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La Sicilia brucia e la prevenzione non esiste: divampano anche le polemiche. E i droni?

Di Redazione |

PALERMO – La Sicilia brucia e divampano anche le polemiche. Gli incendi di questa notte nel Palermitano tra Monreale e San Martino delle Scale e nel Trapanese nei pressi di Scopello e della Riserva dello Zingaro hanno lasciato il segno. Nono solo sulle famiglie che sono state costrette a lasciare casa o che hanno subito danni. C’è la quasi certezza che i roghi siano opera di piromani. E ora in tanti gridano allo scandalo, chiedono maggiore vigilanza, più prevenzione. 

«Oggi e nei prossimi giorni assisteremo per l’ennesima volta alle lacrime di coccodrillo, alle tante dichiarazioni nel fermare il fuoco che avanza, per prendere impegni affinché non avvenga più – dice il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna -. Ci saranno riunioni tecniche, tavoli con la Protezione civile per salvare la Sicilia dalle fiamme. Non ne possiamo più. Non si fa nulla per la prevenzione».

Secondo Legambiente «l’isola, nel 2017 e nel 2018, ha guidato la tragica classifica degli ettari bruciati». Dai dati dell’European Commission Emergency Management Service Copernicus,  nel 2017 in Sicilia sono bruciati 42.872 ettari di superficie boscata e non boscata (contro i 35.241 della Calabria). E nel 2018, sempre in vetta con 10.250 ettari (seconda sempre la Calabria con 1.874).

Ormai la Sicilia ogni estate deve fare i conti col fuoco. E ormai da anni sentiamo dire sempre le stesse cose dai politici, che promettono maggiori risorse, più uomini, più mezzi e maggiore severità contro i piromani. E poi sin dal 2014 sentiamo parlare di droni contro gli incendi. Allora era ministro dell’Interno il siciliano Angelino Alfano. E promise l’utilizzo di droni nella lotta agli incendi, soprattutto per tanto richiesta prevenzione. Ma di nuovi mezzi nemmeno l’ombra.

Nel 2017 era tornato alla carica l’allora presidente della Regione Rosario Crocetta che chiese l’uso dei droni per difendere la Sicilia dai roghi. I droni con sensori infrarossi potrebbero intervenire per monitorare situazioni in cui la visibilità è particolarmente ridotta. O, ancora, potrebbero fornire informazioni in tempo reale sugli incendi, allertando gli operatori su eventuali sviluppi dei roghi. Se i droni pattugliassero quotidianamente le aree a rischio, negli orari “caldi”, un eventuale incendio verrebbe individuato sul nascere, mentre la telecamera sul drone potrebbe trasferire immediatamente alla sala operativa le immagini dell’incendio consentendo di valutare se sia più o meno appropriato l’intervento del Canadair. 

Eppure di questa nuova tecnologia in una regione che vede bruciare ogni anno ettari di macchia mediterranea non se ne parla più. Ma neanche di pene più severe per i piromani (slogan buono solo durante la stagione dei fuochi) e nemmeno di una serie riorganizzazione dei vigili del fuoco, primo e importantissimo baluardo contro le fiamme che ogni anno devastano l’Isola. Il sottosegretario Candiani poco più di tre settimane fa aveva annunciato grandi novità nel decreto sicurezza bis, ma alla fine è entrato in vigore senza norme nel settore antincendio.

Ecco perché Legambiente parla di lacrime di coccodrillo. Ora un appello alle istituzioni arriva anche dai territori appena bruciati dalle fiamme. Secondo il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono «siamo davanti a mani criminali, bisogna prenderne coscienza e mandare segnali forti. Non è possibile mettere a repentaglio vite umane e un patrimonio ambientale di grandissimo valore».

Anche per il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo, l’incendio divampato nella località balneare di Scopello è opera di incendiari, «poiché sono stati individuati ben 5 punti diversi e distanti dai quali è partito il fuoco. Quel che è certo è che si tratta di una precisa volontà – dice il sindaco – ci troviamo dinanzi all’ennesimo disastro ambientale che colpisce il nostro territorio danneggiandolo e ferendolo pesantemente. Per noi è un vero dolore, un grave perdita, anche economica».

In attesa di misure più incisive per combattere questa piaga estiva della Sicilia, ci consoliamo pensano al grande lavoro fatto dagli uomini che questa notte sono stati impegnati per domare gli incendi nel Palermitano e nel Trapanese. «Durante la notte, quando gli elicotteri e i canadair non possono essere utilizzati, il lavoro degli uomini del corpo forestale, dei vigili del fuoco, della protezione civile, dei carabinieri e della polizia ha consentito di salvare l’abitato di Monreale dalle fiamme e di mettere in sicurezza la popolazione – ha sottolineato l’assessore regionale al Territorio Toto Cordaro che ha trascorso tutta la notte nell’area  – Questa mattina, dalle prime luci dell’alba, sono ripresi anche gli interventi con i mezzi aerei». Attualmente, in tutta l’area del palermitano, sono in azione tre elicotteri e quattro canadair impegnati nelle operazioni di spegnimento degli incendi. 

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