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L'intervista
In Sicilia una tempesta come a Valencia? «Potenzialmente potrebbe accadere»
Le parole dell'agrometeorologo Luigi Pasotti che spiega come la causa sia l'innalzamento delle temperature e il calore del mare
La domanda che ci poniamo in queste ore dopo avere visto in tv le devastazioni di Valencia è solo una: ma può accadere anche in Sicilia? La risposta – non molto rassicurante – è che sì, nella nostra isola «potenzialmente» ci sono le condizioni perché accada. A spiegarlo è l’agrometeorologo Luigi Pasotti, dirigente dell’unità operativa del Sias della Regione: «Siamo in una fase molto particolare dal settembre del 2023: prima c’era stata qualche anomalia delle temperature, ma c’era sempre una alternanza. Dallo scorso anno siamo invece costantemente al di sopra delle medie. E’ come se ci fosse uno scalino dal quale non riusciamo più a scendere».
E – come spiega Pasotti – non si tratta di analisi e rilevazioni solo del Sias della Regione: «Concordano con le analisi anche l’istituto per il clima del Cnr e pure il sistema Copernicus».
In Sicilia come a Valencia?
Questo spiega il perché quello che si è visto in Spagna potrebbe anche accadere in Sicilia: «Potenzialmente – ha rilevato Pasotti – potrebbe accadere perché abbiamo lo stesso mare e fondamentalmente lo stesso tipo di circolazioni depressionarie. Si tratta di eventi che sono già avvenuti in passato anche con questa intensità, ma la novità è la stazionarietà e la durata. Sono cioè sistemi che non si esauriscono in poco tempo e che anzi trovano “alimentazione” dal calore del mare. Quindi quelle che in genere sono piogge molto intense che durano meno di un’ora, così durano diverse ore e si concentrano nello stesso punto. Un assaggio lo abbiamo avuto qualche giorno fa con l’alluvione a Licata».La colpa è dunque del mare, anzi della temperatura del mare.
L’origine del fenomeno
«Il fenomeno – ha spiegato Pasotti – accade perché l’aria si carica di umidità. Ma da un punto di vista fisico non è tanto l’evaporazione perché altrimenti accadrebbe in agosto. Il “problema” è legato alla quantità di calore che il mare cede all’atmosfera in tempi brevi. Trasferimento di calore che riscalda gli strati bassi dell’atmosfera e mantiene le differenze tra aria fredda in quota e calda al suolo». E’ la stessa dinamica del “temporale autorigenerante”: «Quello classico – ha detto Pasotti – ha una sua evoluzione e si esaurisce da solo quando dopo un certo tempo si riduce la differenza di temperatura tra suolo e strati bassi dell’atmosfera, in questo caso invece la elevata temperatura del mare fornisce “carburante” e cioè calore».
Il famoso scalino da cui non riusciamo a scendere rischia di creare sconvolgimenti di diverso genere.
Da siccità ad aridità
«Siamo alle prese – spiega sempre l’agrometeorologo – con la siccità. Le piogge ad agosto e settembre, anche se mal distribuite, ci sono state. Il problema è che le temperature più alte fanno sì che la maggior parte evapora. Nel bilancio idrico a parità di pioggia a causa dell’innalzamento delle temperature abbiamo meno acqua che va ad alimentare il suolo, le riserve idriche e le falde sotterranee».
La tendenza che i meteorologi vedono è che dalla siccità si sta passando all’aridità: «La differenza? La siccità è fenomeno temporaneo, l’aridità è invece una caratteristica intrinseca di un territorio. Ecco perché, anche se le precipitazioni tornassero a cadere come tutti speriamo, ci troveremmo in una situazione di maggiore aridità legata all’evaporazione».
Quindi tutto è legato all’aumento delle temperature: «Il cambiamento climatico – avverte Pasotti – è intenso e molto chiaro. Sulle piogge non abbiamo ancora elementi certi, quello che fa la differenza è l’aumento delle temperature che sta facendo la differenza rispetto alla siccità del 2002. Quell’anno ad esempio si ebbe una limitata riduzione delle rese di frumento, mentre oggi a parità di quantità di pioggia il raccolto è di molto inferiore».