare la voglia di essere protagonista delle dinamiche criminali della cosca. E quando grazie a un permesso è tornato a Catania, nonostante una gamba amputata ha preso le redini degli affari di droga (è l’uomo che non ha consentito di stringere l’accordo con il cappelloto Orazio Finocchiaro per l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti).
Il periodo è il 2021. Lombardo avrebbe in qualche modo sostituito Salvatore Scavone, che avrebbe avuto qualche problemino con Nizza per dei soldi non consegnati. Ma alla fine, quando Giovanni Nizza ha saputo che la responsabilità del mancato “accredito” non era di “Salvuccio” ma di suo figlio Natalino, gli ha scritto una lettera di «scuse» che gli ha fatto pervenire tramite la moglie. Missiva che ora è nelle mani dei pm della Dda di Catania. Infatti è uno di quei documenti che Salvatore Scavone ha consegnato alla magistratura quando ha deciso di collaborare con la giustizia.
Quando la notizia del pentimento di Scavone, “pop corn”, è diventata di dominio pubblico Nicolosi informa il marito: «Katya si è pentito». Gli uomini del clan solitamente erano indicati, per depistare, con i nomi delle mogli. La donna immediatamente pensa all’epistola data a Scavone, che avrebbe potuto aggravare la posizione carceraria del consorte, potendo fare scattare il 41bis. Ma dall’altra parte avrebbe avuto conseguenze gravi per il figlio Natalino, arrestato qualche mese prima per l’omicidio di Enzo Timonieri. Per il quale è stato già condannato in appello poco tempo fa.
Salvatore Scavone per Rosario Lombardo era quasi un figlio. Qualche giorno dopo l’ufficialità della collaborazione, il santapaoliano è stato colpito da un grave malore. A quel punto sarebbe stato necessario fare un nuovo “capo operativo”. Antonio Raimondo “cipollina” avrebbe avuto questa ambizione, ma Giovanni Nizza non avrebbe gradito. E quindi la scelta sarebbe andata - da come emerge da una videochiamata con la moglie - su Gabriele Agatino Strazzeri («la mia amica Dolores»). «Va bene», avrebbe approvato il marito. Alla call partecipa anche Strazzeri che manda un bacio a Giovanni Nizza “banana”. Ma questa nomina non avrebbe portato gli esiti sperati: negli stipendi ci sarebbero stati ancora ritardi e tagli. Strazzeri poi avrebbe deciso di mettersi da parte, perché qualcuno dal carcere aveva puntato su Raimondo. Insomma qualcuno dei fratelli di Giovanni (Daniele o Andrea) avrebbe imposto così. «Qui c’è l’opera di tua cognata», dice Nicolosi.