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MobilitAria e gli obiettivi della transizione: Catania resta ancora indietro

Il rapporto realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull'Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2024 nelle 14 città metropolitane italiane

Redazione La Sicilia

22 Maggio 2025, 12:59

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Nel 2024 l’andamento della mobilità nelle principali città italiane è generalmente tornato alla situazione precedente alla pandemia Covid-19. La mobilità urbana è ripresa, l'auto è rimasta protagonista degli spostamenti urbani e il tasso di motorizzazione, il più elevato in UE, ha continuato ad aumentare in Italia e nelle principali città del nostro Paese. Questo contesto di transizione costituisce un elemento di preoccupazione, perché ai necessari obiettivi per ridurre inquinamento, congestione, incidentalità e mortalità sulle strade, diventano sempre più urgenti azioni che permettano di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Il rapporto Mobilitaria

Anche quest’anno il Rapporto "MobilitAria 2025", realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull'Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA), analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2024 nelle 14 città metropolitane italiane. Il Rapporto affronta questi temi in modo dettagliato grazie a: un’analisi e alle proposte di Kyoto Club e CNR-IIA per la mobilità sostenibile e la verso città a zero emissioni, un focus delle misure nazionali per finanziare interventi a favore della mobilità sostenibile, uno sguardo sul recepimento della Direttiva europea 2024/2881 sulla qualità dell’aria.

Catania male sul biossido d'azoto


Cagliari, Napoli e Messina registrano valori invariati. Solo Catania (4 superamenti) e Napoli (1) hanno registrato superamenti orari del NO2. Per quanto riguarda il PM10, le concentrazioni medie delle città metropolitane restano nei limiti normativi, ma persistono criticità nell’area padana e in alcune città del sud (Catania, Napoli e Cagliari) per il superamento del limite giornaliero del PM10. Il PM2.5 resta sotto la soglia normativa in tutte le città, ma lontano dai valori raccomandati dall’OMS. Una delle possibili concause dell’assenza di progressi è la crescita record del tasso di motorizzazione: nei grandi centri urbani italiani ci sono dalle 2,5 alle 4 volte più auto rispetto a quanto auspicabile per una mobilità sostenibile, configurando un uso privatistico dello spazio pubblico che impedisce riforme strutturali.

Piste ciclabili ferme

Lo sviluppo delle infrastrutture ciclabili è praticamente fermo, complice l’esaurimento dei fondi del PNRR, mentre la mobilità condivisa subisce contraccolpi da scelte politiche restrittive, in particolare contro i monopattini. Anche la quota di veicoli elettrici cresce lentamente e resta molto lontana dai tassi a doppia cifra di molti Paesi europei. La Legge di Bilancio 2025, infatti, non prevede nuovi fondi per lo sviluppo di metropolitane, tramvie e busvie veloci, né per la mobilità ciclistica e le ciclovie turistiche, con tagli significativi ai fondi esistenti. Al contrario, sono stati stanziati ulteriori 1,5 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto di Messina, portando il totale a oltre 13 miliardi.

Il gender gap

Un autentico gender gap esiste nella mortalità ed incidentalità, dove i maschi sono circa il 75% delle vittime, segno di una guida imprudente e veloce. Line Guida UE ed esperienze europee come Vienna e Barcellona mostrano la strada, integrando da anni la prospettiva di genere nelle politiche urbane e di mobilità sostenibile. Francesco Ferrante, Vicepresidente Kyoto Club: "Procedere rapidamente sulla strada della decarbonizzazione, ricorrere a efficienza energetica e fonti rinnovabili, e togliere veicoli inquinanti dalle nostre strade trasformando il modo in cui ci muoviamo è urgente e necessario se vogliamo risolvere l’emergenza sanitaria dell’inquinamento atmosferico e fermare la crisi climatica. Occorre investire decisamente in mobilità sostenibile (trasporto pubblico locale e mobilità attiva), non come fa la Regione Piemonte, che invece di rafforzare le misure contro lo smog sta operando per far slittare ulteriormente il blocco dei diesel Euro 5, andando in direzione opposta rispetto alle necessità ambientali e sanitariè. Alla luce dei dati del Rapporto MobilitAria 2025, Kyoto Club e CNR-IIA propongono una serie di interventi urgenti per rilanciare la mobilità sostenibile e migliorare la qualità dell’aria nelle città italiane.
L'unico ambito in cui si registra una certa continuità sono i progetti di re-infrastrutturazione del trasporto pubblico nelle grandi città, ma i fondi PNRR non hanno quasi toccato i centri urbani piccoli e medi, e si avvicina rapidamente la scadenza delle risorse. Anche quest’anno Mobilitaria propone un indice sintetico per valutare la distanza delle città italiane dall’obiettivo 2030 di mobilità sostenibile. L’indice aggrega otto dimensioni chiave: trasporto pubblico non inquinante, mobilità ciclabile, mobilità condivisa, tasso di motorizzazione, elettrificazione dei veicoli privati, qualità dell’aria, impatto sanitario e sicurezza stradale. Milano è la città più vicina al raggiungimento degli standard europei di mobilità sostenibile, nonostante i problemi in termini di qualità dell’aria rispetto agli obiettivi europei al 2030. Ultima in classifica Catania, che ha anche il tasso di motorizzazione più elevato: nella città etnea ci sono in circolazione più auto e moto che persone. Gran parte dei grandi centri del Mezzogiorno mostrano notevoli deficit di mobilità sostenibile. Una novità importante dell’edizione 2025 riguarda l'analisi del gender gap nella mobilità. I dati rivelano differenze significative tra uomini e donne negli spostamenti urbani. A Roma una prima indagine 2024 elaborata da RSM dimostra che le donne fanno più spostamenti in genere più brevi, camminano di più ed usano di più il trasporto pubblico rispetto ai maschi.

È necessario un deciso cambio di rotta, a partire da una revisione profonda del Codice della Strada che riconosca il diritto delle città a regolare traffico, velocità e sicurezza, introducendo strumenti efficaci come le "Città 30", le ZTL dinamiche e una regolazione avanzata degli accessi. Serve una politica nazionale che punti chiaramente al riequilibrio modale, dimezzando l’uso dell’auto privata e investendo sul trasporto pubblico elettrico, sulle reti tranviarie e metropolitane, sulla ciclabilità e sulla mobilità condivisa, oggi frenata da scelte miopi e arretrate. Le città devono essere messe nelle condizioni di adottare misure strutturali, con nuovi fondi per il trasporto pubblico, piani decennali per le infrastrutture su ferro e investimenti stabili per ciclovie e mobilità attiva. Va favorita l'elettrificazione del parco veicolare e potenziata la logistica urbana a basse emissioni. È cruciale infine recepire con coraggio la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, rafforzando il monitoraggio ambientale, migliorando l’informazione pubblica e promuovendo politiche locali coerenti e coordinate. Se vogliamo davvero città più vivibili e aria più pulita, il momento di agire è ora.