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LA SENTENZA

Bancarotta, confiscati a Catania i due grandi hotel Romano

Al capolinea la vicenda del Romano Palace e del Romano House: la titolare condannata, passano allo Stato gli alberghi  e gli interi capitali sociali delle due società

Di Vittorio Romano |

È giunta al capolinea l’annosa vicenda degli hotel Romano Palace e Romano House – il primo alla Plaia, il secondo in via Di Prima – il cui fallimento ha creato una voragine di decine di milioni di euro di debiti, 25 dei quali nei confronti del Fisco. Il tribunale penale di Roma dopo sei anni di dibattimento, preceduti da quattro anni di indagini e verifiche tributarie, ha condannato Maria Lo Miglio Romano e il prestanome Enzo Fioretti alla pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione per la prima, e 3 anni e 4 mesi di reclusione per il secondo, oltre all’interdizione dai pubblici uffici e all’inabilitazione all’esercizio delle imprese commerciali e al risarcimento dei danni da liquidarsi nei confronti dei fallimenti dei due hotel in sede civile. Non giudicato perché deceduto il marito della Lo Miglio, Peppino Romano. 

Alla condanna è conseguita la confisca dei due hotel e degli interi capitali sociali delle due società già sottoposti a sequestro sin dal 2014 su ordine del gip del tribunale di Roma. 

L’indagine è partita dalle segnalazioni della polizia tributaria e da quella inviata alla Procura della Repubblica dal curatore della società Harmony S.r.l., il quale rilevava che i due hotel erano stati sottratti al patrimonio aziendale con un abile gioco di scatole cinesi che vedeva coinvolte decine di società italiane ed estere tutte controllate, talvolta attraverso prestanome, dalla famiglia Romano, tra cui la Biosan Word Corporation, la BWC olandese, la Rolofin, la Romano House e la Romano Palace, la Jonica immobiliare e la HFB Investissement S.A. lussemburghese.  Alla società fallita, rilevava il curatore, erano rimasti debiti per decine di milioni di euro sia col fisco sia con gli appaltatori che avevano provveduto alla costruzione degli hotel, la cui realizzazione tra l’altro era stata finanziata dalla comunità europea che aveva erogato ben 5 milioni di euro.  In pratica i due hotel erano stati completamente ripuliti delle proprie passività attraverso operazioni societarie internazionali, senza che gli stessi fossero stati mai effettivamente ceduti in quanto da sempre, e a tutt’oggi nonostante il sequestro, gestiti dalla famiglia Romano attraverso la C&Q Resort intestata al figlio della Lo Miglio. 

L’indagine svolta dal Nucleo di polizia tributaria di Catania assieme a quello di Roma, dove nel frattempo era stata spostata la sede della società fallita, ha consentito di accertare non solo il completo mancato pagamento delle imposte, ma anche che a seguito di diversi contenziosi iniziati dai creditori non soddisfatti, anziché procedere al pagamento dei debiti ed al versamento delle imposte, i soci provvedevano prima a spostare la sede sociale da Catania a Roma e successivamente ad effettuare le cessioni degli hotel a due società sempre di proprietà della famiglia Romano, che avevano all’interno anche i figli Giuseppe e Maria Grazia.

Successivamente al fallimento, il Fioretti, amministratore della società, dichiarava di essere un prestanome e di non sapere assolutamente nulla delle vicende societarie. Nel contempo la guardia di finanza di Catania accertava che la Lo Miglio aveva prelevato dalla società per uso personale 1.900.000 euro. Altra stranezza era la documentazione contabile della società, in un primo tempo non rinvenuta ma successivamente, dopo essere stata alterata, pervenuta allo stesso curatore con un pacco anonimo, il cui invio, a seguito di indagini, risultava essere stato effettuato da un call center di Catania.

Altra parte della documentazione, a riprova dell’identità dei soggetti, veniva rinvenuta nella sede del Romano Palace che, assieme all’altro albergo Romano House, veniva successivamente e nuovamente ceduto ad altre due società per il complessivo importo di 929.000 euro, di gran lunga inferiore al valore dei due alberghi stimato oltre dieci milioni di euro. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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