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“La rivincita dello Stato sulla mafia”

Alla Geotrans, l'azienda confiscata alla famiglia Ercolano, un murale dedicato a Pippo Fava

Di Concetto Mannisi |

Forse in un’altra parte del mondo sarebbe stato normale, ma a Catania fa specie pensare che lì dove un tempo la famiglia Ercolano pianificava le proprie strategie criminali e cercava sponde, anche inconsapevoli, nella Catania distinta e disattenta che troppe volte fingeva di non sapere con chi si stava rapportando, oggi c’è un enorme murale con il volto sorridente di Pippo Fava.

Accade alla Geotrans, l’azienda di trasporti che agli Ercolano è stata confiscata e i cui dipendenti hanno deciso di intitolare alla memoria dello storico fondatore dei “Siciliani” la grande sala conferenza che adesso, con lo splendido murale disegnato da Antonio Barbagallo, diventa bene comune della città. Così come ci ha tenuto a ricordare Luciano Modica, che da amministratore giudiziario ha seguito passo passo, assieme all’avvocato Francesco Carpinato, l’iter che ha portato dapprima alla confisca del bene ai parenti e alleati di Nitto Santapaola, e successivamente alla creazione della cooperativa che dovrebbe consentire ai dipendenti della Geotrans di stare sul mercato, camminando con le loro stesse gambe.

 «Ci è sembrato doveroso – ha dichiarato Modica – onorare la memoria di Pippo Fava. Io non so guardare a ciò che è stato, ma so che negli ultimi 100 anni la nostra terra non ha avuto molte figure di cui specchiarsi. Non per nulla ancora oggi, come mi diceva Claudio Fava, in alcuni quartieri si cresce con il mito di Nitto Santapaola». «Non voglio fare discorsi di mafia e antimafia – ha aggiunto – ancora di più in un momento come questo in cui si è scoperto che molti fra coloro i quali hanno deciso di iscrivere i loro nomi nella parte “giusta” della storia sono stati poi quelli che hanno avvelenato i pozzi, che hanno tradito quel patto di civiltà che avrebbe permesso alla comunità di svilupparsi. Oggi essere antimafiosi vuol dire pagare le tasse; evitare di retribuire i propri dipendenti in nero o, comunque, sottopagarli; rispettare le regole; gestire i beni confiscati con l’obiettivo di restituirli integri e funzionali alla società». Visibilmente raggiante Francesca Andreozzi, figlia di Elena Fava e, quindi, nipote di Pippo: «C’è un messaggio sociale importante in tutto questo. La sala conferenza è bellissima e spero possa essere  utilizzata per iniziative sociali, che vedano in prima fila coloro i quali hanno messo al primo posto il loro impegno nella lotta a ogni forma di malaffare».

Anche Claudio Fava ha voluto essere presente all’iniziativa, in quello che può essere considerato «luogo ideale nella storia dolente e triste di questa città – ha detto – La Geotrans diventa strumento, o meglio esempio di quel possiamo fare riprenderci un bene sottratto a questa gente, costruendo là dove aveva costruito il mafioso, che aveva fatto di questa azienda il proprio fiore all'occhiello e pure, da imprenditore, il mezzo per presentarsi alla parta buona della società. Il mafioso che non ammazza e diventa imprenditore. Il modo in cui questa battaglia è stata vinta dimostra che “loro” sono più fragili e deboli devono apparire al confronto dello Stato».

«Oggi – ha proseguito – in certi quartieri dove il tasso di evasione dell’obbligo scolastico è imbarazzante, pari quasi al 50% a fronte di un dato complessivo in tutta la città pari al 22% – parlo di Librino, San Cristoforo, Picanello e San Giovanni Galermo – ci sono ancora ragazzi che crescono nel mito di un signore di quasi 90 anni, un po’ svanito, che sta vivendo da recluso ormai da anni. Mi riferisco a Nitto Santapaola, che un tempo ha potuto godere dell’impunità anche per avere saputo comprare magistrati e rappresentanti delle forze dell’ordine». «A questi giovani – ha concluso Fava – bisogna saper parlare in tanti modi e uno di questi è raccontare la cacciata di Santapaola in una città che sta cercando di darsi gli strumenti per venire fuori da quella parte di storia di cui non andare fieri. Questo murale rappresenta uno degli strumenti e la soddisfazione per la sua realizzazione credo vada, anche in tale ottica, condivisa».

A seguire gli altri interventi, a cominciare da Alfio Curcio di “Libera”, che ha parlato di «altro schiaffo a Cosa nostra» e dell’importanza dell’impegno antimafioso condotto da “Libera”, che con i propri “campi”, da ripetere anche alla Geotrans, sta provando a trasmettere ai più giovani i messaggi positivi e legati comunque alla lotta alla mafia;  da Angela De Luca, di Coop Sicilia,  che ha ricordato «i sacrifici di soci, lavoratori e oggi cooperatori di Geotrans che su questa iniziativa, importante sotto il piano della legalità, ci hanno scommesso la liquidazione: ora sono imprenditori di se stessi, in Sicilia un percorso difficile, ma che può andare ancora avanti: facendo rete, ciò lo ritengo possibile. Noi saremo al loro fianco».

Infine Pina Palella, rappresentante della Fit Cgil, la quale ha sottolineato come si sia impegnati in una «lotta per dare le gambe a una legge che consentirebbe a Geotrans di poter avviare la propria attività di impresa: facciamo un appello all’Agenzia dei beni confiscati affinché faccia un piccolo sforzo e smussi alcune rigidità che ancora ostacolano il percorso della ricaduta sociale della confisca. «Quando sembra che ci siamo, si sposta l'asticella. Spero che tutto ciò finisca presto e, anche facendo rete, si renda questa azienda viva e produttiva. Con tutto quello che questo passaggio potrebbe comportare in termini di significati».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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