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L'inchiesta
Munnizza-gate nel Catanese: fari della procura puntati sulla discarica Oikos
Ecco cosa è contestato ai 32 indagati e alle 2 società. TUTTI I NOMI.
Nelle discariche Valanghe d’Inverno e Tiritì ci sarebbe stata una gestione dei rifiuti non proprio limpida. L’impianto di Motta Sant’Anastasia nel catanese sarebbe stato il catalizzatore di una serie di operazioni e forzature messe in piedi con la complicità anche di funzionari regionali che avrebbero fruttato un ingiusto profitto ai vertici della Oikos.
Il sistema
Si chiude con 32 avvisi di garanzia ad altrettanti indagati l’inchiesta sull’affaire munnizza all’ombra dell’Etna. Nelle 22 pagine firmate dai pm Raffaella Vinciguerra e Angelo Brugaletta con il visto del procuratore aggiungo Ignazio Fonzo si abbracciano dieci anni di conferimenti e smaltimento di immondizia. Anche quando la discarica era sotto il controllo dei tre commissari, nominati dal Prefetto dal 2014 al 2017, Maurizio Cassarino, Riccardo Tenti e Stefano Scammacca. Tutti e tre sono indagati. Ma nella lista c’è anche l’attuale capo della protezione civile, Salvo Cocina. Per un periodo ha lavorato nel dipartimento Acque e Rifiuti.Le contestazioni sono innumerevoli. Ma basta leggere una frase per capire l’essenza dell’inchiesta appena chiusa: gestivano, trattavano e smaltivano abusivamente centinaia di migliaia di rifiuti.
Il capitolo palermitano
Oltre l’Oikos, l’avviso è indirizzato anche alla Rap di Palermo. La questione è relativa all’invio dei rifiuti (che non sarebbero stati adeguatamente trattati negli impianti Tmb) a Catania durante l’emergenza rifiuti nel capoluogo siciliano. E nel capitolo dedicato c’è anche l’ex sindaco Leoluca Orlando, che corre per uno scranno in Europa, e Giusto Catania, ex assessore comunale all’Ecologia. La procura contesta alcune ordinanze contingibili e urgenti che non avrebbero ricevuto il parere di Asp e Arpa.
Tutti i nomi
Tra gli indagati ci sono Domenico Proto, manager di Oikos, e l’architetto Gianfranco Cannova che non hanno avuto nemmeno il tempo di godersi la prescrizione sancita dalla Cassazione nel processo per corruzione, figlio dell’indagine palermitana Terra Mia.In questo caso Proto è finito nel registro degli indagati per essere stato presidente della società dal 2006 al 2014, ma quale amministratore e gestore di fatto fino ad oggi dei siti al centro dei radar dei carabinieri del Noe. Nel sistema illecito sarebbe entrata anche la Omnia Engineering. Ma ci sono anche la manager Nunzia Pappalardo, il socio Orazio Proto, il direttore Giuseppe Puleo, il consigliere del Cda Salvatore Sudano, i dipendenti Marcella Belfiore e Veronica Puglisi, il geologo Gianfranco Grasso e il responsabile della Bat Engineering. I pm contestano violazioni della normativa ambientale.Ma c’è anche il capitolo dei funzionari regionali che si sono susseguiti negli anni e che avrebbero avuto un ruolo, opaco a leggere nelle carte, nel firmare autorizzazioni o altre certificazioni. E si parte proprio da Cannova, come Funzionario dell’Assessorato Territorio Ambiente, e Cocina, come Dirigente del Dipartimento Acque e Rifiuti dal 2018 al 2020. Un altro nome noto è Natale Zuccarello, che ha patteggiato sul caso delle mazzette al genio civile di Catania. E poi ci sono i dirigenti Vincenzo Sansone, Antonio Rotella, Francesco Lombardo, Maurizio Pirillo, Sergio Gelardi.
I carabinieri hanno acquisito centinaia di faldoni, in particolare sugli iter per ottenere la tanto agognata Aia, l’autorizzazione di impatto ambientale per gli invasi Tiritì e Valanghe d’Inverno.Ora comincia il secondo capitolo: quello delle difese. E si annuncia un’estate caldissima.