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LA TELEFONATA GALEOTTA

La chiamata a Niko Pandetta in carcere dal palco della Plaia una trovata pubblicitaria: intanto il trapper trasferito a Cagliari

Baby Gang e il cantante catanese hanno lanciato un duetto dal titolo “Minorile”

Di Laura Distefano |

Un’operazione di marketing. Pensata e pianificata. Che è stata organizzata sulla scia della bufera giudiziaria e mediatica scatenatasi dopo la videochiamata tra Baby Gang e Niko Pandetta, detenuto dal 2022, sul palco del concerto del Primo Maggio a Catania.

Una telefonata che è stata ripresa sui social e poi dai vari giornali nazionali. Un caso che ha anche provocato l’apertura di un fascicolo a carico del rapper pugliese – a cui sono stati sequestrati anche dei telefonini dalla squadra mobile – e del trapper catanese.

I due cantanti, qualche giorno fa, hanno lanciato un duetto dal titolo “Minorile”. Nella clip musicale realizzata stile anime-cartoon c’è una chiara citazione alla videochiamata fatta da Baby Gang a Pandetta prima dell’esibizione di “Italian” che i due artisti hanno co-firmato. I due cantanti hanno in comune un passato giudiziario turbolento, di cui si parla senza filtri nel nuovo brano che è già da due giorni caricato nelle piattaforme social.

Hanno trasformato il caso investigativo in un’occasione pubblicitaria. Non a caso 48 ore dopo che tutte le testate titolavano sulla chiamata galeotta, i due annunciavano con un post l’uscita del duetto “Minorile”. Una chiara provocazione per sponsorizzare la canzone: su Youtube, in due giorni, sono già state superate le 146.000 visualizzazioni. Impossibile immaginare che dietro non ci sia stata una regia precisa (magari si sono calcolati bene anche gli effetti giudiziari e investigativi). D’altra parte il trapper catanese è detenuto. E quindi è impossibile che abbia potuto registrare la canzone dopo il concerto di Baby Gang a Catania.

Anche perché Pandetta, dopo quanto accaduto, ha subito l’ennesimo trasferimento carcerario. Il trapper catanese, infatti, è recluso da qualche settimana a Cagliari con l’applicazione del regime “di sorveglianza” previsto dall’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario destinato a persone che «con i loro comportamenti compromettono la sicurezza ovvero turbano l’ordine negli istituti». Prima di sbarcare in Sardegna, il nipote del capomafia Turi Cappello era nel carcere di Rossano in Calabria, dove la polizia penitenziaria di iniziativa fece scattare il giorno dopo l’esibizione incriminata di Baby Gang una perquisizione nella cella dove fu trovato un cellulare poi sequestrato.

Ultimamente il nome di Pandetta è comparso nelle carte delle indagini sugli affari illeciti del carcere Pagliarelli: avrebbe acquistato e usato telefonini durante la detenzione nell’istituto penitenziario palermitano. Il lupo, insomma, perde il pelo ma non il vizio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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