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Mazzette eolico, il figlio di Nicastri ai giudici: «Non so se Siri fosse a conoscenza dei 30 mila € promessi da Arata»

Di Redazione |

ROMA – «Ho sentito dire (in quella occasione – ndr) che c’era questa promessa di 30 mila euro, però se fosse solo intenzione di Arata o che il senatore Siri ne fosse a conoscenza non so dire». E’ quanto affermato da Manlio Nicastri, figlio di Vito “re” dell’eolico, sentito oggi dal gip di Roma, così come il padre, nel corso di un incidente probatorio. Nicastri ha risposto in relazione all’intercettazione ambientale del 10 settembre in cui l’imprenditore Paolo Arata afferma: «gli do 30 mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…». I due Nicastri sono stati chiamati a confermare quanto a loro conoscenza in merito al presunto piano di Arata di corrompere l’ex sottosegretario della Lega con 30mila euro per ottenere in cambio emendamenti a favore delle sue aziende nel settore dell’eolico delle quali Nicastri sarebbe stato socio. Al centro in particolare la frase intercettata dagli investigatori in cui Arata dice al figlio Francesco e a Manlio Nicastri «gli dò 30 mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…». 

«Noi siamo terzi rispetto alla vicenda, queste sono chiacchiere fatte da soggetti diversi rispetto a Siri. Durante l’incidente probatorio è emerso in modo inconfutabile non solo che non c’è stata dazione, ma neanche offerta». Lo afferma l’avvocato Fabio Pinelli, difensore dell’ex sottosegretario alle Infrastruttre Armando Siri (indagato per corruzione a Roma), al termine dell’incidente probatorio in cui sono stati ascoltati Vito e Manlio Nicastri. «Faccio presente, in ogni modo, che l’eventuale offerta sarebbe stata respinta da Siri. Ma sia Vito Nicastri sia suo figlio hanno detto che nessuna offerta è stata fatta. Manlio, e lo ha spiegato oggi in aula, ha inteso le parole di Arata come un’intenzione di cui si era ripromesso lo stesso ex deputato di Forza Italia. L’offerta però sarebbe dovuta essere fatta dopo l’approvazione dell’emendamento che non è stato però approvato. Siamo fiduciosi che la magistratura prenda atto della totale estraneità di Siri», ha concluso il penalista.

«Manlio Nicastri ha escluso che il senatore fosse a conoscenza di dazione di denaro. Entrambi hanno riferito di aver interpretato le parole di Arata come un’intenzione dello stesso, ma nulla più. Siri dunque non sapeva dei 30 mila euro». Lo afferma l’avvocato Gaetano Scalise, difensore dell’imprenditore Paolo Arata, lasciando il tribunale di Roma dopo l’incidente probatorio in cui sono stati ascoltati Vito e Manlio Nicastri. «Il mio assistito dà una interpretazione completamente diversa a quelle parole nel corso del suo interrogatorio che è stato secretato. La frase va circoscritta nella giusta cornice che non è quella certamente di un atto di una promessa corruttiva», ha concluso il penalistaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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