In Sicilia la “scuola” per piloti di F-35: Sigonella parte favorita, ma il rebus nucleare è ancora da risolvere
Crosetto: «Primo centro extra Usa». Nella dotazione le nuove bombe tattiche E61-12
Guido Crosetto, davanti al presidente della Repubblica, anticipa che «la Sicilia sarà il primo luogo al di fuori degli Stati Uniti dove verranno formati i piloti degli F-35». Ma il ministro della Difesa non dice dove avverrà il training dei Top Gun alla siciliana. Né, ovviamente, gli effetti collaterali della scelta. A partire dal potenziale utilizzo di armi nucleari tattiche. E non solo per le esercitazioni.
Partiamo dal “dove”. La collocazione è semplice: o a Sigonella o a Trapani Birgi. O in entrambi i siti. Parte ovviamente favorita la base fra Catania e Lentini, sede del 41° Stormo AntiSom dell’aeronautica militare, ma anche della Naval Air Station della marina degli Stati Uniti, utilizzata anche per operazioni della Nato, e della "Comando Alliance Ground Surveillance" (Nagsf), oltre che ospitare assetti di EunaforMed, operazione “Irini” (ex “Sophia”) la prima missione dell’Ue per il pattugliamento del Mediterraneo centrale.
Anche Trapani Birgi potrebbe essere un‘opzione, a dire il vero più complementare che alternativa. L’aeroporto militare, accanto a quello civile, è sede del 37° stormo dell’Aeronautica militare. E storicamente ha ospitato i caccia: dagli F104 agli F-16, fino agli Eurofighter Typhoon. Un altro dettaglio che il ministro Crosetto - per ovvie ragioni di riservatezza - non ha precisato durante l’annuncio è che secondo un preciso protocollo militare gli F-35 (l’Italia ne ha ordinati ben 115 per un costo complessivo di 90 miliardi di euro e prevede di espandere ulteriormente la propria flotta, condividendo la produzione con gli Stati Uniti attraverso l’impianto di assemblaggio di Cameri, in Piemonte) prevedono la capacità di utilizzo di armamenti nucleari a corto raggio. Si tratta delle B61-12 le nuove bombe nucleari tattiche statunitensi. L’F-35 è uno dei pochi velivoli al mondo capace di trasportarle.
Certo, non è detto che l’attività di addestramento, comunque sotto l’egida degli Usa, preveda il caricamento di questi armamenti nucleari. Ma resta comunque da sciogliere il nodo della strategia di condivisione dei mezzi, che contemplano la dotazione di questi strumenti. Rendendo dunque l’Isola un punto ancora più strategico nello scacchiere militare mondiale. Ed è per questa ragione che quando si deciderà di avviare il centro di formazione (i tempi stimati sono di circa sei mesi), è proprio Sigonella - avamposto della Nato per le operazioni in Africa del Nord, Medio Oriente e Mar Nero - la sede più naturale per ospitare la “scuola”.
Non è un film. Alla fine degli anni Ottanta era stato il caccia F-14 Tomcat, grazie al film Top Gun con Tom Cruise, a far conoscere al grande pubblico l’addestramento dei piloti che volano sugli aerei militari. Oggi quello stesso percorso - aggiornato - per formare l’élite del combattimento aereo viene fatto in Italia all’International Flight Training School nella base aerea di Decimomannu, a pochi chilometri da Cagliari. E in Sardegna arriveranno presto ad addestrarsi anche i Top gun americani. Il ministro Crosetto, proprio ieri, alla presenza del presidente Mattarella, ha presenziato alla cerimonia di consegna delle aquile a 16 piloti che hanno appena terminato la fase 1 del loro percorso formativo. Alcuni proseguiranno in Sardegna la loro preparazione.
L’Italia è anche l’unico Paese al mondo dove vengono assemblati gli F-35, a Cameri in Piemonte, «perché il futuro si costruisce non limitandosi alla difesa ma facendo diventare la difesa un motore sociale, economico e di innovazione tecnologica. E questo ne è l’esempio», ha sottolineato il ministro, che ha poi voluto rispondere alle polemiche di questi mesi sull'aumento delle spese per la difesa: «Abbiamo bisogno di una difesa forte principalmente per garantire la pace e la sicurezza, perché non c'è democrazia senza pace e sicurezza. Non c'è futuro o ospedali senza una difesa forte. La difesa non può essere vissuta come un costo ma è un’opportunità per lo sviluppo, come dimostrano le aziende Leonardo e Fincantieri».
«L’istituzione in Sicilia di un polo globale per l’addestramento dei piloti F-35 - spiega a La Sicilia Nino Minardo, presidente della commissione Difesa alla Camera - rappresenta una scelta di forte rilevanza strategica. Non è solo un riconoscimento delle capacità operative del nostro Paese, ma anche un’opportunità concreta per rafforzare il ruolo dell’Italia nella cornice della difesa euro-atlantica». Il deputato siciliano rilancia anche un messaggio di tipo economico-miliare: «Dal punto di vista economico, l’iniziativa può avere ricadute significative sul territorio, generando occupazione qualificata e attrazione di investimenti. La presenza di una struttura di questo livello in Sicilia rafforza il sistema industriale della difesa e apre nuove prospettive per la formazione e la tecnologia. È fondamentale adesso che si sia massima attenzione e collaborazione per seguire ogni sviluppo, garantendo il necessario supporto istituzionale».
Suggestioni in stile Tom Cruise, investimenti miliardari e un’idea di filiera industriale della difesa. Ma sullo sfondo un legittimo timore: che questa oggettiva centralità, porti con sé anche un incubo nucleare.