Migrante libero, sentenza di Catania fa discutere. Il giudice: «Decreto incompatibile con norme Ue»
Per molti sentenza da rispettare per la responsabile del Dipartimento immigrazione di FdI si tratta di una scelta politica
Migranti
Fa discutere, e non poco, la sentenza con cui un giudice del Tribunale di Catania ha accolto il ricorso di un migrante, portato nel nuovo centro di Pozzallo da Lampedusa, giudicando il recente decreto del governo «illegittimo in più parti e contestando la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5000 euro da pagare per non andare nel centro».
«La normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale e il provvedimento del questore non è corredato da idonea motivazione perchè difetta ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate, nonché della necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive»: sono alcune delle argomentazioni contenute nel provvedimento con le quali il giudice civile di Catania non ha convalidato il trattenimento del cittadino tunisino che ha fatto ricorso, ritenendolo illegittimo. «Deve infatti escludersi - spiega la giudice - che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale».
«Le sentenze si rispettano. Ho manifestato sempre le perplessità sulla istituzione di questi centri. Il fenomeno dell’immigrazione non si può affrontate solo con queste modalità. Aspettiamo, comunque, che il Ministero dell’Interno, dia indicazioni precise, atteso che non cambia la posizione collaborativa con tutte le istituzioni della città di Pozzallo, da sempre orientata a favorire le politiche dell’accoglienza e dell’integrazione», commenta il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, dopo la decisione del giudice di Catania sul trattenimento di 4 migranti.
«Noi non partecipiamo all’indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza , questa è la democrazia». Così il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, commentando con l’ANSA la decisione del Tribunale di Catania che ha accolto il ricorso di un migrante giudicando illegittimo l’ultimo decreto del governo Meloni.
«La questura di Ragusa ha applicato la nuova procedura di frontiera nei confronti di quattro migranti che erano nel centro di trattenimento di Pozzallo chiedendo la convalida del trattenimento per 28 giorni per esaminare la domanda di protezione internazionale. Il giudice ordinario può convalidare o meno. In questo caso il giudice di Catania non ha convalidato: una pronuncia importantissima perchè stabilisce che la normativa italiana non può che essere disapplicata se non è coerente con quella europea», dice l’avvocato Riccardo Campochiaro, presidente del centro Astaldi di Catania, commentando la decisione del giudice Iolanda Apostolico che non ha convalidato il trattenimento di 4 migranti difesi dagli avvocati Antonio Fiore e Salvatore Vitale.
«Nello specifico spiega il legale - la fideiussione bancaria personale non è compatibile con la direttiva 33 del 2013 dell’Ue nella parte in cui non prevede che la garanzia possa essere prestata da terzi. Il giudice cita l’articolo 10 della Costituzione poichè alla luce di questo principio costituzionale non si può privare ad una persona il diritto di fare ingresso nel territorio italiano per chiedere protezione internazionale solo perchè proviene da un paese di origine ritenuto sicuro». "Inoltre - continua - l’applicazione della procedura di frontiera non può avvenire in luogo diverso rispetto a quello dell’ingresso: i migranti sono arrivati a Lampedusa. Siamo soddisfatti da questa pronuncia perchè ci fa capire che una norma italiana deve rispettare sempre la Costituzione e la normativa internazionale».
Di diverso parere la deputata di FdI, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione. «Il tribunale di Catania, non convalidando il trattenimento dei quattro tunisini soggetti alle nuove procedure accelerate di frontiera disposte dal governo, ha assunto delle decisioni politiche e ideologiche. Le ordinanze appaiono infatti poco ancorate al quadro normativo vigente e immagino che saranno impugnate dall’avvocatura dello Stato. Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il
diritto all’ideologia. Le sentenze sconfessano non solo e non tanto il decreto del governo, ma la normativa europea su cui il decreto poggia».