31 dicembre 2025 - Aggiornato alle 30 dicembre 2025 23:56
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Le "scatole cinesi" per nascondere il dissesto: sequestrato un milione a imprenditore catanese del digitale

L'inchiesta della Guardia di Finanza sul fallimento di Comunicando

Redazione La Sicilia

20 Luglio 2024, 10:55

I Finanzieri del Comando Provinciale etneo hanno dato esecuzione ad un decreto del Gip del Tribunale di Catania che su richiesta della Procura etnea ha disposto misure cautelari reali nei confronti di Michele Boccaccio, catanese di 63 anni, indagato di bancarotta fraudolenta, bancarotta documentale e autoriciclaggio.

Le indagini

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania hanno riguardato il dissesto della società “Comunicando s.r.l.” di Catania, attiva nel settore della produzione di software, e dichiarata fallita dal Tribunale nel 2020. La Finanza avrebbe però scoperto che Boccaccio, in qualità di amministratore di diritto della Comunicando s.r.l., avrebbe eseguito una serie di operazioni distrattive e dissipative del patrimonio aziendale mentre la società stava accumulando ingenti debiti erariali e perdite di rilevante entità. L’uomo, secondo l’accusa, mediante operazioni di conferimento di rami d’azienda, avrebbe trasferito i principali asset della Comunicando a favore di due realtà imprenditoriali neo costituite, la The Cloud e la “Robbie”.

Le scatole cinesi

Le relative quote sarebbero state originariamente detenute proprio da Boccaccio per l’80% (pari a 40.000 euro del capitale sociale di ciascuna delle due s.a.s.) e dalla medesima impresa conferente per la parte residua del 20% (corrispondente a 10.000 euro del capitale sociale). Secondo la Gdf però tali operazioni avrebbero causato il decremento del patrimonio della Comunicando per un valore di 815.000 euro a fronte di una partecipazione al capitale nella quota minimale di 10.000 euro per singola società. Successivamente, le quote possedute nelle società neo costituite da Comunicando sarebbero state cedute a un familiare di Boccaccio, così da rescindere definitivamente e in via formale i legami tra la ditta fallita, danneggiata dalle operazioni distrattive, e le due new company, e per dissimulare la provenienza delittuosa dei rami d’azienda, precedentemente distratti.

Le operazioni spericolate

L’indagato secondo l’accusa sarebbe così sarebbe riuscito a reimmettere nel circuito economico legale i rami d’azienda rendendosi responsabile del reato di autoriciclaggio. Inoltre sarebbe stata riscontrata anche l’erogazione da parte della società in dissesto di finanziamenti alle nuove imprese mai restituiti, per un importo complessivo pari a 110 mila euro. L’operazione, priva di un reale vantaggio economico per la Comunicando, sarebbe stata peraltro effettuata antecedentemente alla cessione, a favore del familiare di Boccaccio, delle proprie quote di partecipazione al capitale delle due new company. Una serie di condotte che hanno portato al dissesto la società con un patrimonio netto negativo di oltre 4,5 milioni di euro. Il gip di Catania ha così sequestrato, su richiesta della Procura etnea le due new company nonché di denaro, beni e altre utilità delle imprese e dell’indagato per un importo complessivo di 925.000 euro.