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Matteo Messina Denaro sotto interrogatorio a L’Aquila, i pm di Palermo nel carcere di massima sicurezza sperando che collabori

E' probabile che la sua audizione sia cominciata dagli ultimi anni di latitanza a Campobello di Mazara.

Di Redazione |

Il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, e il suo aggiunto Paolo Guida, sono nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila per interrogare il boss Matteo Messina Denaro, arrestato il 16 gennaio scorso a Palermo da carabinieri del Ros dopo 30 anni di latitanza.

Alle 14.30 il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, e il suo aggiunto, Paolo Guida, sono arrivati nel carcere dell’Aquila, insieme alla scorta, a bordo di cinque auto di grossa cilindrata a serene spiegate. Numerosi giornalisti stanno sostando davanti alle porte del carcere. Il boss, che è stato arrestato il 16 gennaio scorso a Palermo da carabinieri del Ros, si trova all’Aquila dal 17 gennaio dove sta ricevendo le cure per il cancro da cui è affetto direttamente in carcere, in una stanza infermieristica appositamente allestita.

Quale strategia adotterà Messina Denaro? E' quello che si chiedono in molti. Collaborerà con la giustizia? «Che Messina Denaro collabori lo speriamo tutti – aveva detto il 19 gennario il procuratore generale Antonino Patti al termine dell'udienza del primo processo nel quale sarebbe potuto comparire come imputato dopo la cattura – ma nessuno di noi può saperlo. E' depositario di conoscenze sulla stagione stragista del '92 e '94 ancora oggi non sondate e sconosciute da altri collaboratori. Il livello di conoscenza di Messina Denaro per il rapporto stretto con Riina era probabilmente superiore a tutto quello che ci hanno raccontato i collaboratori. Fino ad oggi Messina Denaro è  uno dei mandanti delle stragi del '92, ma anche uno di quelli che già  nella fase iniziale aveva messo mano a questo progetto con la "missione romana" dove addirittura è protagonista materiale, insieme a Graviano e agli altri».

Il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia all'indomani dell'arresto aveva detto che c'erano «diverse fasi di indagine in corso. Innanzitutto su chi lo ha protetto oggi a Campobello di Mazara, poi – aveva aggiunto – c'e' il grosso del lavoro, cioè ricostruire i 29 anni precedenti. È evidente che 29 anni di latitanza più  uno, non si fanno solo in quel territorio».

E' probabile quindi che il suo interrogatorio sia cominciato proprio dagli ultimi anni di latitanza a Campobello di Mazara.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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