Notizie Locali


SEZIONI
Catania 19°

Cronaca

Messina, un rione trasformato in fortino della droga: raffica di arresti

Di Redazione |

MESSINA – La Polizia di Messina sta eseguendo decine di misure cautelari nei confronti degli appartenenti a due organizzazioni criminali di trafficanti di droga attive nel rione di Giostra, in passato teatro di una guerra tra i clan degli Arrigo e dei Bonanno per il controllo del territorio e del mercato degli stupefacenti. Le indagini, condotte dalla Squadra mobile diretta da Antonio Sfameni e coordinate dalla Dda guidata da Maurizio De Lucia, hanno consentito di far luce anche su una serie di tentati omicidi avvenuti proprio per contrasti nel mondo del traffico e dello spaccio di droga. Nel blitz sono stati impegnati 350 uomini di Polizia.

L’operazione, denominata “Market Place”, ha consentito di scoprire due organizzazioni criminali in grado di movimentare grosse quantità di droga (cocaina, marijuana, hashish e skunk) e di gestire una capillare distribuzione attraverso numerosi pusher attivi in città e in provincia.

Le intercettazioni telefoniche ed ambientali, la visione delle immagini delle telecamere di osservazione, i servizi sul territorio e i tanti riscontri all’attività di vendita (oltre 1.000 gli episodi documentati) hanno svelato una vera e propria “centrale dello spaccio” organizzata negli edifici delle case popolari di via Seminario Estivo. Diversi i pentiti che hanno collaborato all’indagine.

Alcuni indagati sono finiti in carcere, altri ai domiciliari, ad altri ancora è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sequestrati appartamenti, garage, auto, moto e denaro.

Le case popolari del rione Giostra, in cui le organizzazioni di trafficanti di droga scoperte dalla Polizia avevano creato la loro base, erano vere e proprie roccaforti munite di impianti di videosorveglianza che controllavano gli accessi, permettendo attraverso schermi collocati all’interno delle abitazioni di vedere immediatamente l’arrivo delle forze dell’ordine. Emerge dall’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile diretta da Antonio Sfameni, che oggi ha portato a decine di misure cautelari. A integrare i sistemi tecnologici di rilevazione di presenze indesiderate, veniva utilizzato il più tradizionale metodo del passaparola tra i condomini, tra i clienti, pronti ad avvisare gli spacciatori di eventuali controlli in corso, e delle vedette.

I trafficanti, inoltre, potevano contare su un’ampia rete di fornitori indispensabile per garantire il flusso di droga e che consentiva di far fronte alla continua domanda d’acquisto. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Minardi ha parlato della centrale di spaccio come della «Scampia di Messina». Le organizzazioni criminali avevano creato una serie di punti vendita nelle diverse palazzine del complesso, utilizzati sia per lo smercio al dettaglio ai tossicodipendenti e come base per la distribuzione degli stupefacenti a decine di pusher, che erano anche clienti e provvedevano a loro volta alla vendita al minuto per autofinanziarsi. All’interno di ciascun appartamento adibito a rivendita e gestito da uno dei componenti della banda che aveva messo a disposizione la sua abitazione, con la collaborazione del nucleo familiare, l’attività di spaccio veniva garantita giorno e notte. 

Il cliente ordinava la droga dal pianerottolo della casa, trasformata in supermercato degli stupefacenti. In caso di impedimento temporaneo del pusher che aveva messo a disposizione del clan la sua abitazione, la distribuzione della droga veniva gestita dagli altri membri della sua famiglia, sempre all’interno della stessa palazzina, o delegata a complici che gestivano le altre piazze di vendita. Un modus operandi consolidato che emerge dall’inchiesta della polizia di Messina.

Secondo l’inchiesta, uno dei due gruppi criminali scoperti era guidato da Angelo Arrigo, che coordinava le diverse piazze di spaccio. Era lui a tirare le fila dell’organizzazione, curando l’approvvigionamento della droga, gestendo le negoziazioni sui quantitativi e sui prezzi, decidendo se e a chi azzerare un debito o concedere uno sconto e risolvendo i problemi connessi ai controlli delle forze dell’ordine (ad esempio, con il frequente ricorso a vere e proprie vedette che avvertivano dell’arrivo di persone o auto sospette).

L’inchiesta della polizia di Messina, coordinata dalla Dda, ha preso il via dopo un attentato commesso il 25 gennaio 2017 nei confronti di due familiari di Angelo Arrigo, Gaetano e Paolo, padre e figlio, feriti da colpi di pistola sparati da un uomo che li aveva affiancati in scooter. Entrambi vennero gambizzati. Solo qualche giorno dopo, il 28 gennaio, venne incendiata la loro auto. Fin da subito, le indagini si sono indirizzate sulla malavita locale e sul traffico di stupefacenti.

Arrigo nella gestione degli affari era affiancato secondo gli investigatori dal fratello Paolo, suo braccio destro, che svolgeva anche compiti di «custode» delle scorte di stupefacente della associazione criminale. Altri due personaggi chiave dell’inchiesta sono Vittorio e Girolamo Stracuzzi che gestivano lo spaccio nello stabile C delle case popolari del rione Giostra, mentre Arrigo era il referente della palazzina B. Ogni indagato era aiutato dagli altri componenti del suo gruppo familiare: in particolare, intorno alla figura di Vittorio Stracuzzi ruotavano, oltre al fratello e suo alter ego Girolamo, la moglie, Beatrice Rossano, la suocera Mariella Barbera (sorella dei collaboratori di giustizia Gaetano e Vincenzo Barbera), i cognati Stello e Pasquale Rossano, e Marco Talamo. 

Secondo l’inchiesta, Arrigo gestiva la clientela e veniva abitualmente aiutato dalla moglie, Ramona Assenzio, che accoglieva i clienti in assenza del marito e si premurava di informarlo, comunicando con cautela per timore di essere intercettata, della presenza di acquirenti. Dopo l’arresto dell’uomo, finito in manette nei mesi scorsi, la donna ha gestito gli affari. Altro personaggio emerso dalle indagini, secondo le quali gestiva un punto vendita di droga sempre nello stesso complesso di case popolari, era Gianluca Siavash. Della banda facevano parte anche Davide Puleo, Marzia Agliolo, Eugenio Sebenico, Giosuè Orlando e Carmelo Prospero che avevano il ruolo di rifornitori di droga e di clienti al dettaglio. 

A controllare il traffico di droga in città, oltre al clan Arrigo e alle «cellule» che gravitavano attorno ad esso, era l’organizzazione criminale che faceva capo ad Antonio Bonanno. Del suo gruppo facevano parte Filippo Cannavò e Edoardo Puglisi, che custodivano lo stupefacente e svolgevano attività di spaccio al minuto, la moglie Veronica Vinci, che teneva la cassa e riscuotere i guadagni e Luigi Vinci che aveva il compito di bonificare i luoghi in cui si temeva potessero essere installate delle microspie. La banda poteva contare sulla disponibilità di armi da utilizzare per assicurare un efficace controllo del territorio e del mercato dello spaccio. 

I nomi degli arrestati:

Paolo Arrigo, 31 anni

Antonio Bonanno, 39 anni

Gaetano Barbera, 51

Angelo Arrigo, 33 anni

Vittorio Stracuzzi, 35

Pasquale Rossano, 35

Stello Rossano, 33 anni

Marco Talamo, 34 anni

Girolamo Stracuzzi, 38

Giuseppe Bonanno, 67 anni

Gianluca Slavash, 32 anni

Antonino Stracuzzi, 60 anni

Antonino Arrigo, 48

Carmelo Prospero, 38

Davide Puleo, 34

Giosuè Orlando, 29

Eugenio Sebenico, 42

Marzia Agliolo Quartalaro, 39

Antonino Ardizzone, 55

Veronica Vinci, 35

Filipo Cannavò, 39

Carlo Pimpo, 40

Carlo Altavilla, 35

Alessandro Martinez, 33

Pasquale La Rosa, 43

Carmelo Amante, 45

Salvatore Rolla, 54

Simone Rolla, 55

Ai domiciliari sono finiti:

Beatrice Rossano, 31

Maria Barbera, 47

Giuseppa Brigandì, 69

Cocetta Assenzio, 55

Alessia Stracuzzi, 29

Ramona Assenzio, 43

Alessandro Ragonese, 47

Manuela Valenti, 31

Luigi Vinci, 41

Edoardo Puglisi, 46

Natale Viola, 48.

Obbligo di firma per:

Federico Russo, 47

Maximilian Attardi, 23

Alessandro Bombaci, 45

Carmelino Ingemi, 52

Massino Ingemi, 45

Santo Giannino, 42

Marco Trimboli,39

Daniela Monti, 42

Sandro Minutoli, 44

Marco Fazio, 35

Alessandro Urbino, 27

Enrico Caristi, 27

Santo Pizzo, 35. 

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati