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Mineo, la Buona Scuola all’ombra del Cara

Mineo, la Buona Scuola all’ombra del Cara

Di Mario Barresi |

Mineo. Tema: il primo giorno di scuola a Mineo, controversa capitale siciliana dell’immigrazione. Svolgimento: una lezione di vita. Una bella sorpresa. Questa è accoglienza; e Odevaine non c’entra nulla. Questa è Buona Scuola; senza scomodare Renzi e Giannini. I protagonisti? Gli insegnanti, gli operatori del centro, i genitori. Ma soprattutto loro: gli alunni. Li vedi, già prima delle 8, accalcati all’ingresso dell’istituto “Luigi Capuana” (nella foto di Giacomo Alessandro). E quando arriva il pullman dall’ex villaggio dei marines, capisci subito che qui i bambini del Cara non sono diversi.  

«La scuola – certifica Gabriele Clerici, papà dall’accento piemontese – è un fiore all’occhiello anche per l’integrazione. Semmai è fuori che non funziona… ». E Maurizio Tranquillità tranquillizza: «Nessun problema, nessun timore. Nemmeno dopo il “fatto” di Palagonia». Mamma Milena Tamburino giura: «Non ci siamo chiusi in casa, Mineo è una comunità in cui ci conosciamo tutti. Abbiamo accolto i romeni, da anni. E sono stati i nostri figli a insegnarci ad accogliere i migranti del Cara, già dall’asilo».  

Nel paese che si appresta a onorare il centenario dalla morte di Luigi Capuana, le inchieste giudiziarie sul Cara pesano; eccome. Ma non sulla vita dei più piccoli. Ieri, al suono della prima campanella della Media, erano in pochi gli alunni figli dei migranti; oggi, quando si partirà alle Elementari, saranno molti di più. «In tutto quasi una trentina, ma prima sfioravano i cento», racconta Angela Casciana, vicaria del “Capuana”. Che è una scuola “in reggenza”: con una dirigente, Caterina Li Rosi, condivisa con un altro istituto di Grammichele. E quindi ben vengano gli alunni stranieri, anche perché se dall’anno prossimo non si arriva a 600 iscritti (oggi sono 540) ci sarà l’accorpamento, forse con Palagonia. «Chiediamo – ribadisce la vicaria – una deroga come Lampedusa, Lipari e per mantenere l’autonomia.  

Qui la situazione del Cara è imprevedibile, e noi siamo pronti a fare il massimo». Come fanno le docenti Maria Giovanna Bellino e Sebastiana Scaro. Raccontando di un’accoglienza nei fatti, ben prima del ciclone Cara: romeni, tunisini, e le più diverse diversità. Ricordano «rapporti ottimi con gli operatori del Cara, che seguono i bambini anche nel pomeriggio» ed elencano progetti, casi di integrazione. Si chiedono cosa staranno facendo Gift, Miracle, Aisha, Baseluis… Stanno bene a Milano, in Germania o ovunque siano finiti? C’è l’orario corto: si esce. Alle 11,30 sciamano anche all’Alberghiero “Dalla Chiesa”. E sulle scale c’è una prof speciale: il sindaco Anna Aloisi. «Ho rinunciato all’aspettativa, mi fa bene stare a scuola». Per lei sta per suonare la seconda campanella della giornata: in municipio. Dove forse anche oggi incrocerà i carabinieri, intenti a sequestrare altre carte utili ai pm di Catania e Caltagirone per le inchieste sul Cara nelle quali, fra gli altri, è indagata anche lei. Ma davanti a questa Grande Bellezza – l’integrazione, vera, nelle scuole di Mineo – sembra addolcita nonostante veleni e minacce. È più docente e più mamma. «Si è sempre parlato di business, ma in paese l’integrazione è realtà da sempre. Ho scoperto che mio figlio aveva in classe uno del Cara solo a fine anno, perché per lui era normale. Lo dava per scontato, così come tutti gli alunni e i docenti». Poi torna sindaco e assicura «il massimo impegno per salvare l’autonomia del “Capuana”, della quale ho parlato col ministro Giannini, e dal suo staff mi hanno rimandato alla Regione, dove tutto s’è fermato». E rivela un vecchio invito, per necessità e per virtù, alle istituzioni: «Io l’ho chiesto sempre di ridurre il numero dei presenti al Cara e di mandarci soprattutto famiglie con bambini, ma sono stata sempre inascoltata». Magari sarebbe stata, in parte, un’altra storia. Ma non è mai troppo tardi. O no? twitter@MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA