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L'informativa sulla festa di Sant'Agata, il giro delle ombre: soste sospette e dediche ai clan

Il caso della candelora emersa nelle carte del blitz Naumachia è solo la punta dell'iceberg

Laura Distefano

22 Agosto 2025, 11:34

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Qualche anno fa la procura di Catania ha inviato alla prefettura un'informativa sulla festa di Sant'Agata. Una relazione che – come scritto in un articolo de La Sicilia dell'estate 2023 - veniva fuori da un'articolata indagine dei carabinieri che per alcuni aspetti è finita nei faldoni del recente blitz Naumachia. Un capitolo infatti è stato dedicato allo stendardo con scritto “Banana” issato sulla candelora dei pescivendoli nel corso dei festeggiamenti del 2022.

Il caso "Banana"



Non si è compreso immediatamente che quel nomignolo fosse indirizzato a Giovanni Nizza, si è pensato anche a Giuseppe Ruscica, ex esponente dei cursoti milanesi poi migrato nei carateddi. Il primo collegamento è anche dato dal cognome della “famiglia” che aveva donato il drappo da far sfilare. E poi era già avvenuto che durante i festeggiamenti in onore della Santa Patrona comparissero dei “devoti” che indossavano la maglietta con su scritto “Bananedda”, il riferimento era a un giovane morto in un incidente stradale e nipote di Giuseppe Ruscica. Il defunto portava il nomignolo del padre Carmelo, anche lui con diversi guai giudiziari per mafia. Quando è morto Eugenio Ruscica, nel 2016, furono vietati i funerali pubblici perché dai preparativi si comprendeva che si stava preparando un funerale con caroselli e manifesti dalla chiara ostentazione criminale. Al passaggio del feretro, addirittura, sarebbe stato imposto ai commercianti di abbassare le saracinesche. Il caso è finito anche in Parlamento.

Stavolta i Ruscica non c'entravano nulla. I carabinieri spulciando sui social e grazie alle intercettazioni hanno capito che quel “Banana” era riferito a Giovanni Nizza, boss di primo piano del clan Santapaola. Giovanni, a differenza dei fratelli Daniele e Andrea, non è al 41bis quindi (almeno fino ad ora) ha potuto comunicare anche con le videochiamate con la moglie. Call che si sono trasformate - a volte - in summit mafiosi da remoto.

L'annacata in via Stella Polare


Ma torniamo alla festa. Un anno dopo, nel 2023, sul cereo dei pescivendoli è salito per una breve “annacata” il nipote di Giovanni Nizza. Tutto è finito sui social. Anzi c'è stato un parente del boss che ha condiviso post e foto, quasi inequivocabili. E si è parlato anche della prova di resistenza fra le candelore attorno alla quale, secondo alcuni pentiti, ci sarebbe un giro di scommesse.
Il 29 gennaio 2023 lo stesso personaggio dal cognome Nizza farà capire che in quell’edizione «non ci sarà alcun vincitore» fra pescivendoli e fruttivendoli «perché semu tutti na cosa (siamo tutti una cosa)». Il capitolo Nizza non si chiude così: un cereo votivo nel 2023 è passato in via Stella Polare facendo una sosta davanti un altarino della martire con tanto di annacata e fuochi d'artificio. Ma, guarda caso, acconto c'è il portone del palazzo dove abitano Salvatore e Daniele Nizza, quest'ultimo uomo d'onore di Cosa nostra. Facendo una ricerca gli investigatori avrebbero scoperto che la sosta avviene da tempo e che prima l'altarino non c'era, sarebbe stato creato recentemente.

L'uso distorto della religione

Le soste e i drappi con dediche sarebbero il modo per “qualcuno” di ostentare forza e potere attraverso le candelore, che dovrebbero simboleggiare solo fede, legalità e preghiera. Non è stato casuale il passaggio dell'omelia dell'arcivescovo Luigi Renna, pronunciato per le celebrazioni d'agosto in onore di Sant'Agata, in cui dice che il legame con la martire «va purificato da tutto ciò che è indegno di lei, come ad esempio quanto avvenuto quando alcuni hanno osato mescolare il loro nome, carico di un malaffare da cui preghiamo Sant’Agata che si convertano, con una candelora, che ricordiamo, è un segno di fede da rispettare».

I contatti sospetti con il clan Mazzei



Un altro capitolo dell'informativa, che nel 2023 è finita sulle scrivanie di Palazzo Minoriti ed è stata illustrata dal procuratore aggiunto Francesco Puleio durante un Comitato per l'Ordine e la Sicurezza pubblica a cui partecipò anche il Ministro Piantedosi, verte sui contatti ritenuti poco trasparenti con Gaetano Pellegrino ‘u funciutu, boss dei Mazzei in carcere dopo la condanna nel processo Ippocampo diventata definitiva. Piccola annotazione, il 6 febbraio 2023 Pellegrino ‘u funciutu’ al culmine di un litigio è stato ferito con un coltello. Un altro fratello, Antonino Gianluca Pellegrino, è finito alcuni mesi fa dietro le sbarre per espiare una pena irrevocabile per droga.
Nell’informativa ci sono citate soste, valutate come sospette, davanti negozi di frutta ma anche patronati a San Cristoforo. Di patronati si occupa Riccardo Pellegrino, fratello di Gaetano e attuale vicepresidente vicario del Consiglio Comunale di Catania, che è stato condannato per corruzione elettoral in primo grado. Il politico ha più volte professato la sua innocenza (ha infatti presentato ricorso in Appello) e ha condannato qualsiasi forma di illegalità (anche mafiosa). Ultimamente è stato anche il fautore dell'istanza per cambiare il nome di via Belfiore in via Rosario Livatino, nome del giudice ragazzino assassinato dalla mafia.

Opacità e anomalie

Connivenze sospette i carabinieri nel corso delle indagini sulla gestione della festa le hanno trovate anche con i figli di Alfio Ferlito, il mafioso che sfidò Nitto Santapaola e fu ammazzato nella strage della Circonvallazione di Palermo nel 1982.
Per gli investigatori qualcosa di ombroso nel sistema che ruota attorno al mondo delle candelore ci sarebbe: nulla, dal punto di vista tecnico, di penalmente rilevante ma da monitorare senz'altro. Nel corso delle indagini i carabinieri della compagnia di Piazza Dante hanno convocato i responsabili di tutti i cerei. E due di loro, quello degli ortofrutticoli e del Villaggio Sant'Agata, hanno deciso di dimettersi. In una lettera inviata in redazione hanno smentito qualsiasi collegamento fra la scelta e gli accertamenti dei militari. «Dopo quarant'anni di attività abbiamo esaurito ogni entusiasmo verso la festa», hanno scritto dicendo che nulla era stato riscontrato dai carabinieri. Analisi quantomai errata, perché i militari hanno anche evidenziato opacità e anomalie sui modi di riscossione di finanziamenti e donazioni ad alcune corporazioni.

Le soste vietate

Dal punto di vista delle soste sospette qualcosa, dopo quel comitato del 2023 con Piantedosi, si è mosso. E, infatti, negli ultimi due anni la Questura ha vietato delle tappe (alcune già programmate) che avrebbero potuto portare a comportamenti di ostentazione non conformi alla religiosità della festa oppure far trasparire legami, anche indiretti, a clan mafiosi. In particolare nella zona del “Traforo”, fortino dei Mazzei conosciuti come i “carcagnusi”. Tutto il resto, invece, è rimasto sulla carta. Ma le parole di Renna fanno ben sperare a un cambiamento radicale. Di purificazione, appunto.