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La “biondina” delle stragi di mafia davanti ai pm. Ecco cosa ha detto

La donna accusata di essere "l'autista" nell’attentato di via Palestro a Milano del 1993 che causò 5 morti

Di Redazione |

E’ stata interrogata questa mattina dai pm di Firenze Rosa Belotti, la donna perquisita il 3 marzo scorso con l’accusa di essere coinvolta nell’esecuzione materiale dell’attentato di via Palestro a Milano del 27 luglio 1993, una delle stragi di mafia di quell'anno insieme a quelle di Roma e Firenze.   Secondo quanto spiegato dal suo difensore, avvocato Emilio Tanfulla, la donna avrebbe risposto alle domande dei magistrati della Dda fiorentina titolari dell’inchiesta sulle stragi, ribadendo la sua estraneità ai fatti che le vengono contestati. L'interrogatorio, durato circa tre ore, si è svolto a Firenze. 

Per gli inquirenti la donna sarebbe la misteriosa 'biondina' che sarebbe stata vista allontanarsi da testimoni, insieme a un altro giovane, da via Palestro a Milano la sera dell’attentato del 27 luglio 1993, costato la vita a cinque persone e danni ingenti al Padiglione di arte contemporanea.  L'abitazione della donna, Rosa Belotti, è stata perquisita dai militari, arrivati a lei grazie alla comparazione dell’identikit dell’epoca, noto come 'identikit numero 14', con alcune foto.   Gli inquirenti ipotizzano che la 57enne sia coinvolta nell’esecuzione materiale dell’attentato di Milano: sarebbe lei l'autista, la bionda di circa trent'anni, slanciata e di bell'aspetto che due testimoni raccontarono di aver visto uscire dalla Fiat Uno grigia carica di esplosivo la sera del 27 luglio. Poco dopo la macchina saltò in aria trasformando via Palestro in un inferno di fuoco in cui morirono l’agente di polizia locale Alessandro Ferrari, i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, e Driss Moussafir, un 44enne marocchino che dormiva su una panchina. 

 Adesso, a distanza di 28 anni, il procuratore capo Giuseppe Creazzo e gli aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli ritengono di aver individuato la giusta pista per dare un volto alla misteriosa figura femminile. I carabinieri del Ros si sono presentati a casa di Rosa Belotti alla ricerca di ogni elemento, documentazione sia cartacea che digitale, che possa collegare la donna all’attentato di via Palestro o a una delle persone ritenute coinvolte nella strage. 

Alcuni mesi dopo l’attentato, nel settembre del 1993, durante una perquisizione effettuata in un villino ad Alcamo nell’ambito delle indagini sulle stragi – che portò al sequestro di numerose armi – fu trovata in un volume di enciclopedia la foto di una donna, molto simile all’identikit elaborato sulla base dei racconti dei testimoni di via Palestro. A distanza di 28 anni, le nuove tecnologie per la comparazione dei volti a disposizione degli investigatori avrebbero permesso di identificare la foto ritrovata ad Alcamo con una foto segnaletica della donna ora perquisita, risalente al 1992. 

 Secondo gli inquirenti la 57enne, oggi imprenditrice, nota alle forze di polizia per un’indagine su un traffico di droga, sarebbe stata legata dal 1991 a Rocco Di Lorenzo, vicino al clan La Torre di Mondragone (Caserta). Sulla sua figura sono scattati anche accertamenti riguardo alla strage di via dei Georgofili a Firenze del 27 maggio 1993: anche per l’attentato nel capoluogo toscano una donna fu vista aggirarsi nei pressi del luogo dell’esplosione. Ma secondo quanto appreso in questo caso la somiglianza tra le foto della 57enne e l’identikit creato all’epoca sarebbe molto meno marcata. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA