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Inchiesta Galvagno, la “califfa” e la «figata» del monopolio culturale: «Così hai in mano il potere»

Il fiume di intercettazioni nel fascicolo a carico del presidente dell'Ars

Laura Distefano

04 Luglio 2025, 13:23

de-capitani

«Allora senti qui e dimmi se non è una figata». L’intercalare è quello di Sabrina De Capitani, l’indagata del ciclone Ars che ha deciso (forse su consiglio dei big romani di FdI) di fare un passo indietro e lasciare l’incarico di portavoce del presidente Galvagno. Che, nota a margine, già ieri è tornato a fare politica: dal suo ufficio stampa, infatti, è arrivata un nota sull’emergenza siccità in Sicilia.

«Gaetano mi ha chiamato perché un'amica di Uomo6 (l’esperta marketing Marianna Amato, ndr) deve organizzare un evento sulla violenza sulle donne all’interno del Parlamento… di che cosa ha bisogno?», l’ex componente dello staff della presidenza dell’Ars a ottobre 2023 disquisisce con Marcella Cannariato, la vicepresidente della fondazione di famiglia del marito Tommaso Dragotto.

Galvagno avrebbe quindi fatto muovere De Capitani per trovare un contenitore («una fondazione») che possa farsi promotore dell’evento organizzato da Amato. «Perché lei - spiega De Capitani - è il capo progetto di questa cosa ed io le ho detto la Fondazione Dragotto […] però ho detto, lo dico a Marcella perché se lei lo decide, lo vuole e lo ritiene giusto per i suoi equilibri chiederlo sia a lei che alla fondazione Bellisario. Pero le ho detto “prima di tutto chiedi a Gaetano” - chiarisce ancora la comunicatrice riferendosi ad Amato - perché sai c’è sempre la politica di mezzo che magari loro hanno una fondazione da mandare avanti, che cavolo ne so! Però è ovvio che lei non può fare un evento, cioè lei ha il progetto e le serve una fondazione e io ho pensato a te».

La conversazione (anzi il monologo di De Capitani) si sposta sulla Fondazione Federico II, teatro di uno scontro (forse non solo politico) tra il presidente dell’Ars e Patrizia Monterosso, rimossa tempo fa dal suo ruolo di direttrice, rimasto fino ad ora vacante. Incarico che è costato a Monterosso un’indagine per corruzione, condiviso con la nemica (che ambiva a prendere il suo posto) De Capitani. Ed è quest'ultima che racconta a Cannariato quello che appare il piano di Fratelli d’Italia per usare la cultura come strumento di potere politico. Per l’ex portavoce di Galvagno i meloniani vorrebbero «far morire la Fondazione Federico II» oppure «la vogliono inglobare in una fondazione ancora più grande. Strategicamente sarebbe anche una figata questa, perché hai in mano il potere culturale, capito? E che forse se dipendesse direttamente dal ministro dei Beni culturali…».

Insomma tenere le mani in pasta su tutto il pianeta cultura e, soprattutto, sulla gestione dei fondi pubblici. De Capitani però, discutendo dell’affaire Cannes, condanna il comportamento di Patrick Nassogne, rappresentante della società lussemburghese Absolute Blu, che avrebbe gestito i soldi pubblici come fossero privati. Due pesi e due misure.