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Catania, furti per alimentare il mercatino delle pulci: 8 indagati

Le indagini dei carabinieri di Gravina. I malviventi si occupavano anche di droga

Di Laura Distefano |

I bottini dei furti servivano ad alimentare il "mercatino delle pulci" di Catania. I Carabinieri della Compagnia di Gravina di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip nei confronti di 8 persone indagate, a vario titolo, per “furto”, “ricettazione”, “estorsione”, “detenzione illegale di armi da fuoco” e “spaccio di sostanze stupefacenti”.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, hanno permesso di dipingere un grave quadro indiziario nei confronti degli appartenenti al gruppo criminale sgominato stamattina. La gang sarebbe stata dedita anche a una fiorente attività di spaccio la cui base logistica è stata individuata in un'abitazione privata. Tutto era organizzata su base familiare. Ricostruiti anche una serie di colpi, che come detto dovevano essere utilizzati per aumentare il potenziale del popolare mercatino. L'operazione si chiama Testuggine. 

L’ordinanza del Gip di Catania dispone la custodia in carcere per quattro indagati e l’obbligo di dimora e di presentazione alla Polizia giudiziaria per altri quattro. L'indagine Testuggine, durata dall’agosto del 2019 ed il gennaio del 2021, è scaturita dall’arresto di Manolo Caponetto, per un furto in un’abitazione a Mascalucia, e dalla sua decisione di dare indicazioni sul suo complice e sul ricettatore della refurtiva, Ignazio Giovanni Tomaselli. Grazie ad attività tecniche, con videoriprese, osservazione, controllo e pedinamento, i carabinieri hanno evidenziato come l’operatività del gruppo criminale fosse concentrata soprattutto nei comuni di Catania, San Pietro Clarenza e dell’hinterland etneo in generale.

Il provento dei furti sarebbe servito per alimentare la bancarella del «mercato delle pulci» di Catania gestita da Mario Tomaselli padre di Ignazio Giovanni. In particolare, gli indagati, sostiene la Procura etnea, per compiacere od anche per ottenere da quest’ultimo dosi di sostanza stupefacente, sarebbero stati soliti procacciare specie di volatili protetti ed anche ornamenti comunali, quest’ultimi sottratti alla municipalità di San Pietro Clarenza e che stati successivamente utilizzati dagli indagati per abbellire un complesso popolare nel quartiere San Giovanni Galermo di Catania.

Dalle indagini dei carabinieri sarebbe emerso anche che, in alcune occasioni, gli obiettivi da depredare sarebbero stati "caldeggiati» a Ignazio Giovanni Tomasello da uno degli odierni indagati, in quel momento detenuto nel carcere di Termini Imerese, ma in possesso illecitamente di un telefono cellulare. Tomaselli, seppur i domiciliari, contesta la Procura, sarebbe riuscito con l’ausilio del padre Mario e della moglie, indagata ma non raggiunta dalla misura cautelare, a gestire dalla propria abitazione una fiorente attività di spaccio di cocaina, con un introito medio di circa 300 euro giornalieri, attraverso cessioni effettuate dal proprio balcone. In alcuni casi, a garanzia del debito scaturito dalle cessioni della sostanza stupefacente, Tomaselli avrebbe trattenuto la carta del reddito di cittadinanza o la postepay dell’acquirente da cui, a titolo di penale dovuta al ritardo nei pagamenti, avrebbe prelevato indebitamente somme di denaro. Nel corso dell’attività, tra la copiosa refurtiva recuperata, spiccano anche alcune tartarughe di terra, da qui la denominazione dell’attività «Testuggine», il rinvenimento di un fucile cal. 12 e di un piccolo quantitativo di cocaina e marijuana.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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