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«Mi butto di sotto», fermato dall’amico: a Portopalo torna il fenomeno Blue Whale

Di Sergio Taccone |

PORTOPALO DI CAPO PASSERO – Scongiurato un nuovo probabile caso di “blue whale”. I fatti sono accaduti a Portopalo, alla scuola media di via Tonnara, plesso scolastico dipendente dall’Istituto comprensivo Silvio Pellico di Pachino.

Alcuni giorni fa, un alunno sarebbe stato quasi in procinto di lanciarsi a testa indietro da una finestra del bagno della scuola, sita al piano superiore dell’edificio. A dissuadere il ragazzo è stato un suo coetaneo che lo ha indotto, con decisione, a scendere dal punto in cui si era collocato e rientrare in classe.

Dalle dinamiche emerse e, soprattutto, da certi passaggi effettuati dalla dirigente scolastica dell’istituto, che si è subito attivata dopo aver appreso l’accaduto, sembra un nuovo caso di blue whale, vero e proprio gioco dell’orrore che ha già ucciso tanti adolescenti in tutto il mondo.

La vicenda, data l’età del ragazzo, è stata trattata con il massimo della cautela e riservatezza dal personale scolastico. I due ragazzi sono stati prima ascoltati dal referente d’istituto, un docente di educazione fisica, che lo ha successivamente riferito alla dirigente scolastica.

In una chat di WhatsApp è partito anche il confronto serrato tra i genitori della classe per esaminare la gravità dell’accaduto. Soltanto la prontezza del ragazzo che si trovava in bagno con il compagno ha evitato il peggio. Il piano superiore è a diversi metri da terra. Nell’immediato si è corso ai ripari predisponendo che il bambino non vada mai in bagno da solo. Ovviamente è stata informata la madre dell’alunno che ha provveduto a disattivare tutte le app installate dal figlio nel telefono. Alla donna è stato chiesto un controllo serrato sull’utilizzo che il ragazzo fa del suo cellulare.

L’istituto Pellico ha anche attivato il servizio di supporto psicologico, per garantire tutte le tutele sia al ragazzo sia alla sua famiglia. «Ci siamo preoccupati – ha affermato un genitore – appena abbiamo compreso la gravità dell’accaduto. Si è provveduto a fare arrivare le opportune segnalazioni ai responsabili dell’istituto dal momento che le dinamiche in questione riguardano un bambino».

Alcuni mesi fa, lo stesso plesso portopalese di scuola media, posto all’ingresso del centro abitato provenendo da Marzamemi, è stato al centro di un caso di bullismo, subito preso in carico anche in quella circostanza dai vertici dirigenziali dell’Istituto comprensivo.

A trovare conferma è un dato fondamentale: i genitori devono proteggere i propri figli da minacce che si trovano in rete. Tra i casi più recenti in Italia c’è quello di un bambino di undici anni che si è tolto la vita a Napoli buttandosi dal balcone.

L’istigazione al suicidio avviene probabilmente attraverso un gioco, gli adolescenti la definiscono challenge, una sfida in cui il ragazzo deve superare prove di crescente pericolosità sino ad arrivare al gesto estremo di togliersi la vita o uccidere una persona cara. Nel caso del bambino napoletano si legge di un personaggio misterioso che avrebbe la funzione di adescare giovani dal web per reclutarli in una serie di prove estreme e oltremodo rischiose.

«È importante che il caso di Portopalo sia venuto subito a galla – conclude un genitore -. Siamo certi che la scuola stia mettendo in atto le procedure necessarie per la salvaguardia di tutti i ragazzi».

Il fenomeno “balena azzurra”

Il Blue Whale è una discussa pratica che sembrerebbe provenire dalla Russia: viene proposta come una sfida in cui un cosiddetto “curatore” può manipolare la volontà e suggestionare i ragazzi sino ad indurli al suicidio, attraverso una serie di 50 azioni pericolose. Le prove prevedono un progressivo avvicinamento al suicidio attraverso pratiche di autolesionismo, comportamenti pericolosi e la visione a film dell’orrore e altre presunte “prove di coraggio”, che vengono documentate con gli smartphone e condivise in rete sui social».

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