L'omicidio per un regolamento di conti tra clan alla Vucciria, chiesti tre ergastoli
La vittima era Emanuele Burgio, figlio di uno dei fiancheggiatori del boss Gianni Nicchi. La sua famiglia non è costituita parte civile
Omicidio a Palermo, fermati i tre presunti killer di Emanuele Burgio
Tre ergastoli sono stati chiesti dalla procura di Palermo per l’omicidio di Emanuele Burgio, il giovane ucciso a colpi di pistola alla Vucciria, il 31 maggio del 2021. E’ questa la richiesta formulata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci e Gaspare Spedale ai giudici della Corte d’assise presieduta da Sergio Gulotta - per i fratelli Domenico e Matteo Romano e il figlio di quest’ultimo, Giovanni Battista.
Secondo l’accusa l’omicidio alla Vucciria maturò in un contesto mafioso e avvenne in via dei Cassari, davanti alla trattoria «Zia Pina», gestita dalla famiglia della vittima, che al momento dell’omicidio era imputato in un processo per droga. Il padre di Emanuele Burgio, Filippo, è stato condannato in passato per aver agevolato il boss di Pagliarelli Gianni Nicchi, e la famiglia del giovane non si è costituita parte civile nel processo.
Per la Procura, l’omicidio avvenuto al culmine di una lite, sarebbe stato studiato in ogni minimo dettaglio. Alla base una serie di dissidi sorti in precedenza tra Burgio e i Romano. Il prossimo 15 maggio sono previste le arringhe degli avvocati difensori Giovanni Castronovo, Vincenzo Giambruno e Raffaele Bonsignore.