Muore dopo chemio, primario: «Non mi sento responsabile»

Di Redazione / 11 Giugno 2015

PALERMO – È un rimpallo di responsabilità l’esame degli imputati del processo per l’omicidio colposo di di Valeria Lembo, la donna di 34 anni morta il 29 dicembre del 2011 per un’overdose di chemioterapici a Palermo. Tre settimane prima, il 7 dicembre, al posto di nove milligrammi di vinblastina, una molecola chemioterapica usata per combattere il morbo di Hodgkin, gliene furono somministrati 90.   Oggi è toccato al professore Sergio Palmeri, dirigente dell’Oncologia del Policlinico, scaricare le colpe sugli altri imputati. A processo ci sono anche Laura Di Noto, medico in servizio al reparto di Oncologia medica del Policlinico, lo specializzando Alberto Bongiovanni, lo studente universitario Gioacchino Mancuso, l’infermiera professionale Clotilde Guarnaccia e l’infermiera Elena D’Emma.  

 

«Sono un uomo dello Stato e risponderò a tutte le domande. Sono dispiaciuto, esprimo tutto il mio dolore alla famiglia della signora Lembo, ma non mi sento responsabile», ha detto Palmeri. «La vinblastina – ha spiegato Palmeri – è un farmaco molto comune di cura per i tumori sia solidi che molli. La dottoressa Di Noto lo conosceva sicuramente. Un altro paziente, da lei personalmente seguito solo qualche mese prima, aveva fatto una cura a base di vinblastina. La dose è sempre di 6 mg per metro quadrato. Non cambia in base alla malattia. Sono nozioni elementari».   A scrivere quella errata prescrizione, secondo Palmeri, sarebbe stato Bongiovanni che glielo confessò quando la notizia venne fuori sui giornali. «Mentre ci trovavamo al Policlinico – ha spiegato – mi disse che era stato lui a scrivere quel ‘90’ e poi a cancellare lo zero, per evitare che si ripetesse l’errore».

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