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La De Capitani e il sistema FdI sulle mostre: «Con gli artisti lavoro così, alla chiusura mi dai un quadro»

È la stessa ex portavoce di Galvagno a spiegare il sistema con cui ha organizzato la mostra di Hassan

Laura Distefano

07 Luglio 2025, 08:28

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«Hassan? Un artista della mia scuderia». Parlava così nell’estate del 2023 Sabrina De Capitani, l’ormai ex portavoce del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Il riferimento è a Omar Hassan, il pittore italo-egiziano a cui la Fondazione Federico II ha dedicato una mostra (nella primavera di due anni fa) a Palazzo Reale dal titolo “Punctum”. La «califfa» (anzi ex) di Palazzo dei Normanni spiegava a “Uomo 118” che l’organizzazione di eventi avrebbe avuto dietro un sistema rodato, che prevedeva anche la prassi di un dono alla conclusione: «Io con gli artisti lavoro così, quando io investo su di loro. Io ti do il mio sapere, le mie conoscenze e quando chiudiamo tu mi dai un quadro».

Il meccanismo

Ecco fornito agli investigatori il meccanismo con cui si sarebbe arrivati alla mostra che è al centro di un’inchiesta per corruzione che vede indagate De Capitani e Patrizia Monterosso, all’epoca direttrice della Fondazione Federico II. «L’utilità del patto corruttivo» sarebbe stata, secondo la procura guidata da Maurizio de Lucia, proprio il regalo di due quadri alle due donne. Già è stato spiccato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari che è stato notificato alla comunicatrice padana e alla burocrate palermitana. E se De Capitani ai cronisti dice solo di essere «devastata», Monterosso a più riprese ha detto di essere convinta che ne uscirà a testa alta da questa vicenda.

Obiettivo Fondazione Federico II

Dalle carte emerge chiaramente che De Capitani avesse nei propri piani di far fuori Monterosso dalla Federico II e poi prendere il suo posto. Il piano però funziona solo a metà: il posto da direttore infatti non è ancora occupato. Sulla decisione di lasciare la poltrona vacante potrebbe aver pesato la proroga delle indagini consegnata dai finanzieri a De Capitani lo scorso gennaio. È lei stessa che anticipa allo staff di Galvagno che la storia riguarda la mostra di Hassan. Anche se era solo un pezzo dell’inchiesta che l’ha investita.

La lite sul quadro

De Capitani e Hassan a un certo punto litigano: l’artista non avrebbe rispettato alcune richieste. La donna si sfoga con un avvocato di Milano: «Ho litigato con Omar. Gli ho detto che devi fare una luce anche a Galvagno e “Uomo 6”». E chiaro il riferimento ai quadri, c’è una serie che si chiama appunto Lights. Ma lo sfogo continua: «A me le persone che non sono riconoscenti nella vita non le sopporto. Mi hai regalato tre quadri di merda? Sulle due luci a Gaetano e “Uomo 6” non transigo. Prendo il quadro che mi ha regalato lui e glielo regalo personalmente a Gaetano». L’identità nascosta quindi torna anche in questo filone: ogni pista porta a lui. Il politico-raccomandatore pare essere l’uomo chiave dell’inchiesta sui fondi regionali.

I misterioso Uomo 6

Hassan non avrebbe donato le creazioni a Galvagno e al misterioso “Uomo 6”, ma De Capitani sarebbe stata “remunerata”. E ancora una volta lo dice apertamente al telefono, mentre gli investigatori drizzano le orecchie: «È ovvio che lui mi ha pagato con un’opera, non faccio più le cose gratis. Mi ha dato un Breaking Throught che vale già 50.000 euro». Si sente anche lei che chiede al marito Franco Ricci - già uomo del gruppo Mediaset - se è arrivato il pacco di Omar Hassan. Ma alla fine il dipinto pare sia andato a ritirarlo personalmente: «Sono andata con Franco a prendere un quadro di Omar che l’avevo fatto esporre già al Palazzo dei Normanni». «Gli ho detto quello che voglio, gli ho fatto capire chi comanda», diceva a un altro interlocutore. Ora però le cose sono un po’ cambiate.