Il “traffico” di esseri umani faceva tappa a Catania: sgominata banda che riusciva a “spedire” migranti in Europa, 17 fermi
La polizia etnea ha sgominato una organizzazione capace di prelevare il migrante direttamente in territorio africano e di condurlo, dietro pagamento di somme di denaro superiori ai mille euro, nel paese europeo prescelto
Passava da Catania un traffico di esseri umani scoperto dalla polizia etnea che, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia catanese, ha dato esecuzione a decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 25 persone, gravemente indiziate di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sono quasi tutti guineani ed ivoriani i componenti del sodalizio di matrice straniera specializzato nell’offrire ai connazionali pacchetti completi di viaggio e sono stati rintracciati in diverse località del territorio nazionale.
La complessa indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Catania, era partita dalle dichiarazioni di una minorenne che, prelevata dalla comunità, è stata immessa su un autobus diretto al nord dove ad attenderla vi erano alcuni dei suoi aguzzini.
Il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato Prefetto Francesco Messina ha detto che sono state disarticolate diverse cellule di favoreggiatori dell’immigrazione clandestina diffuse su tutto il territorio nazionale, ciascuna con specifici compiti di accoglienza, gestione e invio oltre confine di migranti provenienti dall’area subsahariana e intenzionati a oltrepassare l’Italia per recarsi in altri paesi dell’Unione Europea».
Il “pacchetto” viaggio
«Le indagini della Polizia di Stato, coordinate dalla Dda di Catania, hanno consentito di colpire un’organizzazione composta da stranieri di origine africana dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina - ha spiegato ancora Messina - , essendo in grado di contattare il migrante direttamente in territorio africano (Costa d’Avorio, Mali, Marocco, Libia) e di condurlo, dietro pagamento di somme di denaro superiori ai mille euro, nel paese europeo prescelto. Reati gravi, commessi in diversi paesi e caratterizzati dalla transnazionalità. Colpire i partecipanti a queste consorterie continua a essere una priorità per la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato».
I costi
Superava i 1.000 euro il prezzo del "pacchetto completo" dal luogo di provenienza, passando attraverso i centri di raccolta in Libia e in Italia, garantito dall'organizzazione transnazionale sgominata dalla polizia di Catania, ad immigrati che volevano raggiungere altri Paesi dell’Unione Europea, in particolare la Francia.
L’operazione, denominata "Landaya" (fiducia in lingua mandingo), ha portato al fermo di 17 extracomunitari (per lo più guineiani ed ivoriani) accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata dalla transnazionalità. I provvedimenti di fermo erano in totale 25 ma otto degli indagati si trovano all’estero e un provvedimento non è stato convalidato.
Il mediatore culturale
Tra i fermati, tutti regolari in Italia, anche un mediatore culturale. All’operazione è stata data esecuzione con la collaborazione degli omologhi Uffici investigativi di Asti, Cuneo, Genova, La Spezia, Pavia, Rimini, Savona e Torino. I particolari dell’operazione sono stati illustrati a Catania alla presenza, tra gli altri, del direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato Francesco Messina e del questore di Catania Vito Calvino.
Il caso della minorenne
Le indagini, durate due anni, hanno preso avvio originate dalla vicenda di una minorenne straniera non accompagnata arrivata nel porto di Augusta (Siracusa) il 25 gennaio del 2021. La giovane, che era stata collocata in una struttura del Catanese, voleva raggiungere la Francia seguendo le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata e le aveva dato il numero di cellulare di una persona che in Italia si occupava di far completare il lungo viaggio dal Paese di origine sino alla Francia passando per l’Italia. La minorenne si era allontanata dal centro affidandosi alle cure dell’uomo in Libia e grazie a quest’ultimo e ad altri indagati, era riuscita a fuggire per tre volte dalle comunità in cui era ospitata sino a raggiungere la Francia.
Le cellule
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania ed eseguite dalla Squadra Mobile, hanno individuato tre cellule dell'organizzazione: una con sede a Torino, una con sede in Liguria, una con sede a Ventimiglia. Considerevolo anche il giro d’affari dell’organizzazione: l’analisi delle postepay in uso ad alcuni degli indagati consentiva di attestare che uno dei sodali aveva effettuato l’acquisto on line di titoli di viaggio in un limitato arco temporale per un ammontare di circa 26.000 euro. Gli investigatori hanno anche accertato qualche caso di abusi sessuali.
Le indagini hanno fatto emergere "movimentazioni" illecite di bambini in tenera età accompagnati dalle madri e talvolta da esse momentaneamente affidati ad un componente del sodalizio e la strumentalizzazione della condizione di incertezza del migrante che , desideroso di portare a termine il proprio progetto migratorio, veniva in qualche modo anche confuso e catturato da una falsa attenzione ai suoi bisogni, funzionale solo ad assicurarsi definitivamente l’affare ed evitare che il migrante si rivolgesse ad altri operatori del medesimo illecito settore di mercato.