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Ingroia: «Grasso la più grande delusione della mia carriera…»

Di Redazione |

«Non esito a definire Grasso la più grande delusione professionale della mia carriera, visto che ero stato fra i suoi principali sponsor per il suo arrivo a Palermo, avendolo sempre considerato un allievo di Falcone. Ma, ovviamente, un conto era la magistratura siciliana prima della morte di Falcone, altro paio di maniche il dopo. Grasso non resse l’impatto e la responsabilità e fu il “normalizzatore” dell’era post Caselli: tutte le indagini e le notizie di reato considerate ‘politicamente scomode’ finivano, in un modo o nell’altro, nel cestino della procura. E la classe politica, a destra come a sinistra, gliene è sempre stata grata». Lo scrive l’ex pm di Palermo, Antonio Ingroia, nel suo ultimo libro – “Le Trattative” – edito da Imprimatur, che sarà presentato domani a Roma. 

«Matteo Renzi e Berlusconi si sono intesi subito bene, si assomigliano pure parecchio – afferma Ingroia nelle pagine di “Le Trattative” –. A Berlusconi il governo Renzi è andato benissimo perché ha fatto quello che il Cavaliere ha sempre provato a fare, senza però riuscirci per l’opposizione del principale partito della sinistra e di parte consistente della stampa e dell’opinione pubblica; a Renzi, Berlusconi a capo del centrodestra è andato altrettanto bene, assicurandogli un’opposizione finta quando non un vero e proprio appoggio, diretto o indiretto». E aggiunge: «Ognuno è garanzia per l’altro. Sognando sempre l’happy end, ossia il Partito della nazione, sotto cui ritrovarsi ancora insieme”.

Sempre Ingroia, nel suo volume afferma: «Il collaboratore Vincenzo Calcara raccontò a Borsellino del progetto di attentato che era stato organizzato qualche anno prima quando lui era a Marsala, tra l’altro un progetto di attentato era previsto nei miei confronti, come a dire: io ero il candidato di riserva, se non riuscivano a uccidere Borsellino, uccidevano me. Borsellino una volta mi disse che questo andava sicuramente a mio merito, ma forse in realtà stavo cominciando un po’ troppo presto, perché io a quell’epoca avevo solo trent’anni, mentre lui la scorta la aveva avuta intorno ai quaranta…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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