24 dicembre 2025 - Aggiornato alle 00:19
×

L'amica di Uomo 6 nelle intercettazioni: "Per adesso sono tutti ricattabili"

Così l'esperta di marketing diceva alla Califfa: «Siamo un’associazione a delinquere...»

Laura Distefano

02 Luglio 2025, 08:59

marianna amato


Decodificato il sistema, ne avrebbero voluto fare parte. E da protagonisti. L’esperta marketing Marianna Amato e il consulente legale Giuseppe Martino avrebbero costituito un’associazione denominata Womanity, con sede a Mistretta, nel Messinese. Cittadina, guarda caso, del segretario particolare dell’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata, finita sotto indagine in uno dei capitoli dell’inchiesta partita per capire cosa c’era dietro i fili milionari dello scandalo Cannes. E sempre casualmente la rappresentante legale di Womanity è una donna legata dell’ex vice capo di gabinetto dell’assessora al Turismo.


La creatura di Amato (l’amica segnalata dal misterioso “Uomo 6”) e di Martino avrebbe ricevuto anche fondi regionali per eventi. È lo stesso avvocato di Mistretta - coinvolto nelle accuse ad Amata - a raccontarlo a febbraio 2024 alla ormai ex portavoce di Galvagno, Sabrina De Capitani. Martino spiega che sotto il profilo giuridico e burocratico se ne sarebbe occupato lui. Ne avrebbe predisposto anche lo Statuto. A De Capitani confida che all’associazione di Amato avrebbe «fatto avere 10.000 euro» di fondi dal Turismo. Gli investigatori annotano che «verosimilmente» dovrebbero essere contributi disposti con il Decreto del Direttore dei Servizi (numero 3330/S6) dell’11 dicembre 2023 per gli eventi “Concerti di Natale 2023” a Mistretta e Palermo. Il Natale è un refrain in questa inchiesta.

Ma non sarebbe finita, perché il segretario particolare di Elvira Amata ricorda alla “califfa” di Palazzo dei Normanni che altri 7.000 euro a Womanity li «avete fatti avere voi» della presidenza dell’Assemblea Regionale. E anche qui i finanzieri hanno un riferimento chiaro sulla fonte dei soldi regionali. E cioè un contributo per iniziative culturali da parte dell’Ars riguardante gli stessi concerti natalizi. I due, continuando a discutere, analizzando le nuove regole del gioco nel settore Turismo e Cultura e condividono il fatto che bisogna fare le «cose per bene».


Pare che il partenariato Amato&Martino non sia stato immediatamente svelato. De Capitani ne discute proprio con Amato, suggerendo di riferirlo a Galvagno. L’esperta marketing - che nel pieno ciclone investigativo ha aggiornato il profilo Linkedin con un post chiedendo sostegno per un nuovo lavoro - si trova d’accordo con la comunicatrice padana, mettendo in luce che c’erano mille indizi che avrebbero fatto comprendere che dietro alla sua l’iniziativa c’era Martino: «Ma tu vuoi che io mi prenda due di Mistretta così dal nulla? È subito riconducibile a Pippo!». De Capitani però ritiene che Amato invece che un’associazione avrebbe dovuto fare una fondazione. «Segreti e lobby», è sempre questa la lezione della “califfa”. Le due donne continuano a parlare di politica, influenze, nomi. L’esperta di marketing si fa scappare una frase che un po’ inquieta: «Minchia per adesso sono tutti ricattabili». E poi aggiunge, dando la paternità della definizione a Pippo Martino, «Poi dice “siamo un'associazione a delinquere”, lui cosa sfrutta, ovviamente, le mie amicizie».


E lo “sfruttamento” delle amicizie sarebbe stata anche una sua pratica. Amato oltre che a De Capitani chiede consigli direttamente a Gaetano Galvagno su come gestire i rapporti con Giuseppe Martino per la divisione dei guadagni, proprio in riferimento all’associazione Womanity. Il presidente dell’Ars pare disponibile - è l’estate di un anno fa - a darle un contributo di 50.000 euro per un evento legato alla Amerigo Vespucci o uno legato alla violenza di genere. La donna a un certo punto si incarta su conti e fatture. Alla fine delle spese quello che gli sarebbe rimasto in tasca non sarebbe stato un granché. Ascoltandola, Galvagno da «amico» le consiglia di «cambiare lavoro». Il golden boy meloniano, molto ferrato in economia, le suggerisce ancora: «Queste cose non le sai fare, amore mio, non le sai fare, non sono cosa tua». Chissà che non fosse un tentativo per superare lo scoglio dell’obbligo politico della segnalazione di “Uomo 6”.