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La morte della piccola Nicole Gibiino: «Nessuna messa in scena»

La morte della piccola Nicole Gibiino: «Nessuna messa in scena»

Le parole del presidente del Cda della clinica sul decesso della neonata avvenuto il 12 febbraio scorso su un’ambulanza dopo il parto mentre era in viaggio per Ragusa

Di Redazione |

«È nostro dovere chiarire una volta per tutte che non vi è stata alcuna messa in scena. La morte della piccola Nicole non è avvenuta nella nostra casa di cura, come emerge chiaramente dalla consulenza tecnica di parte». Lo afferma il presidente del Cda della clinica, Calogero Gibiino, sul decesso della piccola avvenuto il 12 febbraio scorso su un’ambulanza dopo il parto mentre era in viaggio per Ragusa per la mancanza di posti letto nelle Unità terapia intensiva neonatale di Catania e Siracusa. Gibiino, ribadisce, «vicinanza al dolore della famiglia» che, dice, «vive una sofferenza che conosco: con mia moglie abbiamo sofferto la perdita di tre figli, e entrambi abbiamo genitori ginecologi». Ma adesso, «dopo mesi di silenzio per il rispetto di tutti», secondo Gibiino, «la casa di cura ha il dovere di dire basta alle false accuse». «Non possiamo più assistere in silenzio – aggiunge – alla girandola di supposizioni, dichiarazioni avventate, diffusione di notizie infondate. Per tutelare l’immagine della struttura sanitaria e dei medici che vi operano, già seriamente compromessi da tali diffamazioni, abbiamo dato mandato a un penalista, l’avvocato Tommaso Tamburino. Gli abbiamo chiesto – spiega il presidente del Cda della casa di cura – di tutelarci in tutte le sedi, perseguendo anche quanti hanno espresso ed esprimono giudizi a ruota libera palesemente diffamatori. Sul caso della piccola Nicole sarà la magistratura, sul cui operato abbiamo fiducia e rispetto, a fare chiarezza. Se emergeranno delle responsabilità ognuno ne risponderà personalmente. Occorre però fermare questo diluvio di commenti e dichiarazioni a ruota a libera arrivati dopo il deposito della perizia di parte – conclude Gibiino – che non aiutano a fare chiarezza, ma solo a generare confusione e gettare fango sulla casa di cura, dietro la quale ci sono decine di dipendenti che hanno fatto e continuano a fare in modo scrupoloso il proprio lavoro».

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