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L'INTERVISTA

La compagna del pasticciere ucciso a Catania: «A nostra figlia racconto la favoletta dell’uomo cattivo, noi già dimenticate dalle istituzioni»

Giulia parla per la prima volta a un mese dal tragico omicidio: «Mi aspettavo di più dallo Stato considerando le responsabilità, quell'assassino non doveva circolare»

Di Laura Distefano |

Non ha mai voluto parlare. Ma ora Giulia ha deciso di dare voce a Santo, che è stato ammazzato a coltellate da un parcheggiatore abusivo un pomeriggio di trenta giorni fa in piazza Mancini Battaglia a Ognina.

A Giulia è stato strappato il cuore. Il loro amore è cominciato nove anni fa. Hanno sognato, progettato. Tre anni fa la decisione di andare a vivere assieme e poi creare una famiglia. Alla piccola Ginevra, appena tre mesi, è stato tolto un padre. A 29 anni si è trovata con una figlia da crescere tutta sola. «È ingiusto», dice. Alla piccola ha cominciato a raccontarle una favoletta (triste): «Le dico che il suo papà è diventato un angioletto che la protegge e che questo è accaduto per colpa di una persona cattiva che ha deciso di portarlo via». Il mostro della favola è il 37enne marocchino, conosciuto come Obama, che è in carcere con l’accusa di omicidio.

«È stato un mese pesante. Ogni giorno – racconta ricacciando le lacrime – affrontiamo le giornate cercando di convivere con un dolore grande. Un dolore che non dovevamo vivere. Un dolore che nessuno dovrebbe vivere». Ritornare indietro di trenta giorni è un salto negli abissi. Santo Re, pasticciere nelle cucine di Quaranta, ha chiamato Giulia intorno alle 12,30. Ma lui la tempestava sempre di telefonate per sapere della bambina. La giovane aspettava il suo compagno per poter mangiare assieme. Le stava portando una granita. Ma quel pranzo non lo hanno mai condiviso. Una collega del pasticcere ha chiamato la mamma di Giulia dicendo che c’era stata una tragedia. La donna si è precipitata in ospedale: «Ma quando sono arrivata Santo non c’era più».

Le Istituzioni non ci hanno sostenuto, «tante belle parole ma poi c’è stata l’indifferenza». Giulia e la piccola hanno ricevuto il sostegno delle persone «che mi vogliono bene», dai vicini. Confcommercio ha attivato una raccolta fondi. Ma «l’aiuto è stato solo a livello sociale e le Istituzioni? Ci sono state le solite parole che si dicono dopo le tragedie. Ma poi contano i fatti che fino a oggi non si sono visti. Mi aspettavo più partecipazione e interesse dalle Istituzioni, considerando le loro responsabilità. Soprattutto di chi ha permesso che questo individuo potesse circolare nonostante fosse stato reso noto che fosse violento e aggressivo e più volte aveva disturbato passanti nella zona».

Senza pace

Giulia ancora non riesce a darsi una spiegazione. Non ha pace. Soprattutto perché Santo era generoso, altruista, pacifico. «Ancora non abbiamo capito cosa possa essere successo. Ce lo chiediamo ogni giorno. Non credo che una persona possa colpire con una tale ferocia per un banale contenitore, per me lui quel giorno era intenzionato a fare del male a Santo».

Ma la rabbia scorre. «Io non riesco a capire come una persona possa girare indisturbata e in pieno giorno armata di coltello. Erano le 15,10 eppure nessuno ha cercato di fare qualcosa, di allontanare questo soggetto, chiamando i soccorsi o chiedendo aiuto. Da quello che so Santo ha attraversato la strada da solo ferito nella totale indifferenza. Questo mi lascia ancora più inorridita».

Giulia ha smesso di avere fiducia. Vive nella paura del domani. L’unica forza arriva dalla sua famiglia. «Io chiedo semplicemente giustizia, le persone come me e la bambina, che siamo vittime dello Stato, vanno tutelate. Questa tragedia si poteva evitare. Io credo che chiunque abbia permesso questo debba farsi un esame di coscienza. Io non riesco a comprendere come si possa andare avanti avendo sulla coscienza una strage del genere. Noi vogliamo dare voce a Santo che non può più parlare, vogliamo portare avanti questa causa affinché la morte brutale e il sacrificio di Santo non vadano dimenticate. Una cosa del genere non deve più accadere. Altre famiglie non devono subire quello che stiamo vivendo noi. Quello che è successo è inaccettabile. Santo non è morto per un incidente e per una causa naturale. Questa è stata un’ingiustizia fatta volontariamente da una persona che doveva essere allontanata già da tempo».

La giovane mamma si è affidata a un legale, l’avvocato Alessandro Coco, per poter seguire il procedimento penale. «Non esiste – denuncia Giulia – un fondo che tutela persone come me e mia figlia, esiste per le vittime di violenza e della strada, per chi viene assassinato in questo modo non esiste nulla». «Una doppia ingiustizia», sussurra mentre si sente la vocina di Ginevra.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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