La Saguto al telefono sui figli di Borsellino ”Lucia è una cretina, Manfredi squilibrato”
Intercettazioni choc nell’inchiesta su gestione beni confiscati
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PALERMO - Un sistema clientelare, richieste di assunzioni nelle attività sequestrate ai boss, pressioni sugli amministratori giudiziari, richieste di favori per sé, per i propri familiari e per personaggi di peso come il prefetto di Palermo, regali, una gestione del patrimonio sottratto alle cosche come fosse una cosa personale e tanti, tanti soldi. Il sistema Saguto, quel “circuito da far girare”, si legge nelle intercettazioni, era complesso e coinvolgeva decine di persone: professionisti, dipendenti del palazzo di giustizia, magistrati. Ma, probabilmente, quel che più resterà impresso è la frase, sprezzante, pesante, riservata dal giudice Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione indagata per corruzione, ai figli del giudice Paolo Borsellino.
«Manfredi Borsellino è uno squilibrato, lo è sempre stato, lo era pure quando era piccolo», «Lucia Borsellino è cretina precisa», dice al telefono parlando con un’amica, di ritorno da una manifestazione antimafia, il giudice, che solo la richiesta di lasciare Palermo salverà dal trasferimento per incompatibilità ambientale.
Evita commenti sulla vicenda, invece, il ministro della Giustizia Andrea Orlando che, dopo l’avvio dell’inchiesta di Caltanissetta sulla sezione misure di prevenzione di Palermo, ha inviato nel capoluogo gli ispettori. Intanto la sezione è stata azzerata e tutti i giudici che lavoravano con Saguto - due sono indagati - sono stati assegnati ad altri uffici. Di “pagina triste”, parla la presidente dell’Antimafia Rosi Bindi che, un anno fa, nel pieno dello scontro, proprio sulla assegnazione degli incarichi agli amministratori, tra l’ex responsabile dell’Agenzia dei beni confiscati Giuseppe Caruso e i giudici della sezione aveva preso le difese dei magistrati.
Quello che emerge dalle intercettazioni è un vero e proprio sistema con al centro l’ex presidente che raccomandava persone da assumere agli amministratori giudiziari, tentava di far avere incarichi di consulenza al marito - uno, tramite il presidente della omologa sezione di Roma anche nella società che gestisce il Cara di Mineo - e chiedeva. La tesi per il figlio, fatta, dicono i pm, da un docente che aveva avuto incarichi di amministratore, il lavoro per la nuora e per l’altro figlio.
Saguto aveva i conti in rosso e necessità di denaro. Gli inquirenti hanno scoperto un conto aperto e debiti per 18mila euro in un supermercato sottratto ai boss e regali: come quei sei chili di tonno per una cena col prefetto. Un sistema, dunque, fitto di rapporti, su cui dovrà indagare anche il pg della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati.