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Morta a sedici anni per le ustioni provocate dall'esplosione del motore del barcone: nuovo dramma dell'immigrazione

La ragazza era ricoverata al Civico di Palermo

Redazione La Sicilia

30 Maggio 2025, 19:46

Morta a sedici anni per le ustioni provocate dall'esplosione del motore del barcone: nuovo dramma dell'immigrazione

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Per mesi per i medici è stata una paziente senza nome. Sola, senza famiglia, è rimasta ricoverata all’ospedale Civico palermitano per le gravissime bruciature provocate dall’esplosione del motore del barcone su cui, a forza, in Libia, era stata fatta salire insieme ad altre quattro ragazze.

Qualche giorno fa la, madre è stata rintracciata e ha potuto riabbracciare la 16enne. Per poco tempo madre e figlia si sono ritrovate e sono state insieme: la ragazzina è morta ieri in ospedale. Al centro Grandi ustioni, dove era stata trasferita d’urgenza dopo l’arrivo a Lampedusa, i sanitari hanno combattuto per salvarla. E insieme ai funzionari del sistema di accoglienza e integrazione del Comune sono riusciti a ritrovare la madre e a farla venire in Italia, sperando che la sua presenza potesse aiutare la paziente ad affrontare e superare le operazioni che l'aspettavano. Negli ultimi giorni la giovane eritrea sembrava stare meglio, ieri, però, le sue condizioni sono precipitate ed è morta.

Solo nelle ultime settimane, nei pochi momenti in cui era cosciente e poteva parlare, i volontari del Comune sono riusciti a ricostruirne la storia: era stata rapita nel suo villaggio insieme alla cugina poi morta nel deserto, tenuta prigioniera in Libia, torturata e picchiata. Poi costretta a imbarcarsi per la Sicilia. Ma durante il viaggio c'era stata una esplosione. La 16enne si era ustionata e le sue compagne di viaggio erano morte.

Intanto, anche grazie a un paio di orecchini e a un numero di telefono scritto in un foglietto che portava con sé, gli operatori erano riusciti a riavvolgere il filo delle origini della giovane eritrea e a risalire a uno zio, a Londra che è corso in Italia e l’ha riconosciuta. "Da lui, finalmente, siamo arrivati alla madre - raccontano i volontari - che da due anni non aveva più notizie della ragazzina. Abbiamo potuto dirle che sua figlia era viva e che l'aspettava, che i medici erano pronti a operare ma avevano bisogno del suo sostegno perché la loro paziente non avrebbe potuto affrontare da sola gli interventi che avrebbero potuto a salvarla». La donna, grazie agli sforzi degli operatori e del Centro ricerche economiche e sociali per il Meridione, ha avuto il visto, è stata fatta arrivare a Palermo e ha potuto riabbracciare la ragazza. E’ andata a trovarla in ospedale ogni giorno, perché la sua presenza, per i medici, era fondamentale. La piccola migrante ha subito diverse operazioni, «un martirio», raccontano i volontari. Ma le ustioni erano troppo gravi. E alle 6.20 di ieri mattina se ne è andata.