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Migranti, il Tribunale di Catania annulla 5 trattenimenti ed è nuovo scontro giudici-governo

La decisione, con singoli provvedimenti, ha riguardato tre egiziani e due bengalesi. Come l’Egitto, anche il Bangladesh, come già avvenuto in precedenti valutazioni, è stato ritenuto paese non sicuro

Di Redazione |

Sono cinque, secondo quanto apprende l’ANSA, i provvedimenti di «non convalida» emessi dal Tribunale di Catania di trattenimenti disposti dal Questore di Ragusa per migranti che hanno presentato domanda di riconoscimento di protezione internazionale. La decisione, con singoli provvedimenti, ha riguardato tre egiziani e due bengalesi. Come l’Egitto, evidentemente, anche il Bangladesh, come già avvenuto in precedenti valutazioni, è stato ritenuto paese non sicuro. A firmare, singolarmente, i cinque provvedimenti sono stati tre dei sei giudici della sezione immigrazione che si occupa di protezione internazionale del Tribunale di Catania: Massimo Escher, Rosario Cupri e Stefania Muratore.

In uno dei provvedimenti il giudice dichiara «irrilevante la questione di legittimità costituzionale sollevata dal richiedente protezione» e «non convalida il provvedimento del Questore di Ragusa con il quale è stato disposto di trattenimento» del migrante.In questo caso la decisione è stata del presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, che sottolinea la necessità, nel valutare il trattenimento, di esaminare la qualifica data all’Egitto, con il decreto legge del 23 ottobre 2024, che lo include «in una lista che non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali».

La valutazione sull’Egitto paese non sicuro è stata adottata dal Tribunale di Catania, nel non convalidare il trattenimento di un migrante, «su una serie di fonti di informazioni, comprese in particolare le informazioni fornite da altri Stati membri, dall’Easo, dall’Unhcr, dal Consiglio d’Europa e da altre organizzazioni internazionali competenti». Secondo il presidente Escher è «uno dei Paesi in cui si applica la pena di morte e nel quale il numero delle esecuzioni è fra i più alti del mondo». Vi si sono «verificati anche recentemente casi di detenzioni arbitrarie e arresti senza mandato da parte delle forze di polizia, è comune la pratica della detenzione preventiva e non sono infrequenti le sparizioni forzate». Inoltre, osserva il Tribunale, «si registrano violazioni in materia di libertà di religione e diritti civili, violenze e discriminazioni su donne e minori» e «nell’ultimo rapporto del comitato sulla tortura delle Nazioni Unite si denuncia un uso sistematico della tortura e dei maltrattamenti da parte di polizia, guardie penitenziarie, membri delle forze dell’ordine e degli apparati militari». Per il presidente Escher sono elementi che portano «de plano il decidente a negare che l’Egitto possa ritenersi Paese sicuro alla luce del diritto dell’Unione europea.

Dal governo Meloni arrivano le reazioni di contrarietà alle decisioni dei tre giudici del Tribunale etneo. Per il leader della Lega e vicepremier Salvini «Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo!».

Anche il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri tuona contro i giudici catanesi: «Arriva puntuale un’altra decisione sorprendente da Catania. Nessun Paese è sicuro, nemmeno forse la città di Catania, che ha magistrati di questo genere. Assisto esterrefatto al continuo uso politico della giustizia con modalità tali che usurpano le competenze del potere legislativo e del potere esecutivo. La magistratura in questo Paese è diventato un problema davvero serio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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