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Inchiesta Interporto Catania, i retroscena del blitz: pure una festa per celebrare la laurea mai conseguita

 Lo “show” della dipendente-attrice: «Mi butto dal balcone se non vengono Musumeci e pure il procuratore»

Di Concetto Mannisi . Laura Distefano |

«Vedi che faccio correre tutta Catania… tutta… facciamo lo show in tutte le televisioni del mondo… perché mi metto qui sulla balconata e gli dico che mi butto se non viene il procuratore qui sotto, non viene Falcone, non viene Musumeci (Nello, ndc)… tutti qui li voglio… voglio sapere perché questo “cristiano” (Rosario Torrisi Rigano, il suo “nemico numero 1”, ndc) è ancora qui dentro infilato… perché io, sette mesi qui dentro senza fare niente, tipo che sono incarcerata, non è possibile… e i carabinieri chiamano sempre me: perché non si vanno a prendere lui?». Il tono melodrammatico ben si sposa con l’hobby (o, forse, seconda attività) di Cristina Sangiorgi, una delle destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal Gip Carlo Cannella per gli affari illeciti che ruoterebbero attorno alla Società degli Interporti  Siciliani Spa.

La donna, infatti, anche nel periodo degli scontri più accesi con l’amministratore unico della società (il Torrisi Rigano, per l’appunto), avrebbe trovato il tempo di dedicarsi alla sua grande passione: il teatro. Calcando il palcoscenico con la compagnia di Pippo Barone e impersonando Milla Milord nella commedia “L’aria del continente” di Nino Martoglio, portata in scena al Teatro Chaplin, ad esempio, dal regista Cosimo Coltraro. In tutto ciò consapevole del sostegno che le avrebbe garantito “a prescindere” l’amico del cuore, l’ex deputato Nino D’Asero, che avrebbe pressato all’inverosimile l’assessore Marco Falcone (a quel tempo alle Infrastrutture e alla Mobilità), nonché l’ex vicepresidente alla Regione, Gaetano Armao (assessore all’Economia), con l’obiettivo di rimuovere dall’incarico proprio Torrisi Rigano.

Questo perché i due – la Sangiorgi e il Torrisi – si detestavano e si erano attaccati a vicenda, con tanto di querele. E la donna non voleva più sentire ragioni: «Chiama all’amico tuo Falcone – dice rivolgendosi a D’Asero – gli dici che se lo chiama e gli infila un bastone nel culo. Perché altrimenti gli “azzicco” un coltello».

Sono tante le volte che la Sangiorgi minaccia D’Asero di denunciare Falcone, Armao e lo stesso Pippo Li Volti, ex assistente parlamentare e coordinatore della segreteria particolare dello stesso Falcone, che non si sarebbero impegnati abbastanza per fare fuori il Torrisi Rigano. L’ex deputato stempera gli animi ricordando che proprio i tre nel momento di difficoltà l’avevano aiutata. «La gratitudine non può durare per sempre», è la replica.

Ma di quale aiuto parla D’Asero? La vicenda è quella che portò la Cgil a presentare l’articolata denuncia che ha fatto scattare questa indagine. Ciò a seguito del licenziamento della Sangiorgi per “giusta causa” e il successivo reintegro, ovviamente a seguito delle pressioni politiche cui sarebbe stato sottoposto l’amministratore unico («la tua testa vale la sua testa»). A “ballare”, fra le altre cose, il titolo di laurea che la donna asseriva di avere conseguito (alla Kore di Enna), con tanto di festa all’Interporto anche al cospetto dei colleghi che poi successivamente avrebbero firmato l’esposto contro la sedicente “dottoressa” (come avrebbe preso a firmarsi la Sangiorgi). Un titolo che poi la stessa indagata avrebbe smentito di avere mai conseguito, affermando che qualcuno aveva presentato il certificato in sua vece, pur essendo questo palesemente contraffatto.

La Sangiorgi, che in una circostanza avrebbe pure preteso un saluto personale di Armao nel corso della visita istituzionale del vicepresidente della Regione in sede («è andato via dopo avere incontrato Torrisi? – si lamenta con D’Asero – Chiamalo, gli dici che gira la macchina e torna qua»), non ottenendo comunque soddisfazione, aveva in ogni caso scoperto che l’amministratore unico si era liquidato delle somme non dovute sul proprio conto corrente (salvo rimborsarle successivamente) e che, inoltre, aveva  allacciato dei rapporti fin troppo “compromettenti” con Salvatore Luigi Cozza, patron della grande società di trasporti, al quale avrebbe  “consegnato” il Polo logistico della Sis, poi effettivamente e legalmente avuto in concessione dall’azienda, in una fase in cui non c’era alcun contratto in atto.

Una vicenda, questa, che ha mandato su tutte le furie proprio Falcone: «Questo da sei mesi è già dentro e non ha pagato ancora un euro? – contesta al Torrisi, il quale prova, a suo modo, a chiarire – Gli abbiamo regalato sei mesi di tempo…».

Pressato dall’assessore, Torrisi Rigano concorda con… i referenti della Lct un’azione di sollecito, persino nella tempistica. Ma andrà oltre quando suggerirà all’amico come subappaltare un capannone del Polo logistico all’Eurospin (sembrava non ci fossero margini, inizialmente, lui troverà la soluzione, secondo l’accusa in violazione della concessione), con conseguenti guadagni per il cliente “primario”, salvo poi caldeggiare – «do ut des» – la progressiva sistemazione della nuora alla Luigi Cozza Trasporti Spa.

Di Torrisi Rigano sarebbero rimaste anche tracce di “cazziatoni” ad alcuni dipendenti che avevano avuto l’ardire di sottolineare per iscritto alcune anomalie nel rapporto con la Lct (ad esempio la ripartizione chiara della bolletta della luce, intestata al cliente) e che non avrebbero condiviso certi favori all’azienda di logistica. Uno in relazione all’installazione dei new jersey nell’area di pertinenza, il cui costo, secondo le accuse, sarebbe dovuto essere a totale carico della Lct e che invece l’amministratore unico sarebbe riuscito ad accollare alla “sua” Sis e pure all’Aias di Giuseppe Richichi, che nel “Condominio” del Polo logistico era comunque cointeressato: 33, 33 e 33%. La Cozza Trasporti risparmiò, così, il 66% della spesa. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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