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Mico Geraci ucciso per ordine di Bernardo Provenzano poi i boss “eliminarono” i due killer

Il racconto dei pentiti e la fine che fecero i due autori dell'omicidio del sindacalista

Di Redazione |

Per la Procura di Palermo l’omicidio del sindacalista Mico Geraci – assassinato l’8 ottobre del 1998 a Caccamo (Palermo), davanti al figlio e alla moglie – «venne materialmente realizzato da due giovani, poi entrambi morti ammazzati, uno dei quali, peraltro, ucciso ad opera degli stessi odierni destinatari della suddetta ordinanza cautelare».

Il racconto dei pentiti

Secondo alcuni pentiti gli esecutori materiali del delitto sarebbero stati infatti Filippo Lo Coco e Antonino Canu. Il primo venne ucciso il 7 novembre 1998, su ordine dei Rinella, e il secondo il 27 gennaio 2006. I due come raccontano i pentiti «si sarebbero allargati, sarebbero stati due cani sciolti». Canu una prima volta sarebbe stato vittima di un incidente stradale, era il 20 luglio del 1999, ma l’uomo capì che l’incidente nascondeva il tentativo di ucciderlo. Per questo motivo si era rivolto ai carabinieri ai quali aveva reso dichiarazioni anche sul capomafia Salvatore Rinella, il quale, attraverso i «pizzini» aveva chiesto al boss Antonino Giuffrè l’autorizzazione a uccidere Canu.

Secondo Giuffrè, diventato collaboratore di Giustizia, Canu era un «soggetto pericoloso» che doveva essere ucciso «perchè metteva a segno rapine e richieste di pizzo senza chiedere il permesso ai capifamiglia».

Il movente

L’inchiesta condotta dai carabinieri è coordinata dai pm della procura di Termini Imerese. Il delitto di Geraci sarebbe stato ordinato da Bernardo Provenzano a Salvatore e Pietro Rinella scavalcando il capo mandamento di allora Nino Giuffré. Negli ultimi anni ci sono state le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Emanuele Cecala, Andrea Lombardo e Massimiliano Restivo raccolte dal procuratore aggiunto Marzia Sabella, e dai sostituti Giovanni Antoni e Bruno Brucoli.

Mico Geraci invece ha pagato con la vita il suo impegno antimafia e il suo rigore morale. Il sindacalista fu ucciso nel 1998 a Caccamo. Una luce sulla vicenda l’ha data agli inquirenti il pentito Nino Giuffrè all’inizio della sua collaborazione con la giustizia. Ora dopo 25 anni l’inchiesta della dda di Palermo, grazie al contributo di nuovi collaboratori di giustizia, ha individuato i mandanti dell’assassinio, i boss di Trabia Pietro e Salvatore Rinella, incaricati di eliminare il sindacalista scomodo dal capomafia Bernardo Provenzano, «regista» del piano di morte contro Geraci.

Gli esecutori

Secondo quanto dichiarato dai pentiti Emanuele Cecala e Massimiliano Restivo a eseguire materialmente il delitto sarebbero stati due giovani che facevano parte del gruppo di fuoco dei Rinella Filippo Lo Coco, il killer che ha sparato alla vittima davanti ai suoi familiari, e Antonino Canu, che ha curato le fasi logistiche dell’agguato e ha portato via in auto il sicario dalla scena dell’omicidio.

Le prese di posizione contro la mafia

Dopo una esperienza nella dc Geraci si era avvicinato all’onorevole Giuseppe Lumia, allora esponente dei Democratici di Sinistra e componente della Commissione parlamentare Antimafia e aveva progettato di candidarsi a sindaco di Caccamo con una lista civica. In quel contesto, partecipando ad alcune manifestazioni pubbliche, aveva apertamente preso posizione contro i mafiosi locali denunciando il tentativo dei clan di condizionare l’elaborazione del piano regolatore di Caccamo e la gestione dell’acqua. Il sindacalista – hanno raccontato i pentiti – aveva poi rifiutato di occuparsi di pratiche dei contributi agricoli per conto di uomini di Cosa nostra.

Tutti comportamenti che avevano creato malcontento tra gli uomini d’onore della zona che erano andati a lamentarsi da Giuffrè. Pochi mesi prima del delitto Bernardo Provenzano, durante un incontro, aveva chiesto allo stesso Giuffreè – è lui a raccontarlo – se avesse avuto uomini da mettere a disposizione per eseguire un omicidio a Caccamo, senza dirgli chi fosse la vittima. Sentendosi scavalcato l’ex capomafia gli aveva risposto di no. Dopo qualche mese Geraci era stato assassinato. I nuovi pentiti hanno riferito che il padrino corleonese, che a Caccamo aveva la sua roccaforte, per eliminare il sindacalista scomodo si era rivolto ai Rinella.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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