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Chiesto l’ergastolo per Vincenzo Santapaola: «Fu lui ad ordinare l’omicidio di Vito Bonanno»

In Corte d'Assise sollecitato il carcere a vita per il nipote di Nitto: il delitto maturato nell'ambito delle ritorsioni per il pentimento di Giuseppe Pulvirenti U Malpassotu

Di Laura Distefano |

«Condannare Vincenzo Santapaola alla pena dell’ergastolo». È stata questa la richiesta del pm Rocco Liguori alla Corte d’Assise nei confronti del figlio dell’uomo d’onore scomparso Salvatore al termine della requisitoria nel processo ordinario scaturito dall’inchiesta del Ros “Thor”.

Il nipote di Nitto Santapaola è accusato di essere stato il mandante dell’omicidio di Vito Bonanno del 1995. Quando Giuseppe Pulvirenti, “’u malpassotu”, decise di collaborare con la giustizia, i Santapaoliani avrebbero ordinato di “sterminare” i fedelissimi del boss di Belpasso.

E in questo cerchio maledetto è finito anche Vito Bonanno, ammazzato davanti all’Etna Bar. Un delitto per cui è stato già condannato il cognato di Enzo Santapaola, Maurizio Zuccaro, che all’epoca sarebbe stato pronto a tutto pur di scalare i vertici di Cosa nostra catanese.

All’epoca furono le rivelazioni dell’ex reggente dell’ala militare della cosca Santo La Causa a inchiodare il boss. A dare l’ordine di uccidere Bonanno sarebbe stato, secondo la ricostruzione dell’accusa, proprio l’imputato che ora rischia un altra condanna all’ergastolo (al suo attivo ne ha diverse, tra cui quella per il delitto dell’infiltrato Gino Ilardo).

A fornire l’ultimo tassello alla procura per puntare il dito contro Santapaola è stato il collaboratore di giustizia Francesco Squillaci, detto "martiddina". L’assassino del poliziotto Gianni Lizzio dopo decenni di detenzione ha deciso di cambiare totalmente vita e di affidare alla magistratura segreti e conoscenze.

Quando Giuseppe Torre è stato ammazzato, bruciato vivo dopo torture atroci, aveva solo 18 anni. E sono questi gli anni che Liguori ha invece chiesto alla Corte d’Assise di infliggere a Natale Adornetto, finito sotto processo per il delitto che dopo tre decenni scuote ancora tutta Misterbianco.

Il gruppo del Malpassotu (alias Giuseppe Pulvirenti, morto da anni dopo essersi pentito) attirarono il ragazzino fingendosi esponenti delle forze dell’ordine e poi lo sequestrarono. L’imputato avrebbe dato la soffiata ai killer per prelevare Torre in piazza Dante.

I sicari di Pulvirenti cercarono di ottenere dal ragazzino le coordinate per localizzare il covo di Gaetano Nicotra, all’epoca latitante. Il rivale mafioso all’epoca ebbe una relazione con la madre di Torre, la vittima però vivendo con i nonni non seppe dare nessuna informazione. Ma questo non lo salvò da una morte terribile.

Alcuni raccontarono di aver visto i piedi di Giuseppe muoversi mentre appiccavano il fuoco dei copertoni. L’omicidio del giovane misterbianchese era già stato chiuso con i processi del filone Ariete, ma mancò un riscontro per l’imputato. Un riscontro che è arrivato quando si è pentito Squillaci, "martiddina", che raccontò ai pm di avere ricevuto le confidenze di Adornetto, in merito a una scampata condanna.

Nel corso dell’udienza hanno discusso anche le parti civili che si sono associate alle richieste del pm. A fine marzo sono programmate le arringhe degli avvocati Salvo Centorbi e Salvatore Pietro Paolo Puglisi, difensori di Santapaola, e del legale di Adornetto. Poi, salvo rinvio per repliche, la Corte si ritirerà in camera di consiglio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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