Il retroscena
Misterbianco, le intercettazioni del blitz Mercurio: «A Nino non lo invitare al matrimonio»
Le carte svelano come l’ex consigliere Matteo Marchese sarebbe stato consapevole delle frequentazioni “sospette” di Domenico Colombo, indicato come l’uomo cerniera con il clan
Voleva evitare brutte sorprese Matteo Marchese, l’ex consigliere comunale di Misterbianco (martedì si è dimesso) finito in carcere per voto di scambio politico-mafioso. Alla gip ha detto di non avere idea dei contatti di Domenico Colombo con personaggi della mafia. Il dipendente Amts aveva inoltre il porto d’armi per la caccia: una sorta di distintivo di fedina penale pulita. Nel 2021, in verità, Colombo non aveva avuto alcun guaio giudiziario. Non poteva sapere certamente di essere indagato. Le manette però arriveranno l’anno dopo.
Quanto detto durante l’interrogatorio di garanzia non sarebbe aderente a un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’esecuzione del blitz Mercurio. Quando Colombo chiama Marchese per invitarlo al matrimonio emerge «la consapevolezza del politico – annota la giudice – circa la vicinanza del dipendente Amts alla famiglia Santapaola-Ercolano». Il periodo è antecedente alle amministrative di Misterbianco. Marchese, infatti, delude le aspettative di Colombo che gli chiede di officiare il rito civile: «Si vota a ottobre, non posso sposarti».
Il politico, già vicesindaco nella giunta Di Guardo nel periodo in cui arrivò lo scioglimento per mafia, mette bocca nella lista degli ospiti delle nozze di Colombo. E cerca di essere sicuro che non possano esserci effetti boomerang nella campagna elettorale. Marchese esorta Colombo a non invitare Antonino Bergamo, già condannato per associazione mafiosa in Iblis. Un’altra dimostrazione per la gip del fatto che fosse «perfettamente consapevole dell’appartenenza di Bergamo (conosciuto come Nino Sferro) all’associazione mafiosa».
«Ora mi ascolti Domenico. Tu a Nino, per ora, non lo devi invitare, devi capire certe cose tu. Io in questo momento sono all’opera no? Avanti va certe cose le deve capire, non è che ci voglio male, anzi», dice Marchese. Frase che la giudice etichetta come «un’ammissione involontaria». Colombo, qualche giorno dopo, contatta Bergamo spiegandogli che Marchese si preoccupava della sua presenza alla cerimonia di nozze, ma anche di quella della moglie di Francesco “Colluccio” Santapaola (cugino di secondo grado del capomafia Nitto). La donna è chiamata cugina, ma tra lei e Colombo non c’è alcun rapporto di parentela. La confidenza è generata dal lungo legame di conoscenza tra Colombo e il boss mafioso.
«Ora sai cosa mi ha detto, siccome la testimone è mia cugina, no dice, tu lo sai… mi sto candidando è una cosa importante», confessa. Bergamo, dal canto suo, cerca di capire quale fossero le perplessità di Marchese visto che non aveva problemi a farsi vedere in giro con Colombo: «E allora, scusami, che sta frequentando a te non ci fa niente?». A rispondere è la gip: «In realtà vi era una differenza sostanziale: Colombo, a differenza di Bergamo, fino a quel momento non era stato mai colpito da alcun provvedimento che potesse disvelare una sua appartenenza mafiosa, ragione per cui Marchese non riteneva pericoloso farsi vedere in sua compagnia».
Questa strategia preventiva di Marchese appare inutile a Bergamo considerando che anche loro due hanno un rapporto personale e risalente nel tempo: «Allora noialtri due già ci siamo telefonati, ci sentiamo?». Il Ros, infatti, intercetta diverse volte telefonate e conversazioni tra Marchese e Bergamo. L’argomento sono le battute di caccia. Non di voti, precisiamo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA