Manager sanità, “gioie” in Sicilia: ogni anno premi per 800mila euro

Di Mario Barresi / 09 Ottobre 2018

CATANIA – L’immediata richiesta che il governo regionale dovrebbe fare ai futuri manager della sanità, prima ancora del solenne giuramento sulla qualità del loro lavoro, è la trasparenza. A partire da se stessi. Nell’era degli open data, ad esempio, è quasi impossibile sapere quanto guadagnino i vertici sanitari siciliani come bonus integrativo rispetto ai loro già lauti stipendi. E anche quando una forza parlamentare d’opposizione – in questo caso il Movimento 5stelle – chiede l’accesso agli atti, dentro i palazzi della sanità siciliana si alza una cortina di fumo. I dati arrivano col contagocce. Quando arrivano, magari riferiti soltanto ai predecessori di chi è in carica. E dunque se ci si pone una domanda – a quanto ammontano ogni anno le indennità integrative dei manager sanitari siciliani? – la risposta non può che essere soltanto una cifra stimata, 800mila euro, risalente a tre anni fa.

 «Sanità siciliana allo sfascio? Poco importa, i premi di   produzione per la governance del pianeta dei camici bianchi   dell’Isola scattano ugualmente. Per il 2015 per i 17 manager   delle aziende sanitarie, ospedaliere e policlinici il semaforo   verde è scattato per una cifra complessiva di circa 800mila   euro. E con la sanità che ci ritroviamo ci pare una   provocazione, quasi una farsa, oltre che un regalo bello e   buono». C’è anche un carico di rabbia, nella denuncia dei   deputati M5S della commissione Salute dell’Ars (Francesco   Cappello, Salvatore Siragusa, Antonio De Luca e Giorgio   Pasqua), dopo avere ricevuto le carte sui manager.

 A rispondere al Movimento, che, tramite una richiesta di   accesso agli atti, ha chiesto ragguagli per gli anni 2015,   2106, 2017, sono state solo sei aziende (le Asp di Palermo,   Agrigento, Catania e Trapani, il Policlinico di Messina e il   Civico di Palermo) ma soltanto per il 2015. Silenzio quasi   totale per il 2016 e per il 2017 (Asp etnea a parte, che ha   fornito tutto). «Proprio in queste ore – afferma il deputato   Francesco Cappello – sono arrivati altri dati che esamineremo   presto. A chi non risponderà faremo una diffida. I dati   dovrebbero essere pubblici, ma non tutti lo sono e quando lo   sono, i dati sono pubblicati in maniera che ne rende difficile la   rintracciabilità».

 I premi di produzione dei manager possono arrivare fino al   20% della retribuzione, sulla base dei risultati di gestione   ottenuti e della realizzazione e degli obiettivi di salute e di   funzionamento dei servizi assegnati al direttore generale dalla   Regione. «E tutti gli obiettivi – spiega Cappello – vanno   stranamente e regolarmente in porto, con la conseguenza che   nelle tasche dei direttori generali, sanitari e amministrativi   ogni anno finiscono cifre aggiuntive alla paga che vanno dai   13mila ai 25mila euro. Abbiamo chiesto i dati per tre anni e   finora solo in pochi ci hanno risposto e solo per il 2015. In   pratica i manager ci hanno inviato i dati dei loro predecessori   e non i propri. Un caso? Non credo». Il dato di 800mila euro è   «una proiezione fatta in base ai dati in nostro possesso, ma è   altamente verosimile». A giudicare dai premi «ci dovremmo trovare di fronte a una sanità eccellente, ma è evidente che non è così e basta fare un salto ai pronto soccorso o provare a prenotare una visita specialistica per rendersene conto. Anche se non espressamente esplicitato negli obiettivi del 2015, infatti, l’efficienza dei pronto soccorso rientra nel miglioramento della qualità delle strutture ospedaliere. Per gli anni successivi la voce, invece, è tra gli obiettivi. Siamo curiosi di vedere cosa succederà». Quella dei «premi di produzione praticamente regalati sta diventando un’indecenza, addirittura una farsa», dice Cappello. Aggiungendo: «All’assessore Razza, che ha avallato i premi per il 2015, chiediamo un controllo serrato e lo stop, per il futuro, delle indennità aggiuntive in caso di palesi inefficienze. Niente più sconti a nessuno, specie quando di mezzo c’è la salute dei siciliani».

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