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L'autopsia su Sara, la fuga di Stefano e il ruolo della madre dell'assassino: tutti i punti oscuri dell'inchiesta

Lunedì a Misilmeri i funerali della universitaria uccisa dopo avere respinto le avance del ragazzo

Redazione La Sicilia

04 Aprile 2025, 20:02

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E’ durata oltre tre ore l’autopsia sul corpo di Sara Campanella, la 22enne accoltellata e uccisa lunedì scorso dal collega di università, Stefano Argentino, del quale per mesi aveva respinto le avance. Secondo quanto è emerso l'agonia di Sara è durata qualche minuto. L’esame autoptico finito pochi minuti fa ha accertato che la ragazza ha ricevuto 5 coltellate tra schiena e collo, una delle quali, letale, alla giugulare e una che ha perforato il polmone.

«Dall’autopsia è risultato che i colpi sono da arma bianca e quello mortale è stato inferto al collo. Non sappiamo se il coltello che è stato ritrovato nei pressi del luogo dell’aggressione sia quello utilizzato per uccidere Sara. Per il resto stiamo aspettando altri rilievi» ha detto l’avvocato Concetta La Torre, il legale che assiste la famiglia di Sara Campanella. «I colpi inferti - ha precisato l'avvocato - sono stati quattro, alcuni alle scapole. Non sappiamo inoltre se Sara abbia cercato difendersi».

Le indagini sulla fuga

Proseguono intanto le indagini sulla fuga del ragazzo che ha confessato l’omicidio, e che, dopo aver aggredito a morte Sara, è scappato con l’arma e ha provato a nascondersi nella casa vacanza dei genitori a Noto. Se la dinamica dell’aggressione è chiara, infatti, la fuga di Stefano è ancora tutta da ricostruire. Gli inquirenti sono certi che il ragazzo sia stato aiutato. Il gip, che ne ha convalidato il fermo, si spinge a dire che la madre ha avuto un ruolo nel tentativo dell’assassino di fare perdere le proprie tracce. Ma probabilmente c'è qualcun altro che l’ha coperto subito dopo l’omicidio.

Chi ha aiutato Stefano?

Come ha fatto il ragazzo, che a Messina viveva da solo, a raggiungere il b&b gestito dalla famiglia? Nella città in cui viveva per gli studi non aveva auto per cui o ha avuto un passaggio da qualcuno o potrebbe aver preso un autobus. La ricostruzione delle 6 ore trascorse tra il delitto e la cattura dello studente è ancora tutta da scrivere. Stefano potrebbe aver chiamato qualcuno confidandogli quanto accaduto e chiedendogli aiuto e potrebbe aver avuto un passaggio anche da un compaesano. In 4 ore è possibile raggiungere Messina dalla cittadina del siracusano e tornare indietro: l’omicidio è accaduto alle 17:15 e Stefano è stato preso dai carabinieri dopo le 23. O potrebbe aver preso un autobus, il mezzo con cui si spostava abitualmente da casa a Messina. Difficile, però pensare che con gli abiti sporchi di sangue - vestiti ora passati al setaccio dagli inquirenti- e pochi minuti dopo aver tagliato la gola alla ragazza, abbia avuto il sangue freddo per salire su un pullman.

Il ruolo della madre di Stefano

Più definito il ruolo della madre che ha lasciato un biglietto all’altro figlio annunciando che si sarebbe assentata per motivi di salute. Una scusa, secondo il gip, per giustificare un allontanamento col figlio.
La salma di Sara verrà domani restituita alla famiglia e portata a Portella di Mare, frazione di Misilmeri (Palermo) in cui la studentessa viveva. Domenica a partire dalle 10.30, per tutto il giorno e la notte, sarà allestita la camera ardente aperta ai cittadini nella chiesa delle Anime Sante in piazza Comitato. Lunedì alle 10.30, nella chiesa San Giovanni Battista di Misilmeri, sarà celebrato il funerale di Sara presieduto dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Per lunedì il sindaco Rosario Rizzolo ha proclamato il lutto cittadino con l'esposizione delle bandiere a mezz'asta sugli edifici comunali.

Noto sotto shock

«Una tragedia che ha sconvolto me come l’intera comunità di Noto - ha detto il sindaco Corrado Figura -. Siamo attoniti e increduli. Ho appreso la notizia dalla stampa stamani, non conoscevo il ragazzo né la famiglia. Di fronte a questo dramma insensato non posso che esprimere cordoglio e vicinanza, a nome dell’intera città di Noto, alla famiglia di Sara, alla quale ci stringiamo in questo momento di immenso dolore. L’ennesimo femminicidio richiama ancora una volta la necessità di lavorare sulla prevenzione, sull’educazione affettiva dei nostri giovani perché si comprenda che l’amore non ha nulla a che fare con la violenza e il possesso. Solo con un cambiamento culturale radicale potremo fermare questa strage».