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Catania, pentito svela come si è “frantumato” il clan Cappello dopo la sparatoria di Librino

Carmelo Liistro ha svelato ai pm la mappa della cosca facendo i nomi dei capi delle sei correnti criminali

Di Laura Distefano |

Il clan Cappello-Bonaccorsi dopo la guerra armata con i Cursoti Milanesi dell'8 agosto 2020 si sarebbe frammentato. La rivelazione è di Carmelo Liistro, ex uomo di fiducia di Massimiliano Cappello (fratello del capomafia Turi), che dopo essere stato arrestato nel blitz calabrese Krypto sul traffico di droga ha deciso di collaborare con la magistratura. Che la cosca fosse composta da più anime, in realtà, è già stato documentato nella retata Camaleonte di due anni fa. In quel caso sarebbero state tre le correnti (quello storico, quello dei Bonaccorsi e quello dell'ex santapaoliano Mario Strano) mentre ultimamente sarebbero molte di più. 

«Dopo i fatti accaduti l'8 agosto 2020 si crearono non pochi allontanamenti all'interno dello stesso del clan – ha raccontato Liistro ai pm pochi mesi fa – molti criticavano il Cappello (Massimiliano, ndr) per come erano andate le cose, e così si crearono dei gruppi all'interno del clan stesso».  Non dimentichiamo che il collaboratore ha confessato di aver partecipato alla sparatoria di Viale Grimaldi: guidava lo scooter in cui viaggiava proprio Massimiliano Cappello. 

E allora come è cambiata la mappa del clan dopo il duplice omicidio e le retate che ne sono seguite? Il fratello del capomafia lo scorso anno è stato arrestato nell'inchiesta Minecraft assieme al giovane Salvuccio jr Lombardo. A quel punto «mi sono avvicinato – ha spiegato Liistro  – a Ferrara e ai Di Stefano e si sono venuti a creare dei gruppi anche con l'uscita di alcune persone (dal carcere, ndr). Uno Ferrara e i Di Stefano, uno quello di Viglianesi, uno quello di Michele ‘Cardunaro, uno quello dei Carateddi con Piero Pumaroru (Pietro Guerrera, ndr) e Concetto,  uno quello di Giampiero Salvo, uno quello degli Strano di Monte Po». 

Il collaboratore ha aggiunto che prima del suo arresto è stato «invitato ad una riunione per delineare gli assetti del clan da Giovanni Di Stefano perché si erano creati circa 5 gruppi all'interno del clan stesso». 

La geografia dei Cappello – attualissima –  è dunque così disegnata secondo il pentito. Una frangia farebbe riferimento a Rocco Ferrara (da poco in carcere proprio dopo la condanna per gli spari a Librino) e i fratelli Di Stefano (Giovanni e Renè, figli dello storico boss Antonino Di Stefano, detto Nino 'cammisa, morto non molto tempo fa per cause naturali).

L'ala dei Carateddi sarebbe nelle mani di Concetto Bonaccorsi, figlio di Ignazio “u carateddu”, e di Pietro Guerrera, l'uomo che appena uscito dal carcere è stato preso di mira – come è documentato nel blitz Zeus di qualche settimana fa – da Gabriele Pitarà,  figlio di Pippo 'scimmia' ammazzato nel 1997, per la sete di vendetta nei confronti del padre. 

Un altro troncone sarebbe stato creato da Giampiero Salvo, figlio dello storico esponente dei Cappello Pippo 'u carruzzeri e fratello di Massimiliano Salvo (in carcere dall'operazione Penelope del 2017). 

Il gruppo di Monte Po è quello costituito da Mario Strano – in manette nella retata Camaleonte – e i suoi fratelli Claudio e Marco dopo la loro migrazione, oltre dieci anni fa, dai Santapaola ai Carateddi all'epoca guidati da Sebastiano Lo Giudice e Orazio 'pilu  russu' Privitera. 

Viglianesi a cui si riferisce il collaboratore di giustizia è Cosimo, un boss di rango (oggi libero) che è stato protagonista degli anni delle guerre di mafia. Nel 1992 i carabinieri gli fanno scattare le manette ai polsi quando fanno irruzione in un covo dove – secondo gli investigatori – si stava pianificando una vendetta di sangue per alcuni omicidi. Nel 2007 è arrestato invece da latitante dalla polizia perché sfuggito all'operazione Crepuscolo. 

L'ultima “fazione” (autonoma) è quella che farebbe riferimento a Michele Vinciguerra, u cardunaru, arrestato mercoledì nell'inchiesta Kynara. Liistro ha fatto i nomi di chi avrebbe seguito il boss dopo la sua scarcerazione l'anno scorso: il nipote Piero Gagliano, i fratelli Crisafulli (figli di Franco 'cacazza') di cui è parente,   Massimiliano Fichera, Salvuccio 'u tronco',  figlio di Antonio Bonaccorsi”. E poi anche  Sebastiano Miano, inteso "Piripicchio", coinvolto nel blitz di mercoledì e già in carcere per la sparatoria di aprile alla Vecchia Dogana.

Le esternazioni del pentito hanno trovato riscontro nelle indagini svolte dalla Mobile: molti dei personaggi citati sono visti nell'abitazione di Vinciguerra, che addirittura aveva una “scorta” personale composta da un'auto  e due scooter. A casa del boss sono arrivati  anche Michele Palmieri e Rosario Dell'Aiera, rispettivamente fratello di Giuseppe 'a mappa',  genero di Salvatore Cappello e l'altro,  parente del capomafia. Visite che non sono passate certo inosservate agli investigatori.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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