La denuncia
Luce, gas e digital: mercato nero tra i call center sui dati degli utenti che poi vengono truffati
Le associazioni dei gestori e di consumatori spronano Governo e Garante. Ad agire sono gli impiegati "infedeli"
I nostri dati personali valgono da 10 ai 30 centesimi sul mercato dei call center a cui si rivolgono i fornitori del settore energetico e digitale. A vendersi i profili degli utenti – come risulta da una denuncia al Garante della privacy da parte delle associazioni che raggruppano gli imprenditori del settore energetico – sono quasi sempre impiegati “infedeli” degli stessi gestori, allettati dai guadagni derivanti dalla cessione di interi lotti che poi finiscono del telemarketing, incubo ormai di tutti. Naturalmente cavalcano l’onda della speranza da parte degli utenti di trovare finalmente un’azienda che offra tariffe più vantaggiose, rispetto agli attuali costi in continuo aumento.
E così sui social ci sono conversazioni così: «Che tipo di liste ti servono? Con iban o senza, gestori deboli oppure servizio elettrico? Con iban e pod vengono 0,30 euro a numero, se vuoi liste più economiche ho altri gestori a 0,10. Ho molti lotti, dipende da quanto vuoi acquistare e offro garanzie. Puoi anche fare acquisti a piccoli lotti, tipo da 50 euro ogni volta». Nelle trattative ci sono dati di utenti luce, gas, telefonia, rubati e venduti illegalmente. Da qui la costante invasione della privacy da call center senza scrupoli. Chi non ha ricevuto almeno una chiamata da un operatore luce, gas, telefonia o di investimenti azionari che dietro una falsa maschera di cortesia nasconde proposte truffaldine? Spesso atti di sciacallaggio che avvengono a qualsiasi orario (dalle 8,30 fino alle 22) e anche nelle festività, con gravi conseguenze per gli utenti più vulnerabili, in primis gli anziani. Una sosta a questo assillo si ebbe durante il Covid, e poco tempo dopo durante la prima fase della guerra tra Russa e Ucraina in cui i prezzi di gas e luce balzarono alle stelle. In quel periodo, dove si cercava un’alternativa alle classiche fonti energetiche, i call center miracolosamente si diradarono.
Ma ora non è più così, nonostante le 256 multe per un totale di 123 milioni di euro, inflitte dal Garante della privacy dal momento in cui nel 2016 è entrato in vigore il Regolamento generale sulla protezione dei dati, e malgrado la presenza di un Registro delle opposizioni. All’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) arrivano circa 4mila segnalazioni al mese dei cittadini vittime di presunti truffatori che si presentano come associazioni di tutela dei consumatori, noti fornitori o distributori regionali di energia.
E per avvalorare la loro autenticità, forniscono al cliente dettagli sui dati personali quali nome, indirizzo di fornitura, codice fiscale, codice cliente: «Buongiorno, sono Marco Rossi dell’ufficio clienti dell’Azienda X. La contatto perché abbiamo una straordinaria offerta esclusiva per il suo contratto di luce e gas. Posso chiederle se è soddisfatto del suo attuale fornitore?». Utente «Non sono interessato, grazie». Telefonista: «Capisco, ma le assicuro che questa offerta le farà risparmiare fino al 20% sulle sue bollette annuali. Basta un minuto per verificare, posso avere il numero del suo contatore?». Utente: «Non voglio condividere queste informazioni». Telefonista: «Non si preoccupi, è una prassi standard. Inoltre, vede che il nostro sistema mi dice che il suo contratto attuale scade tra tre mesi. Sarebbe un peccato non approfittare di questa offerta». E se si arriva a questo punto, il potenziale cliente è già agganciato.Ma come difendersi da questa continua e fastidiosa sequenza di proposte provenienti da call center truffaldini? «Intanto non bisogna mai fornire dati personali al telefono; chiedere sempre di inviare l’offerta via email per poterla valutare con calma; verificare l’identità dell’operatore e la compagnia rappresentata; segnalare subito alle autorità eventuali tentativi di truffa» consigliano le associazioni del settore energetico e dei consumatori Arte, Assium, Assocall, Assocontact, Consumerismo, Osservatorio imprese e consumatori.
Le stesse associazioni a luglio scorso hanno anche siglato il primo esposto congiunto inviandolo al Garante della privacy, all’Arera, all’Agcm, all’Agcom e all’Agenzia italiana per il digitale. Un atto con il quale consumatori, resellers, traders di energia, utility manager e contact center si uniscono in una battaglia comune per stoppare la fuga di dati nel settore energetico. Così chiedono «di avviare indagini istruttorie al fine di verificare la reale sicurezza dei dati delle nostre utenze energetiche e adottare i conseguenti provvedimenti, riservandosi espressamente di presentare formale esposto/querela sulla scorta dei fatti narrati all’organo di autorità giudiziaria competente».Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sempre nell’estate scorsa ha incontrato il presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, concordando sulla necessità di intervenire «rapidamente per mettere fine a comportamenti illeciti, esplorando nuove soluzioni per eliminare questo tipo di violazioni, applicando le norme esistenti e le sanzioni previste per colpire chi viola le regole e commette comportamenti inaccettabili a danno dei consumatori. Si stanno inoltre delineando ulteriori e più efficaci interventi». Eppure non c’è ancora una ferrea azione di contrasto, ma le associazioni non demordono e continuano a pressare il Governo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA