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Livatino, coro di no al trasferimento della salma: «Rosario resti a Canicattì»

Di Redazione |

CANICATTÌ – Un gruppo di cittadini ed estimatori del giudice Rosario Livatino ha inviato una lettera al cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, chiedendo rassicurazioni in merito alla possibilità che le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia vengano traslate fuori dalla sua città natale e di residenza.

Il gruppo formato da ex compagni di scuola, concittadini ed amici del magistrato ucciso il 21 settembre 1990 alle porte di Agrigento ha saputo da fonti vicine ed interne alla Curia dell’ipotesi che sarebbe in fase avanzata di traslare forse in cattedrale la salma di Rosario Livatino il cui processo di beatificazione approdato a Roma nel 2018 sarebbe alle battute finali.

Gli autori della lettera inviata al Cardinale Montenegro via email si dicono «profondamente contrari all’ipotesi la cui realizzazione tradirebbe la volontà di Rosario di vivere e restare a Canicattì». Anche Giuseppe Palilla presidente dell’associazione Amici del Giudice Rosario Livatino non sarebbe favorevole a questa traslazione. «Non siamo tra i destinatari della lettera e quindi rinviamo a Sua Eminenza Montenegro rispondere e smentirne il contenuto. E’ chiaro – conclude Palilla compagno di liceo di Livatino – che i genitori e lo stesso Rosario da sempre hanno pensato di restare sempre uniti in una sola cappella di famiglia assieme ad ascendenti e discendenti come è avvenuto nel 1993. Agire diversamente sarebbe tradirne il volere. Speriamo che sia una ipotesi destituita da fondamento». Anche il sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura, prende posizione su quelle che al momento potrebbero essere voci. «Rosario Livatino rappresenta un pezzo illustre della storia della nostra città e per questo deve restare qui con tutto il suo patrimonio di idee, esempi e valori. Piuttosto cercheremo di impegnarci per far sì che la testimonianza sia quotidiana». Le associazioni «Tecnopolis» e “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino» alcuni anni fa hanno chiesto con una petizione al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al Presidente della Regione Siciliana di acquisire “Casa Livatino» andata in eredità alla badante del dottor Vincenzo Livatino per metterla a disposizione della comunità. Una richiesta che è stata di recente rinnovata.

La questione era stata sollevata da Salvatore Insenga, cugino di primo grado  e unico parente prossimo ancora in vita di Rosario Livatino. “Devo constatare con profonda amarezza – ha scritto in una lettera – che da diversi anni la figura di mio cugino, Rosario Livatino, è stata strumentalizzata da persone, laici ed ecclesiastici, che vengono erroneamente presentati dai media come parenti stretti del Servo di Dio e peraltro come persone informate sugli sviluppi recenti della causa di beatificazione e canonizzazione in corso in Vaticano. Troppo spesso”, afferma Insenga, “ho sentito in tv e ho letto sui giornali affermazioni sulla vita di Rosario molto di frequente prive di fondamento e pronunciate da persone che non hanno alcuna parentela con mio cugino o che millantano di aver avuto un rapporto confidenziale con lui”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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