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Mafia, la “nuova famiglia” dei Mazzei: pena ridotta al cognato del boss

Undici anni in appello per Gioacchino Intravaia

Laura Distefano

17 Giugno 2023, 19:27

gioacchino intravaia

La Corte d’Appello ha ridotto la pena per Gioacchino Intravaia a 11 anni di reclusione. È arrivata ieri la sentenza di secondo grado del processo Nuova Famiglia che diversi anni fa riuscì a sferrare un duro colpo alla cupola operativa del clan Mazzei.
Il pg Andrea Ursino aveva chiesto alla Corte per il reato di associazione mafiosa e per l’intestazione del giardino d’inverno la conferma della sentenza di primo grado. Ma dichiarando prescritto il secondo reato il collegio ha riformato la pena nei confronti dell’imputato, difeso dagli avvocati Salvo Pace e Francesco Antille. L’accusa di mafia è considerata fino al gennaio del 2015.

La Corte d’Appello ha invece assolto, accogliendo la richiesta del pg, Fabio Tenerelli dall’accusa di rapina. In particolare l’imputato - difeso dagli avvocati Giuseppe Rapisarda e Salvo Centorbi - fu accusato del colpo messo a segno a bordo di un convoglio ferroviario nell’estate del 2014. In primo grado Tenerelli era stato condannato a 8 anni e 2 mesi.

È stata emessa una sentenza per intervenuta prescrizione in riferimento all’intestazione fittizia nei confronti di Giuseppe Rapisarda (il pg aveva chiesto conferma della sentenza), Claudio Spampinato (difeso da Gaetano Pennisi). Per quest’ultimo Ursino aveva chiesto l’assoluzione.
La Corte d’Appello ha assolto, accogliendo la richiesta del pg, Orazio Lizzio ed Emilio Pedalino. I due erano accusati di truffa a una compagnia assicurativa.

Sebastiano Mazzei durante la latitanza, tra il 2014 e il 2015, scelse come suo portavoce il cognato Gioacchino Intravaia. Al marito della sorella, insomma, affidò gli affari di famiglia. I finanzieri in quel periodo, continuando il lavoro già cominciato con il blitz Scarface, non mollarono la presa sul clan dei carcagnusi. Il 6 ottobre del 2015 scattò infatti l’inchiesta da cui è scaturito il processo.
Mazzei junior, figlio dell’uomo d’onore Santo battezzato dai corleonesi, spostò la residenza in via Vico delle Rose a Ragalna per sfuggire alla cattura. E in quel lasso di tempo il clan del ‘traforo’ (così è conosciuta via Belfiore a San Cristoforo, ndr) ci pensò Intravaia a rimettere in piedi la cosca che stava pagando lo scotto di diverse retate. Alcune operazioni di polizia giudiziaria avevano anche svuotate la cassaforte della cosca, mettendo i sigilli al tesoro economico e finanziario dei Mazzei.

Gioacchino Intravaia è anche imputato in un altro procedimento che è un passo dall’ultimo scoglio giudiziario. Si tratta del processo Ippocampo che vede coinvolti Nuccio Mazzei e anche la madre Rosa Morace. Il filone giudiziaria arriverà tra qualche tempo per la sua volta a Roma in Cassazione. Due anni fa infatti già la Suprema Corte aveva annullato con rinvio le condanne d’appello. Ma alla fine dei giochi il verdetto bis di secondo grado riportò solamente indietro le lancette dell’orologio condannando i coinvolti, quasi con le medesime pene inflitte nella sentenza che era tornata indietro dalla capitale.