La forza intimidatoria di Francesco Mannarà: così “Ciccio di Monte Po” estorceva denaro al Maas di Catania
I retroscena del blitz antiestorsione che ha portato all’arresto di due persone sorprese mentre intascavano la “rata” da un commerciante a mercato ortofrutticolo
«Io mi chiamo Ciccio di Monte Po e io posso parlare perché sono ben conosciuto nell’ambiente malavitoso catanese e quindi cerca di ritornare questi 60mila euro». Si è presentato così Francesco Mannarà alla vittima che aveva un debito con un imprenditore che invece di rivolgersi a un’agenzia di riscossione crediti ha deciso di chiedere supporto a un picciotto della mala, con cui poi si sarebbe diviso la somma incassata. Mannarà è finito in manette qualche settimana fa assieme al genero Cristian Vinciguerra per estorsione aggravata dal metodo mafioso. I poliziotti del Commissariato di Acireale e della Squadra Mobile li hanno arrestati con le mani nella marmellata mentre incassavano una rata del debito al Maas di contrada Jungetto.
Il commerciante fin da subito - e il primo approccio risale al 2021 - ha capito il peso criminale dell’indagato, che è stato destinatario di una misura cautelare firmata dal gip Dorotea Catena che ha convalidato l’arresto e accolto la richiesta del pm.
Personaggio di peso
Mannarà è davvero un personaggio di peso nel quartiere Monte Po, da anni ormai fortino criminale dei fratelli Strano (molto legati alla frangia dei Carateddi del clan Cappello ma con un passato all’interno di Cosa nostra). L’esattore arrestato inoltre si farebbe forte della sua parentela con Alessandro, Mario, Claudio e Marco Strano visto che ha sposato una sorella. Un matrimonio che gli ha permesso di fare il salto nel gruppo mafioso. Almeno così racconta il pentito Fabio Reale, che alcuni anni fa ha dato un ruolo di “rappresentanza” a Mannarà visto che i fratelli Strano sono quasi tutti in gattabuia per essere arrestati in varie operazioni di polizia giudiziaria. Mario Strano, ad esempio, sta affrontando il processo d’appello Camaleonte. Mannarà inoltre è coinvolto anche nell’autorizzazione (prima revocata e poi riottenuta) del chiosco davanti all’Ospedale Garibaldi Nesima. Questa però è un’altra vicenda.
Riavvolgiamo il nastro dell’indagine sull’estorsione. L’indagato avrebbe immediatamente chiarito la sua posizione con il commerciante.
Le minacce
«Io vengo per conto di questo signore che ha un’attività alla zia Lisa. Questo debito si deve pagare a tutti i costi perché questo signore è un amico nostro». Al debitore sarebbe stato chiesto di rispettare le scadenze. Sollecitazioni che sarebbero state vere e proprie minacce: «Che ti abbiamo fatto il mutuo? Lascia stare quanti sono, tu intanto inizia a pagare e fai vedere la buona volontà e poi se ne parla».
L'appostamento
Da novembre 2021 al 20 giugno 2023 - giorno del blitz della polizia - il commerciante avrebbe consegnato mensilmente 300 euro prima a Mannarà e poi a Vinciguerra. Grazie a una “soffiata” i detective della mobile riescono a scoperchiare la vicenda criminale e organizzano l’appostamento. In diretta gli agenti vedono l’esercente sfilare dalla tasca i 300 euro in banconote da 20 euro e consegnarle nelle mani di Vinciguerra. Da lì a poco arriverà anche Mannarà inconsapevole della presenza degli investigatori. In pochi minuti scattano le manette. Il commerciante, con le spalle al muro, non ha potuto far altro che ammettere di aver consegnato la solita rata mensile.